Il calcio spumeggiante espresso dal modulo di Reja, affoga in un
difensivismo pauroso. Il Napoli senza Pandev affonda, Mazzarri
interviene tardivamente e Conte a specchio lo umilia con i fondamentali
del calcio.
Walter assiste allo sgretolamento di una partita insieme a generosi
cartellini non dati agli juventini, senza fare nulla, incrociando le
dita e sperando di farcela.
Lavezzi e Pandev d'altra categoria, che nefanda considerazione
evidente; il Napoli invece scricchiola, insegue il lato destro della
classifica e se lo merita, infliggendosi autosconfitte di un livello
davvero basso, ma meritate. Perché un punto è più di una sconfitta.
Certo che una Juventus in 8 avrebbe fatto una fine sicuramente diversa,
soprattutto se si fosse deciso di cancellare la ribattuta sui rigori,
sarebbe ora.
Questo è un Napoli che rischia grosso, incapace di vincere, che
sopravvaluta l'avversario e si adagia in un modo stomachevole. Il crollo
di Maggio del secondo tempo, gli errori di Campagnaro e il suo
spostamento a sinistra, la tardiva sostituzione di Aronica, il calo
atletico di Inler e l'assenza di una punta di ruolo negli ultimi minuti,
hanno sfasciato una partita. Simbolo della disfatta sono le parole di
Mazzarri: "credevamo d'aver vinto".
A questa squadra manca l'umiltà di Grava e i suoi anticipi, paga
forti errori dirigenziali come la mancanza di cattiveria agonistica;
paga l'assenza di pestoni da fuori aria quanto l'incapacità di gestire
forze ed energie mentali. Quasi tutti i giocatori del Napoli sono ormai
entrati nella mentalità che si vinca giocando solo trenta minuti.
Smettetela di sognare lo scudetto, ma concentratevi, spezzatevi la
schiena come Gianluca col Lecce...
Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere [cit.]
Domenico Serra.
Fonte: AreaNapoli
mercoledì 30 novembre 2011
lunedì 28 novembre 2011
Lavezzi, l'agente: "Napoli non è sicura. Pocho amato in città, ma non esce da 4 anni. Yanina ha paura"
A Radio Crc nella trasmissione "Si gonfia la rete" è intervenuto Alejandro Mazzoni, procuratore di Ezequiel Lavezzi: "Il
Napoli sta giocando due partite alla settimana per cui non è facile
raggiungere un risultato positivo sempre. Quando poi gli azzurri
giocheranno una sola partita alla settimana, allora il Napoli sarà una
squadra alla quale sarà difficile togliere punti. Napoli,
imprescindibile dal Pocho? È difficile trovare un calciatore dalle
caratteristiche di Lavezzi. Il Napoli ha un'identità di gioco ben
definita, dove il ruolo del Pocho è determinante.
Il furto di Yanina? Prima di tutto voglio dire che è difficile la vita privata di Lavezzi. Il Pocho calciatore a Napoli ha tutto: è amato dai tifosi, è sostenuto dagli stessi, si sente protagonista della squadra. Ma per ciò che concerne il Pocho uomo, dico che il mio assistito sono quattro anni che vive chiuso nella sua casa, senza suo figlio, che vive in Argentina e che quando arriva a Napoli non può portarlo neanche al parco perché assalito dalla gente. Non è semplice vivere in questa maniera. Per ciò che concerne il furto subito da Yanina invece, dico che la ragazza non pensa assolutamente che Napoli sia una città di m... anzi, è molto legata alla città di Napoli e quelle dichiarazioni sono state fatte a caldo.
Lavezzi si trova in una condizione difficile per ciò che concerne la sua vita privata perché si ritrova a non poter più uscire di casa e con la ragazza che adesso comincia ad avere paura di uscire anche da sola. Napoli non è una città sicura. Non so se i tre tenori del Napoli siano stati presi di mira, ma quando ad essere derubati sono stati proprio Lavezzi, Hamsik e Cavani una domanda nasce spontanea. La vita del Pocho a Napoli non è semplice, ma come calciatore ripeto, ha tutto. Una rapina può succedere a qualsiasi persona, ma ciò che è accaduto, lascia riflettere.
Adesso Yanina è più tranquilla, anche perché è una ragazza argentina e sa bene che episodi del genere possono accadere in qualsiasi parte del mondo. Napoli dà tanto ad un calciatore, ma poi questo entusiasmo lo si paga nella vita privata. Napoli-Juventus? Sarebbe bello se il Pocho andasse a segno proprio con la Vecchia signora. In partite come queste Lavezzi si esalta, speriamo ne esca fuori una grande partita da parte del Napoli. Dopo la vittoria contro il Manchester City, speriamo che il Napoli domani riuscirà a portare a casa un risultato positivo anche per risalire la china in classifica".
Fonte: Tuttonapoli.
Il furto di Yanina? Prima di tutto voglio dire che è difficile la vita privata di Lavezzi. Il Pocho calciatore a Napoli ha tutto: è amato dai tifosi, è sostenuto dagli stessi, si sente protagonista della squadra. Ma per ciò che concerne il Pocho uomo, dico che il mio assistito sono quattro anni che vive chiuso nella sua casa, senza suo figlio, che vive in Argentina e che quando arriva a Napoli non può portarlo neanche al parco perché assalito dalla gente. Non è semplice vivere in questa maniera. Per ciò che concerne il furto subito da Yanina invece, dico che la ragazza non pensa assolutamente che Napoli sia una città di m... anzi, è molto legata alla città di Napoli e quelle dichiarazioni sono state fatte a caldo.
Lavezzi si trova in una condizione difficile per ciò che concerne la sua vita privata perché si ritrova a non poter più uscire di casa e con la ragazza che adesso comincia ad avere paura di uscire anche da sola. Napoli non è una città sicura. Non so se i tre tenori del Napoli siano stati presi di mira, ma quando ad essere derubati sono stati proprio Lavezzi, Hamsik e Cavani una domanda nasce spontanea. La vita del Pocho a Napoli non è semplice, ma come calciatore ripeto, ha tutto. Una rapina può succedere a qualsiasi persona, ma ciò che è accaduto, lascia riflettere.
Adesso Yanina è più tranquilla, anche perché è una ragazza argentina e sa bene che episodi del genere possono accadere in qualsiasi parte del mondo. Napoli dà tanto ad un calciatore, ma poi questo entusiasmo lo si paga nella vita privata. Napoli-Juventus? Sarebbe bello se il Pocho andasse a segno proprio con la Vecchia signora. In partite come queste Lavezzi si esalta, speriamo ne esca fuori una grande partita da parte del Napoli. Dopo la vittoria contro il Manchester City, speriamo che il Napoli domani riuscirà a portare a casa un risultato positivo anche per risalire la china in classifica".
Fonte: Tuttonapoli.
domenica 27 novembre 2011
Non rimpiango nulla di Denis, figuriamoci di Cigarini; penso solo ai due portieri della Juventus
Ho sempre difeso Denis, l'ho anche giocato come capocannoniere sul
mio provider di scommesse, ma ha dei limiti emotivi e tecnici
incolmabili e a Napoli li ha dimostrati.
In queste partite, dove conta tremendamente il fisico, è venuto fuori,
ma era inevitabile.
La passeggiata d'uscita dal campo di Cigarini, un tesserato che prende
in giro la sua società, non la dimenticherò.
Come non dimenticherò l'esultanza di Denis, risparmiabile.
Il Napoli non ha mai volutamente tirato in porta, ha giocato come al solito in dieci, diviso da procuratori di vetrina e altri che chiedono un prolungamento del contratto. Il numero dei goal in campionato, con il 3-5-2 schierato, sono sempre meno. Non la considero una questione di prevedibilità tattica, ma un problema atletico. Difficile rifiatare dopo la partita della vita col City.
Un punto non serve a nulla, ma è la miglior risposta a novanta minuti di cori sgradevoli e insulsi. L'atteggiamento di Orsato non è stato mai univoco, appropriato, preciso; un arbitraggio fazioso, sgradevole, impreciso, capace di valutare in modo completamente diverso lo stesso fallo a maglie invertite.
Che il Napoli non me ne voglia, ma ritengo che l'Atalanta forse in campo avrebbe meritato qualcosa in più, certo i falli di Carmona, quelli di Cigarini, erano da sanzionare molto prima. Continuo a ribadire che questi punti rubati alla fine, servono a poco, ma le gambe non potevano reggere novanta minuti. Campagnaro, Gargano, Dossena, Hamsik, erano veramente a pezzi. E' una squadra incompleta, che da sette anni non ha in campo un giocatore capace di tirare una maledetta punizione, poi quando se ne trova due, questi nemmeno si organizzano. Errori infantili di giocatori che aimè, pur impegnandosi, sembrano panchinari da oratorio. Con Insigne in campo, avremmo vinto. Ora ci aspetta la Juventus e noi? Noi per ora ci guardiamo il lato destro della classifica. Sarà veramente dura giocare contro la Juventus, ha in campo due portieri contemporaneamente, l'assurdo del calcio di oggi...
Domenico Serra
Fonte: AreaNapoli
Il Napoli non ha mai volutamente tirato in porta, ha giocato come al solito in dieci, diviso da procuratori di vetrina e altri che chiedono un prolungamento del contratto. Il numero dei goal in campionato, con il 3-5-2 schierato, sono sempre meno. Non la considero una questione di prevedibilità tattica, ma un problema atletico. Difficile rifiatare dopo la partita della vita col City.
Un punto non serve a nulla, ma è la miglior risposta a novanta minuti di cori sgradevoli e insulsi. L'atteggiamento di Orsato non è stato mai univoco, appropriato, preciso; un arbitraggio fazioso, sgradevole, impreciso, capace di valutare in modo completamente diverso lo stesso fallo a maglie invertite.
Che il Napoli non me ne voglia, ma ritengo che l'Atalanta forse in campo avrebbe meritato qualcosa in più, certo i falli di Carmona, quelli di Cigarini, erano da sanzionare molto prima. Continuo a ribadire che questi punti rubati alla fine, servono a poco, ma le gambe non potevano reggere novanta minuti. Campagnaro, Gargano, Dossena, Hamsik, erano veramente a pezzi. E' una squadra incompleta, che da sette anni non ha in campo un giocatore capace di tirare una maledetta punizione, poi quando se ne trova due, questi nemmeno si organizzano. Errori infantili di giocatori che aimè, pur impegnandosi, sembrano panchinari da oratorio. Con Insigne in campo, avremmo vinto. Ora ci aspetta la Juventus e noi? Noi per ora ci guardiamo il lato destro della classifica. Sarà veramente dura giocare contro la Juventus, ha in campo due portieri contemporaneamente, l'assurdo del calcio di oggi...
Domenico Serra
Fonte: AreaNapoli
sabato 26 novembre 2011
IL DOMENICO SPORTIVO. Serra: “Tevez? E’ preistorico a confronto col nostro Insigne…”
Per Sir Alex Ferguson, Tevez costò troppo. 27 milioni di sterline per
il passaggio al City e 8 milioni di ingaggio furono per lui cifre
surreali. Fu lui a chiederne 35 per Berbatov. Gli anni passano per
tutti. Oggi il valore di “Fuerte Apache” è estremamente diverso, ma
resta in lui l’impossibilità di cantare “mille giorni di te e di me”,
visto che ha il vizio di cambiare squadra con una cadenza inferiore ai
tre anni. Il suo incontro a Milano per iniziare l’asta ha fatto cadere
un po’ tutti nel tranello del gioco al rialzo. Galliani credo conosca
bene Kia Joorabchian, iraniano, altissime percentuali di quote di
proprietà del Corinthians, traghettatore di giocatori vari a scopo di
lucro. Non un ottimo curriculum vitae. E’ anche considerato il braccio
destro di “Pani” Zahavi, la vera mente dell’operazione Abramovich,
israeliano, il Moggi – Raiola imprenditore per intenderci. La storia
dietro al West Ham è nota, i sospetti sulle operazioni megalomani in
Brasile di Joorabchian (ne esistono tre, nati lo stesso giorno in paesi
diversi…) e Zahavi, con l’idea poco recente anche di riportare Tevez per
guadagnarci ancora, riemergono anche in questa trattativa: Tevez mezzo
veicolante come accadde nel Corinthians, dove i giocatori venivano
parcheggiati e poi rivenduti per fare plusvalenze surreali. Il regno
inglese è ormai attento, tanti sospetti su questi due personaggi, anni
fa addirittura un mandato di arresto per Joorabchian. E ora? Perché
Tevez si stanca? Perché si stancò del Boca, del Corinthians e del West
Ham o dello United? E ora del City? La coppia Iran – Israele, detiene la
procura di altri giocatori, di stile diverso come Mascherano ad
esempio. Scheletri immensi dietro questo’operazione, al Napoli non può
interessare.
Ingestibile l’idea di restituire un giocatore la cui procura è gestita da un ex MSI (una GEA immensa per intenderci) a stretto contatto col petrolio russo, senza parlare di Berezovsky. E se questo volesse significare un tentativo di aprire alla forza economica russa anche in Italia? O a costruire l’idea di una società satellite anche nel nostro paese? I giornali non ne parlano, dicono solo: Tevez qui, Tevez lì… Portsmouth gestito come una partita ad asso che fugge e West Ham restrocesso inspiegabilmente, Corinthians tenuto a galla da Adriano, Paulinho e Alex, resiste per veicolare operazioni di stile discutibile, come potrebbe essere quella di Tevez. Di certo il litigio con Mancini è un’invenzione di facciata. Questa premessa per dire cosa? Che con questi giocatori non si vince, non si va lontano, si distrugge una società, si nasconde la verità e si fa anche un po’ di male a Cassano, che sogna un recupero poco fattibile. Ditemi che il pazzo sono io e Tevez vuole andar via perchè non ha spazio… Quanti abbiamo pianto al San Paolo, dopo la vittoria col City? Quanti giornali il giorno dopo hanno scritto: “Cavani al City!?”. Cioè, io lascio chi vince per andare con chi perde. E’ come dire che la Juventus costruisce stadi regolari, ha un bilancio in attivo, che Conte è fedele ai suoi capelli come Fabi, che De Santis e Pairetto non indossavano costosi orologi bianco-neri, o che la Juventus vincerà lo scudetto. Permettetemi, questa è pura follia… Aspettiamo. Noi queste procure a Napoli, le evitiamo. Voglio un calcio sufficientemente pulito da questo schifo. E poi permettetemi, ma l’avete visto Insigne? Tevez è preistorico a confronto…
Ingestibile l’idea di restituire un giocatore la cui procura è gestita da un ex MSI (una GEA immensa per intenderci) a stretto contatto col petrolio russo, senza parlare di Berezovsky. E se questo volesse significare un tentativo di aprire alla forza economica russa anche in Italia? O a costruire l’idea di una società satellite anche nel nostro paese? I giornali non ne parlano, dicono solo: Tevez qui, Tevez lì… Portsmouth gestito come una partita ad asso che fugge e West Ham restrocesso inspiegabilmente, Corinthians tenuto a galla da Adriano, Paulinho e Alex, resiste per veicolare operazioni di stile discutibile, come potrebbe essere quella di Tevez. Di certo il litigio con Mancini è un’invenzione di facciata. Questa premessa per dire cosa? Che con questi giocatori non si vince, non si va lontano, si distrugge una società, si nasconde la verità e si fa anche un po’ di male a Cassano, che sogna un recupero poco fattibile. Ditemi che il pazzo sono io e Tevez vuole andar via perchè non ha spazio… Quanti abbiamo pianto al San Paolo, dopo la vittoria col City? Quanti giornali il giorno dopo hanno scritto: “Cavani al City!?”. Cioè, io lascio chi vince per andare con chi perde. E’ come dire che la Juventus costruisce stadi regolari, ha un bilancio in attivo, che Conte è fedele ai suoi capelli come Fabi, che De Santis e Pairetto non indossavano costosi orologi bianco-neri, o che la Juventus vincerà lo scudetto. Permettetemi, questa è pura follia… Aspettiamo. Noi queste procure a Napoli, le evitiamo. Voglio un calcio sufficientemente pulito da questo schifo. E poi permettetemi, ma l’avete visto Insigne? Tevez è preistorico a confronto…
giovedì 24 novembre 2011
"Napoli, ecco le 8 mosse per diventare grande"...
C’è una parola immensa come le
emozioni dell’altra notte. Impresa. Ripensandoci, non dice tutto sulla
giovane forza del Napoli. Non è, non dev’essere un’impresa, vincere in
Champions. Il Napoli è molto forte, ma sarà grande solo se si convincerà
che non è un evento magico e irripetibile battere in casa il Manchester
City.
Se la terza in Italia si rafforza con
40 milioni di acquisti, se conferma i suoi campioni che in tre ne
valgono quasi cento, se in sette anni dalla Fallimentare tocca la vetta
del calcio europeo, se con il quinto bilancio supera un fatturato di 150
milioni, se tutto questo è vero, riflettiamo. Il 2-1 largo che ha
bollato una sgrammaticata difesa inglese è molto più della normalità,
certo, ma neanche un miracolo o la vincita del Superenalotto per i
poveri pescatori di Peschici. Il pari esterno con Bayern e lo stesso
City, la vittoria con il Villarreal sono stati i primi segnali di una
dimensione rilevante anche in Champions. Mazzarri ha avuto molti meriti
nel suo biennio, sia lui a diffondere anche un responsabile ottimismo,
piuttosto che ingolfarsi in aggettivi viscidi.
Definire «storica » la vittoria per un
club che ha già vinto due scudetti e una coppa europea, che schiera
fantastici professionisti intorno a Cavani, Lavezzi, Hamsik, Maggio, De
Sanctis, che rifornisce otto nazionali diverse rischia di essere solo
retorica umiltà. Meglio guardare avanti e capire come il Napoli possa
proseguire la cavalcata. Si immagina un futuro da Napoli in 8 tappe.
1) Mercato. Gennaio è vicino,
acquistare solo uno o due giocatori di grande livello, un attaccante e
un mediano, se disponibili. Niente mezze figure. Meglio risparmiare: 27
milioni per Inler e Dzemaili con il milione netto a stagione per Donadel
fanno riflettere.
2) Il gioco. Il Napoli è l’ideale per
ferire i colossi inglesi. Le scientifiche irruzioni, per velocità e
tecnica, condannano chi offre spazi e errori difensivi. Va però
attrezzato il Napoli con alternative tattiche. L’unico modulo — difesa,
ripartenze, fulminee conclusioni — svanisce contro squadre chiuse. Vedi
Parma, Fiorentina e Lazio.
3) Migliorare la fase di possesso
palla quando il Napoli è in vantaggio o si difende. Per abbassare il
ritmo, occorre buon palleggio. Prezioso Pandev in certi finali.
4) Turnover. I risultati lo
dimostrano: inutile smontare la squadra prima della Champions. Lo stesso
Mazzarri ha fatto tesoro della sconfitta devastante con il Chievo. Il
Napoli ha corso molto e bene contro il Manchester, tre giorni dopo la
Lazio. Contano gli equilibri tattici e le motivazioni. In queste,
Mazzarri è una garanzia.
5) Hamsik ha smentito tutte le
perplessità del suo oscuro autunno. Non rende da mediano (passa indietro
7 palle su 8, nel primo tempo con la Lazio) ma è micidiale per velocità
di esecuzione negli ultimi 30 metri, magari sulle zone esterne. Non
sembra rinviabile un chiarimento sull’ingaggio, finché un agente di
mercato lo frastorna prospettando nuovi club e cifre iperboliche.
6) La rapina a mano armata subita
dalla signora Hamsik rivela anomalie. Zona di camorra militare, profilo
criminale dell’approccio, resa da maldestri ladri d’auto alla fine.
Possibile? Inquietano anche alcuni precedenti per società e giocatori.
La squadra va protetta meglio, magari creando un più intenso rapporto
con gli inquirenti.
7) Acquistare i biglietti e poter
scegliere i posti in certe partite è un martirio. L’ufficio si regge sui
sacrifici di rari ed esperti funzionari. Impossibile la vendita
on-line? Con un fantastico Napoli lanciato in Champions e nella rincorsa
della Juve è un tema.
8) In Europa quanto vale un grande club senza un suo stadio? Con il sindaco finora solo tanta simpatia. Fatti zero.
FONTE: ANTONIO CORBO PER “REPUBBLICA”
mercoledì 23 novembre 2011
Antonello Perillo: “Una pianta, i bigliettini, il posto libero per l’auto: così stiamo adottando il nuovo vicino di casa Edinson Cavani”
Edinson Cavani è tornato a brillare, come solo un gioiello puro può
fare. La doppietta contro il Manchester City resterà scolpita per sempre
nella storia del calcio napoletano. Due gol che lanciano il Napoli
sempre più nell’elité del football europeo e che segnano la rinascita
del Matador, dopo alcune settimane sotto tono. Ragazzo d’oro e di buoni
sentimenti, l’uruguaiano non era sembrato più lui dopo il furto subito
in casa. Un evidente periodo di appannamento dovuto senz’altro anche
allo stress da troppi impegni calcistici, ma soprattutto alle tossine
accumulate per le preoccupazioni legate alla sicurezza dei suoi
familiari, dopo lo choc per il colpo dei “soliti ignoti” nel suo ormai
vecchio appartamento di Lucrino. Visto che da tre settimane è venuto ad
abitare nella mia stessa palazzina, posso rivelare che lo abbiamo
letteralmente adottato per fargli ritrovare la serenità perduta. Nel mio
parco, sulla collina posillipina, un po’ tutti ci siamo adoperati per
accogliere con discrezione e gentilezza il nuovo ospite, la sua
simpatica consorte e il loro bellissimo bambino. Nessuno gli rompe le
scatole, nessuno lo assedia con richieste di maglie, biglietti e cose
del genere. Dalle guardie giurate a tutti i vicini, nessuno gli fa
domande sul Napoli. Quando lo si incrocia sotto casa, c’è chi gli fa
l’occhiolino, chi un sorriso, chi si limita a salutarlo con un semplice
“ciao Matador”. Addirittura spesso, cominciando dal sottoscritto, ci si
preoccupa di lasciargli un posto libero per l’auto. Lui tutte queste
cose non le sa nemmeno, ma forse le avrà già capite da solo. E
sicuramente le avrà gradite. Come spero avrà apprezzato i biglietti che
alcuni ragazzini gli hanno lasciato fuori il cancello e la pianta che la
Perillo’s family, a nome di tutti gli amici di Azzurrissimo, gli ha
donato dopo la splendida, indimenticabile doppietta di ieri. Non c’è
nulla di meglio, per far rendere al massimo un campione, che concedergli
un po’ di tranquillità tra le mura domestiche.
Antonello Perillo
Antonello Perillo
Dedicata a chi non ha mai tifato Napoli
Un immenso cuore, una bottiglia di vino, urla festose, petardi da
Capodanno, Marco che urla che avrebbe voluto tifare Real da bambino per
soffrire meno, Lino che avrà fumato anche il pacchetto vuoto, Enzo che
esulta in lacrime. Che bambino mi sento. Mi giro osservandoli da casa
mia e propongo di scendere e che non me la sento ora di tornare a casa,
come se stessi chissà in quale Eden.
E ciò che ci siamo goduti in novanta minuti sembra appartenere ad un
sogno, una partita che avremmo dovuto vincere 8-1; ma siamo nati per
soffrire.
L'errore di Aronica è l'emblema di una intera città, tra i migliori, ma
troppo cresciuto calcisticamente per spazzare il pallone banalmente come
faceva da ragazzo.
Questo è il Napoli che non vince con le piccole, questa è una squadra
costruita per delle follie, non per un intero campionato. Il tempo
cambierà le cose. Aspettiamoli con sincera pazienza.
Il sorriso di Mazzarri sfida la gioia, l'emozione è contenuta; ormai
l'ho capito, è un perfezionista che ora pensa già al ponte di
Sant'Ambrogio.
Il viso di Mancini trasmette la stessa paura dell'intervista di ieri, le
sue parole poco obiettive; mentre Aguero ha dimostrato di non avere i
capelli ricci e nel futuro ridimensionerà anche le parole prepartita.
Tremavano...
La periferia napoletana è piena di tifosi di altre squadre, che non
hanno mangiato terra in questi anni, che non hanno atteso il sogno di De
Laurentis, che stasera avranno osservato gli allenamenti di Vinovo su
Juve Channel. Questi tre punti vanno proprio a loro, un po' anche a mio
padre che continua a chiedere di abbassare la tv, ma noi stasera
festeggiamo, come dice Walter, com'è giusto che sia.
E ora a gennaio passeremo a comprarci Tevez, a lui il petrolio e una
maglia scambiata di un celeste opaco, non serve proprio a nulla.
Domenico Serra
Fonte: AreaNapoli
Domenico Serra
Fonte: AreaNapoli
martedì 22 novembre 2011
Napoli – Manchester City 2-1: il sogno Champions è realtà sulle ali del Matador
Il Napoli ha scritto stasera una delle pagine più belle della sua
storia. Battuti i ‘mostri sacri’ del Manchester City, la squadra che
vale 600 milioni di euro e che si presentava al San Paolo dopo ben 9
vittorie consecutive. Ci pensa un ritrovato Matador a strapazzare lo
squadrone di Mancini e a far mettere un piede e mezzo agli azzurri negli
ottavi di Champions League. Stadio in festa come non mai.
La partita: dominio dei Cityzens in avvio, poi è il Napoli che si getta con generosità in avanti e trova il gol al 18′ con un colpo di testa di Cavani su calcio d’angolo del Pocho. Il Napoli tiene botta ma capitola al 35′: pasticcio in difesa e Balotelli che fa 1-1. Nella ripresa il City parte contratto e gli azzurri trovano un varco nel quale Dossena s’inserisce: assist per il Matador e 2-1 al 4′. Il San Paolo esplode. Gli azzurri ci riprovano con Hamsik e Inler. Poi il Manchester assalta la porta di De Sanctis, ma è il Napoli a sbagliare il colpo del ko con Marek e Maggio, a tu per tu col portiere inglese. Sofferenza e fiato in gola fino alla fina. Ma alla fine Fuorigrotta esplode di gioia incontenibile.
DE SANCTIS 7.5 – Controllo e sicurezza. Parata miracolosa su Balotelli nella ripresa
CANNAVARO 7 – Capitano inossidabile: tanti i suoi preziosi interventi
ARONICA 6.5 – Gagliardo, ma pasticcia sul gol di Balotelli.
CAMPAGNARO 7 – Il più arcigno e determinato in difesa
INLER 6.5 – Lotta, ci prova con un gran tiro da lontano nel primo e nel secondo tempo. Offre equilibrio (DZEMAILI 5.5 – Lui, invece, pasticcia e fa correre brividi sulla schiena al San Paolo affollato)
GARGANO 6.5 – Generoso, con le solite ingenuità.
MAGGIO 7 -Tanta corsa, tanto sacrificio, soprattutto in fase di contenimento
DOSSENA 7.5 – Gioca più basso, ma quando spinge fa male, come nell’occasione dell’assist per il 2-1 (FERNANDEZ sv)
HAMSIK 7 – Gioca più basso (subisce una botta ma resta in campo). Con il cuore aggredisce gli spazi e va in più di una circostanza alla conclusione. paolo clamoroso al 76′, a tu per tu con Hart.
LAVEZZI 8 - Grinta da vendere, un furetto in mezzo al campo. Travolgente sia sul lato destro che sinistro. La spina nel fianco dei Cityzens
CAVANI 8.5 – Si sblocca su angolo al 18′: un gol che ricorda quello alla Steaua lo scorso anno. Ci prova da lontano un paio di volte, si muove bene. Magistrale il suo tap-in per il 2-1 su assist di Dossena. Uscita con standing ovation (PANDEV 6 – S’impegna e fa perdere tempo prezioso al City nei minuti finali
ALL. MAZZARRI 8 – Perfetto l’attegiamento tattico e psicofisico dei ragazzi. Imbriglia i ‘mostri’ del City e lì davanti i suoi sembrano tornati quelli di un tempo.
Marco Perillo
La partita: dominio dei Cityzens in avvio, poi è il Napoli che si getta con generosità in avanti e trova il gol al 18′ con un colpo di testa di Cavani su calcio d’angolo del Pocho. Il Napoli tiene botta ma capitola al 35′: pasticcio in difesa e Balotelli che fa 1-1. Nella ripresa il City parte contratto e gli azzurri trovano un varco nel quale Dossena s’inserisce: assist per il Matador e 2-1 al 4′. Il San Paolo esplode. Gli azzurri ci riprovano con Hamsik e Inler. Poi il Manchester assalta la porta di De Sanctis, ma è il Napoli a sbagliare il colpo del ko con Marek e Maggio, a tu per tu col portiere inglese. Sofferenza e fiato in gola fino alla fina. Ma alla fine Fuorigrotta esplode di gioia incontenibile.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO
DE SANCTIS 7.5 – Controllo e sicurezza. Parata miracolosa su Balotelli nella ripresa
CANNAVARO 7 – Capitano inossidabile: tanti i suoi preziosi interventi
ARONICA 6.5 – Gagliardo, ma pasticcia sul gol di Balotelli.
CAMPAGNARO 7 – Il più arcigno e determinato in difesa
INLER 6.5 – Lotta, ci prova con un gran tiro da lontano nel primo e nel secondo tempo. Offre equilibrio (DZEMAILI 5.5 – Lui, invece, pasticcia e fa correre brividi sulla schiena al San Paolo affollato)
GARGANO 6.5 – Generoso, con le solite ingenuità.
MAGGIO 7 -Tanta corsa, tanto sacrificio, soprattutto in fase di contenimento
DOSSENA 7.5 – Gioca più basso, ma quando spinge fa male, come nell’occasione dell’assist per il 2-1 (FERNANDEZ sv)
HAMSIK 7 – Gioca più basso (subisce una botta ma resta in campo). Con il cuore aggredisce gli spazi e va in più di una circostanza alla conclusione. paolo clamoroso al 76′, a tu per tu con Hart.
LAVEZZI 8 - Grinta da vendere, un furetto in mezzo al campo. Travolgente sia sul lato destro che sinistro. La spina nel fianco dei Cityzens
CAVANI 8.5 – Si sblocca su angolo al 18′: un gol che ricorda quello alla Steaua lo scorso anno. Ci prova da lontano un paio di volte, si muove bene. Magistrale il suo tap-in per il 2-1 su assist di Dossena. Uscita con standing ovation (PANDEV 6 – S’impegna e fa perdere tempo prezioso al City nei minuti finali
ALL. MAZZARRI 8 – Perfetto l’attegiamento tattico e psicofisico dei ragazzi. Imbriglia i ‘mostri’ del City e lì davanti i suoi sembrano tornati quelli di un tempo.
Marco Perillo
Non c’è goccia di sangue di Toma Maradona che scorre nelle vene di Aguero
Il borghetto rurale di Manchester, fu fondato nel 79 d.C., proprio
mentre il Vesuvio distruggeva Napoli. Ma il calcio è un’altra cosa.
E’ come paragonare una società comprata da un tailandese corruttore, dal nome incomprensibile, rivenduta in fretta e furia ad arabi in cassa integrazione; e un’altra nata in un’aula giudiziaria senza nemmeno un pallone, ma tenuta in vita dall’energia del ricordo dei ricci di un numero dieci. Storie simili direbbero in Bretagna; ma il calcio è un’altra cosa.
Carine le considerazioni di Aguero sulla sua famiglia acquisita e di Mancini sulla città di Napoli.
A me è sembrata paura, fottuta paura, reciproca paura, coordinata inesperienza per assenza di vittorie europee.
Il nostro Napoli esiste da sette anni, quello che è accaduto prima non conta, prendiamolo come un postulato, come dice Aurelio.
Siamo sullo stesso piano, loro di una elevatura tecnica immensa, superiori in tutto, ingaggi faraonici e cartellini pagati in galloni di petrolio, con scelte di trasferimento dettate solo dall’amore per i lingotti d’oro; noi, costruiti dal nulla, lentamente, con importanti investimenti e un equilibrio economico solido. Ma il calcio è un’altra cosa.
Al tifoso, in attesa di una gloriosa partita, ad un bivio tra l’essere la sedicesima squadra del mondo e la scivolata in Europa League, frega veramente poco delle differenze in campo.
Sugli spalti i talenti del City vedranno un uomo traghettato in occidente a giocare al fantacalcio, spodestato anche dalla sua cultura somatica, indossare una cravatta tale da renderlo estraneo a se stesso, figuriamoci ai suoi giocatori; e vedranno a bordo campo un allenatore venuto da Jesi, che dice di amare Napoli alla follia, che è una città sicura. Non c’è mai venuto. In che lingua si capiranno? Si saranno mai capiti?
Sugli spalti i talenti del Napoli vedranno poco, fumogeni nasconderanno in penombra i “baffi” di Aurelio, i cori trasformeranno l’erba in un campo di undici avversari, in broccoli baresi; le oscillazioni dell’arena di Fuorigrotta trasformeranno Napoli nel Paradiso terrestre, come se già non lo fosse, e a quel punto comincerà la partita. Ma questa gente, questa società, avranno indiscutibilmente già vinto. Ma io vorrei vincere davvero.
Domenico Serra
Fonte:Tifonapoli
E’ come paragonare una società comprata da un tailandese corruttore, dal nome incomprensibile, rivenduta in fretta e furia ad arabi in cassa integrazione; e un’altra nata in un’aula giudiziaria senza nemmeno un pallone, ma tenuta in vita dall’energia del ricordo dei ricci di un numero dieci. Storie simili direbbero in Bretagna; ma il calcio è un’altra cosa.
Carine le considerazioni di Aguero sulla sua famiglia acquisita e di Mancini sulla città di Napoli.
A me è sembrata paura, fottuta paura, reciproca paura, coordinata inesperienza per assenza di vittorie europee.
Il nostro Napoli esiste da sette anni, quello che è accaduto prima non conta, prendiamolo come un postulato, come dice Aurelio.
Siamo sullo stesso piano, loro di una elevatura tecnica immensa, superiori in tutto, ingaggi faraonici e cartellini pagati in galloni di petrolio, con scelte di trasferimento dettate solo dall’amore per i lingotti d’oro; noi, costruiti dal nulla, lentamente, con importanti investimenti e un equilibrio economico solido. Ma il calcio è un’altra cosa.
Al tifoso, in attesa di una gloriosa partita, ad un bivio tra l’essere la sedicesima squadra del mondo e la scivolata in Europa League, frega veramente poco delle differenze in campo.
Sugli spalti i talenti del City vedranno un uomo traghettato in occidente a giocare al fantacalcio, spodestato anche dalla sua cultura somatica, indossare una cravatta tale da renderlo estraneo a se stesso, figuriamoci ai suoi giocatori; e vedranno a bordo campo un allenatore venuto da Jesi, che dice di amare Napoli alla follia, che è una città sicura. Non c’è mai venuto. In che lingua si capiranno? Si saranno mai capiti?
Sugli spalti i talenti del Napoli vedranno poco, fumogeni nasconderanno in penombra i “baffi” di Aurelio, i cori trasformeranno l’erba in un campo di undici avversari, in broccoli baresi; le oscillazioni dell’arena di Fuorigrotta trasformeranno Napoli nel Paradiso terrestre, come se già non lo fosse, e a quel punto comincerà la partita. Ma questa gente, questa società, avranno indiscutibilmente già vinto. Ma io vorrei vincere davvero.
Domenico Serra
Fonte:Tifonapoli
E' GIA' UNA VITTORIA - De Laurentiis ha speso 1/60 di Mansour!
La cicala e la formica. Lo sceicco spende e sfora, il produttore
centellina e risparmia. Sentite questa: da quando si sono piantati a
Manchester e Napoli, Mansour ha speso di tasca sua 910 milioni di euro,
De Laurentiis appena 16. Parliamo di iniezioni di capitale, non di
prestiti. Eppure sul campo la differenza quasi scompare, grazie a una
gestione attenta e lungimirante (Lavezzi costato 6 milioni contro i 31
di Dzeko). Il nuovo Napoli ha sofferto nelle prime due stagioni in C: i
rossi di bilancio sono stati ripianati dai versamenti della Filmauro (3
milioni più 3,8 di riserva nel 2004-05; 0,5 più 9,1 di riserva nel
2005-06). Ma è stata soprattutto Unicredit a finanziare il progetto: 32
milioni per l’acquisto e l’avviamento del club, ripagati in 3 anni. Poi
gli azzurri si sono autosostenuti collezionando utili, senza rinunciare a
investire (e non poco) sul mercato. Il City, invece, ha appena
archiviato il deficit più alto della storia del calcio inglese: -220
milioni. Mansour droga il sistema, De Laurentiis lo rende virtuoso:
Platini prenda nota.
Fonte: Gazzetta dello Sport.
Fonte: Gazzetta dello Sport.
domenica 20 novembre 2011
Antonello Perillo: “Brutta classifica, al di là delle chiacchiere. E poi non si capisce perché Mazzarri non abbia voluto un Denis o un Pampa Sosa per risolvere certe partite”
Della Champions e della maxi sfida con il City (forza azzurri!!!) ne
parleremo nei prossimi giorni. Ora è doverosa una seria riflessione sul
campionato. Se Roma-Lecce, Catania-Chievo e Siena-Atalanta oggi
dovessero finire con le vittorie delle squadre di casa, il Napoli si
ritroverebbe al nono posto, una posizione che evidenzierebbe ancora di
più la difficoltà del momento. E’ vero, c’è da recuperare una partita,
ma tutti sappiamo che non sarà facile spuntarla contro la Juventus. E ad
ogni modo, già oggi i numeri parlano chiaro: dopo dieci partite
giocate, il Napoli si ritrova alla stessa distanza dalla zona scudetto e
dalla zona retrocessione: 7 punti separano gli azzurri dalla capolista
Lazio e dal Lecce, terzultimo della classe. Insomma, le cifre coprono le
chiacchiere. Tutto si può dire, tutto si può giustificare, ma in
campionato il Napoli sta deludendo parecchio. Una volta è colpa
dell’arbitro, un’altra è colpa di un errore di Fideleff, un’altra ancora
è la stanchezza dei viaggi internazionali, un’altra è che di fronte ti
trovi un Marchetti in serata di grazia, fatto sta che la classifica
parla di “aurea mediocritas”. Il Napoli è lì in mezzo. Attualmente in
Serie A sembra non lottare per alcun traguardo di rilievo. Una
situazione che potrebbe far storcere il naso, con tutto il rispetto, ai
tifosi di un Genoa o di un Palermo; figurati se non deve far quanto meno
interrogare quelli della squadra azzurra, che tutti -e sottolineo
tutti- davano come legittima pretendente al tricolore.
Qualche dato balza agli occhi. In casa il Napoli non è più la schiacciasassi della scorsa stagione. In queste 5 partite disputate al San Paolo il Napoli ne ha vinte solo due (contro Milan e Udinese), per pareggiarne altrettante (contro Fiorentina e Lazio) e perderne una (quella contro il Parma). Su 15 punti in palio all’arena di Fuorigrotta, i guerrieri di Mazzarri ne hanno lasciati sul tappeto ben 7. Nella speciale classifica dei risultati in casa, dodici squadre hanno fatto meglio della nostra. In trasferta le cose non vanno meglio: 7 punti raccolti in 5 partite (vittorie contro Cesena e Inter, pareggio a Cagliari, tracolli sui campi di Chievo e Catania). Ma che succede? Possibile che questi benedetti ragazzi mettano sotto tre big come Milan, Inter (per la verità quest’anno scandalosa) e Udinese, per poi andare a raccogliere figuracce contro le provinciali?
La stagione è partita male da quella partitaccia di Verona contro il Chievo, a pochi giorni dalla sfida con il Villarreal. Non voglio rinvangare polemiche che possono sembrare stucchevoli e che fanno imbestialire il mister, ma non posso non sottolineare che se il Napoli, lanciatissimo dalle vittorie contro Cesena e Milan, avesse giocato quella partita con una formazione normale e non con una squadra sperimentale composta da 7 riserve 7 ed improvvisamente priva di Hamsik, Lavezzi e Cavani, si poteva vincere e volare in alto, dando tutta un’altra carica all’intero ambiente azzurro e una chiara svolta alla stagione azzurra. Parlai, su Azzurrissimo e alla Rai, di “suicidio tattico”. Lo penso ancora di più oggi, quando vedo che alla vigilia della mamma di tutte le partite, cioè la sfida di ritorno con gli inglesi di Mancini, invece di “7 riserve 7″ Mazzarri ha fatto giocare contro la Lazio “11 titolarissimi 11″. Sarò limitato, ma mi sembra che, stringi stringi, il mister contro la Lazio non se la sia sentita di mandare allo sbaraglio i ragazzi.
Il turnover è un’arte affidata al buonsenso degli allenatori. Mazzarri, che ha il merito di aver preso per mano un Napoli in crisi di identità e di averlo proiettato a livelli europei, finora, a mio modestissimo avviso, ha gestito in modo strano e contraddittorio l’organico a propria disposizione. La scelta, ad esempio, di schierare Santana mediano a Catania non la capirò mai. E poi, sarò fissato, una responsabilità evidente dell’allenatore è legata alla questione della prima punta. Il povero Cavani è costretto a giocare stanco e strutto, senza riposare mai. Pandev prima punta non è e no lo sarà mai. Può sostituire il Pocho o giocare largo in un attacco a tre. Ma Lucarelli per quale misterioso motivo è stato contrattualizzato per la seconda stagione consecutiva? Chi è stato a volerne la riconferma per poi non farlo mai giocare? De Laurentiis lo sa che il trentaseienne ormai ex-bomber ha in questa stagione disputato appena 10 minuti 10 di campionato e che non è stato neppure inserito nella lista Uefa per la Champions? Quante partite Reja ha risolto inserendo Pampa Sosa in campo nei minuti finali? E quante partite lo stesso Mazzarri ha raddrizzato nel recente passato gettando nella mischia il bistrattato Denis? Non ho nulla contro Lucarelli. Anzi, mi incavolo proprio perché lo vorrei vedere in campo. Un colpo di testa, una spizzata, una botta al volo, potrebbero risolvere tante sfide. Tutte le squadre del mondo hanno in organico un vero attaccante d’area titolare e almeno un altro pronto ad intervenire in ogni evenienza. Noi no, se dobbiamo giudicare le scelte del mister, che prima ha voluto Lucarelli e poi non lo fa giocare mai. A questo punto non sarebbe stato meglio un Caracciolo, un Floccari, un Destro, un Trezeguet? Ricordo quanto dichiarò Mazzarri a metà agosto nel ritiro di Dimaro: “Con tutto il rispetto, Trezeguet non lo reputo un rinforzo. Per il ruolo di sesto attaccante preferisco Lucarelli, perché è un guerriero: vede la porta alla pari di Trezeguet e lavora per la squadra. Lucarelli è l’unico giocatore, a parte Toni in Italia, che ha caratteristiche particolari”. Esatto: come Toni salta dalla panchina alla tribuna.
Antonello Perillo.
Qualche dato balza agli occhi. In casa il Napoli non è più la schiacciasassi della scorsa stagione. In queste 5 partite disputate al San Paolo il Napoli ne ha vinte solo due (contro Milan e Udinese), per pareggiarne altrettante (contro Fiorentina e Lazio) e perderne una (quella contro il Parma). Su 15 punti in palio all’arena di Fuorigrotta, i guerrieri di Mazzarri ne hanno lasciati sul tappeto ben 7. Nella speciale classifica dei risultati in casa, dodici squadre hanno fatto meglio della nostra. In trasferta le cose non vanno meglio: 7 punti raccolti in 5 partite (vittorie contro Cesena e Inter, pareggio a Cagliari, tracolli sui campi di Chievo e Catania). Ma che succede? Possibile che questi benedetti ragazzi mettano sotto tre big come Milan, Inter (per la verità quest’anno scandalosa) e Udinese, per poi andare a raccogliere figuracce contro le provinciali?
La stagione è partita male da quella partitaccia di Verona contro il Chievo, a pochi giorni dalla sfida con il Villarreal. Non voglio rinvangare polemiche che possono sembrare stucchevoli e che fanno imbestialire il mister, ma non posso non sottolineare che se il Napoli, lanciatissimo dalle vittorie contro Cesena e Milan, avesse giocato quella partita con una formazione normale e non con una squadra sperimentale composta da 7 riserve 7 ed improvvisamente priva di Hamsik, Lavezzi e Cavani, si poteva vincere e volare in alto, dando tutta un’altra carica all’intero ambiente azzurro e una chiara svolta alla stagione azzurra. Parlai, su Azzurrissimo e alla Rai, di “suicidio tattico”. Lo penso ancora di più oggi, quando vedo che alla vigilia della mamma di tutte le partite, cioè la sfida di ritorno con gli inglesi di Mancini, invece di “7 riserve 7″ Mazzarri ha fatto giocare contro la Lazio “11 titolarissimi 11″. Sarò limitato, ma mi sembra che, stringi stringi, il mister contro la Lazio non se la sia sentita di mandare allo sbaraglio i ragazzi.
Il turnover è un’arte affidata al buonsenso degli allenatori. Mazzarri, che ha il merito di aver preso per mano un Napoli in crisi di identità e di averlo proiettato a livelli europei, finora, a mio modestissimo avviso, ha gestito in modo strano e contraddittorio l’organico a propria disposizione. La scelta, ad esempio, di schierare Santana mediano a Catania non la capirò mai. E poi, sarò fissato, una responsabilità evidente dell’allenatore è legata alla questione della prima punta. Il povero Cavani è costretto a giocare stanco e strutto, senza riposare mai. Pandev prima punta non è e no lo sarà mai. Può sostituire il Pocho o giocare largo in un attacco a tre. Ma Lucarelli per quale misterioso motivo è stato contrattualizzato per la seconda stagione consecutiva? Chi è stato a volerne la riconferma per poi non farlo mai giocare? De Laurentiis lo sa che il trentaseienne ormai ex-bomber ha in questa stagione disputato appena 10 minuti 10 di campionato e che non è stato neppure inserito nella lista Uefa per la Champions? Quante partite Reja ha risolto inserendo Pampa Sosa in campo nei minuti finali? E quante partite lo stesso Mazzarri ha raddrizzato nel recente passato gettando nella mischia il bistrattato Denis? Non ho nulla contro Lucarelli. Anzi, mi incavolo proprio perché lo vorrei vedere in campo. Un colpo di testa, una spizzata, una botta al volo, potrebbero risolvere tante sfide. Tutte le squadre del mondo hanno in organico un vero attaccante d’area titolare e almeno un altro pronto ad intervenire in ogni evenienza. Noi no, se dobbiamo giudicare le scelte del mister, che prima ha voluto Lucarelli e poi non lo fa giocare mai. A questo punto non sarebbe stato meglio un Caracciolo, un Floccari, un Destro, un Trezeguet? Ricordo quanto dichiarò Mazzarri a metà agosto nel ritiro di Dimaro: “Con tutto il rispetto, Trezeguet non lo reputo un rinforzo. Per il ruolo di sesto attaccante preferisco Lucarelli, perché è un guerriero: vede la porta alla pari di Trezeguet e lavora per la squadra. Lucarelli è l’unico giocatore, a parte Toni in Italia, che ha caratteristiche particolari”. Esatto: come Toni salta dalla panchina alla tribuna.
Antonello Perillo.
sabato 19 novembre 2011
Napoli – Lazio 0-0: il cuore non basta a scardinare il muro biancoceleste
Rammarico per questo pareggio a reti bianche contro la Lazio
capolista. Non basta un buon secondo tempo del Napoli per avere la
meglio sui biancocelesti, ordinati in difesa ma mai pericolosi in
attacco. Sugli scudi il Pocho, che ci prova più volte. Ora sotto col
Manchester: lì non si può davvero sbagliare.
Avvio abbastanza determinato per gli azzurri, ma la Lazio si destreggia bene in difesa. A metà primo tempo si palesa un po’ di appannamento (simile a quello delle altre gare pre-Champions). Finale di prima frazione all’attacco per gli azzurri. Nella ripresa il Napoli è arrembante e sfiora il gol (uno lo segna in fuorigioco discutibile). La Lazio cerca di gestire e di addormentare il gioco. Assedio azzurro dal 35′ fino alla fine.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO
DE SANCTIS SV – Mai operoso. Una partita da ‘spettatore’.
CANNAVARO 6.5 – Padrone della difesa: anticipi e ripartenze
CAMPAGNARO 6.5 – Sfiora un gol di testa. Roccioso come sempre
ARONICA 6.5 – Attento e preciso su Sculli
INLER 5.5 – Gioca più arretrato per contenere Hernanes. Con Gargano ha più spazio, ma sbaglia passaggi decisivi
DZEMAILI 5 – Dovrebbe fungere da ‘regista’. Ma rallenta i tempi invece di velocizzarli. Per poco non segna su punizione nel secondo tempo (GARGANO 6 – Entra bene nel match e migliora le cose in mediana)
MAGGIO 6.5 – Parte come un razzo, sempre presente nelle azioni
DOSSENA 6.5 – Poco propositivo nel primo tempo, più veloce e propositivo nella ripresa (PANDEV 6 – Bei dribbling, ma non sfonda)
HAMSIK 5.5 – Lavoro oscuro tra un reparto e l’altro. Ma è in ombra come nei precedenti match
LAVEZZI 7 – Vivo e attivo, ma parte da troppo lontano (stesso difetto di due anni fa). Infatti in avvio ripresa ci prova tra volte (un gol di sicuro se lo divora). Ma è nell’ultimo minuto che Marchetti compie un vero miracolo su un suo bolide.
CAVANI 5.5 – Appannato, forse stanco dai 90′ in Italia-Uruguay? Al 28′ del st grande girata: Marchetti para. Ci riprova di testa al 40′. Non basta.
ALL. MAZZARRI 6 – Non era facile preparare al meglio un mach dopo la sosta delle Nazionali. Da migliorare l’intesa e qualche schema negli ultimi 20 metri.
Marco Perillo
Avvio abbastanza determinato per gli azzurri, ma la Lazio si destreggia bene in difesa. A metà primo tempo si palesa un po’ di appannamento (simile a quello delle altre gare pre-Champions). Finale di prima frazione all’attacco per gli azzurri. Nella ripresa il Napoli è arrembante e sfiora il gol (uno lo segna in fuorigioco discutibile). La Lazio cerca di gestire e di addormentare il gioco. Assedio azzurro dal 35′ fino alla fine.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO
DE SANCTIS SV – Mai operoso. Una partita da ‘spettatore’.
CANNAVARO 6.5 – Padrone della difesa: anticipi e ripartenze
CAMPAGNARO 6.5 – Sfiora un gol di testa. Roccioso come sempre
ARONICA 6.5 – Attento e preciso su Sculli
INLER 5.5 – Gioca più arretrato per contenere Hernanes. Con Gargano ha più spazio, ma sbaglia passaggi decisivi
DZEMAILI 5 – Dovrebbe fungere da ‘regista’. Ma rallenta i tempi invece di velocizzarli. Per poco non segna su punizione nel secondo tempo (GARGANO 6 – Entra bene nel match e migliora le cose in mediana)
MAGGIO 6.5 – Parte come un razzo, sempre presente nelle azioni
DOSSENA 6.5 – Poco propositivo nel primo tempo, più veloce e propositivo nella ripresa (PANDEV 6 – Bei dribbling, ma non sfonda)
HAMSIK 5.5 – Lavoro oscuro tra un reparto e l’altro. Ma è in ombra come nei precedenti match
LAVEZZI 7 – Vivo e attivo, ma parte da troppo lontano (stesso difetto di due anni fa). Infatti in avvio ripresa ci prova tra volte (un gol di sicuro se lo divora). Ma è nell’ultimo minuto che Marchetti compie un vero miracolo su un suo bolide.
CAVANI 5.5 – Appannato, forse stanco dai 90′ in Italia-Uruguay? Al 28′ del st grande girata: Marchetti para. Ci riprova di testa al 40′. Non basta.
ALL. MAZZARRI 6 – Non era facile preparare al meglio un mach dopo la sosta delle Nazionali. Da migliorare l’intesa e qualche schema negli ultimi 20 metri.
Marco Perillo
venerdì 18 novembre 2011
IL DOMENICO SPORTIVO. Serra: “Non ho mai rimpianto Reja. Il suo calcio mi aveva stancato”
Ne sento parlare molto, come negarlo. Siti
sportivi e riviste, così come la gente per strada, tutti a parlare del
grande Edy. Ho in mente l’immagine di Reja quando ritornammo in serie A,
quegli istanti al Marassi mi riempirono di lacrime. Il suo 3-5-2 resta
nei meccanismi di gioco attuali, i suoi uomini ci hanno consegnato
traguardi assurdi. Eppure un anno fa terzi eravamo noi. Troppe volte
l’ho visto crollare, nei momenti importanti, dalla gestione di Dalla
Bona a quella di Denis, dimenticandoli come Grava e Pazienza. Giocatori
divenuti statuine, patrimoni depauperati per testardaggini tattiche di
dubbio livello.
Il suo è un calcio che mi aveva stancato,
riusciva a dare talmente tanto in casa, distruggendo le grandi come
forse Mazzarri ha saputo fare solo di misura, ma fuori casa era abulico,
non riusciva a trasmettere personalità. Certo parlavamo di un Napoli
più giovane, inesperto. Il suo percorso meraviglioso è presente, ma non
riusciva a tirar fuori il meglio da tutti. Forse è stata la stessa
Napoli ad allontanarlo. Storia vecchia. E’ un braccio di questo Napoli,
innegabile. Ne rivorrei l’uomo, la presenza, il sorriso, lo idealizzo
come lo zio perfetto, ma rimpiangerlo, proprio non ci riesco. Ricordo il
mio di zio dire: “uà, nata vota zazà!”. Odiava Zalayeta. Forse tutto il
mondo lo odiava, tranne Edy.
Oggi la verità è che la Lazio è una squadra
completa, rocciosa, che ha fatto acquisti di grande livello, purtroppo
oggi: gli scarti di campionati tedeschi e francesi, qui fanno la
differenza. Ritengo che la Lazio abbia qualcosa in più, una completezza
di rosa assemblata nel tempo, non so se fatta da Cirio o da presidenti
che non potranno nemmeno entrare allo stadio, sono storie che non mi
riguardano, conta solo la sfida. Che vinca il migliore. Parlavo della
sfida col Manchester…
Domenico Serra.
Azzurrissimo.
Reja: “A Napoli col massimo della carica”
Per Edy Reja le gare al San Paolo non sono mai ‘normali’. Il tecnico
della Lazio sentira` come sempre il calore dei tifosi, che lo ricordanno
ancora con affetto dopo il suo passato sulla panchina azzurra, ma
domenica in campo la sua squadra scendera` per vincere, nonostante le
assenze pesanti di Klose e Dias, e Reja spiega da dove arriva tutta
questa fiducia a “Il Mattino”: “Faccio l’allenatore da tanti anni,
sempre con lo stesso entusiasmo, e segreti non ne ho mai avuti. Nel
calcio ci sono i progetti e noi abbiamo cominciato a lavorare con
passione nel 2010. Prima la salvezza, poi un buon piazzamento dopo aver
sfiorato la qualificazione in Champions League e adesso una posizione di
assoluto prestigio. Il 4-3 dell’anno scorso? È il passato, adesso ci
sono novanta minuti che la Lazio vuole affrontare al massimo della
carica e delle energie. La tappa di Napoli è importante, abbiamo voglia
di vincere per proseguire nel nostro cammino. L’assenza di Klose? Ha
classe, esperienza, fiuto del gol, sa mettersi a disposizione dei
compagni. Klose era un investimento assicurato. Purtroppo è rientrato
dalla nazionale con questo problema fisico”. (fonte Calcionews24)
martedì 15 novembre 2011
Da Italia–Uruguay, al perchè il Pocho segna così poco
Avevo 10 anni. Il calore di luglio del 1990 non è paragonabile a
quello di oggi. Uno splendido campeggio di Fondi ci ospitava; la
semifinale Italia–Argentina, cornice di un San Paolo poco lontano.
Noi bimbi durante l'inno, ci sentimmo italiani, ma col passare dei
minuti fummo trascinati, così come il camping; ci si divise tra romani
guidati dall'inno di Mameli e napoletani guidati dall'inno di Diego.
All'errore di Aldo Serena, non seppi che fare, un bimbo necessita di
guide spirituali; l'esultanza di molti campani mi trascinò convinto e mi
travolse per sempre.
E' novembre, ho perso il conto. Un giorno qualunque, ci appioppano un'Italia–Uruguay, con un Balotelli che con certi gesti irritanti, da superiore, cattivi e minacciosi, mi fa sentire poco italiano. La partita l'ho vista, sono sincero. Ho studiato la posizione di Maggio, i suoi quasi goal, e quella di Cavani, e il suo quasi autogoal. Ma poi nient'altro.
Mi sono risentito diviso a metà, ho rammentato le mie origini e i miei ricordi. Cavani l'ho sentito molto vicino, Chiellini no. E tutto sommato un calcio a fine partita merita una sconfitta.
Tutto perfetto, avrei voluto Lavezzi uruguaiano o Ramirez napoletano, per renderla veramente una serata divina. Sarò fuori, di testa. L'umanità di Ezequiel è fuori discussione, gli studi sulla sua cordinazione mi sembrano astuti e interessanti. Indiscutibili i suoi non eccelsi mezzi tecnici, ma le follie sul fatto che lui riesca da piegato a diventare un cecchino infallibile, mi sembrano una versione alterata di Quark senza gli Angela. E' impreciso, si avvicina troppo al pallone e con troppa velocità, ma questa è anche la sua immensa forza. Nel San Lorenzo segnava poco, ma segnava in qualsiasi modo. Il chinarsi è un modo per ridurre quella velocità inappropriata; il problema è nel calo di ritmo. A basso regime, sotto porta, dinanzi alla concretezza realizzativa, sembra Fred Astaire, ma non per limiti tecnici, per emotività. In questo si spiega anche l'ancor ridotto numero di reti dinanzi al suo pubblico. Quando ragiona, diventa un bimbo cosciente; quando corre, torna il pazzo devastante; ma io non posso che proporne l'incoronamento.
E' il Napoli di De Laurentis. Basta parlare d'Italia, sto a ruota di Napoli; altre metafore, non le ho trovate.
Domenico Serra.
Fonte:Areanapoli
E' novembre, ho perso il conto. Un giorno qualunque, ci appioppano un'Italia–Uruguay, con un Balotelli che con certi gesti irritanti, da superiore, cattivi e minacciosi, mi fa sentire poco italiano. La partita l'ho vista, sono sincero. Ho studiato la posizione di Maggio, i suoi quasi goal, e quella di Cavani, e il suo quasi autogoal. Ma poi nient'altro.
Mi sono risentito diviso a metà, ho rammentato le mie origini e i miei ricordi. Cavani l'ho sentito molto vicino, Chiellini no. E tutto sommato un calcio a fine partita merita una sconfitta.
Tutto perfetto, avrei voluto Lavezzi uruguaiano o Ramirez napoletano, per renderla veramente una serata divina. Sarò fuori, di testa. L'umanità di Ezequiel è fuori discussione, gli studi sulla sua cordinazione mi sembrano astuti e interessanti. Indiscutibili i suoi non eccelsi mezzi tecnici, ma le follie sul fatto che lui riesca da piegato a diventare un cecchino infallibile, mi sembrano una versione alterata di Quark senza gli Angela. E' impreciso, si avvicina troppo al pallone e con troppa velocità, ma questa è anche la sua immensa forza. Nel San Lorenzo segnava poco, ma segnava in qualsiasi modo. Il chinarsi è un modo per ridurre quella velocità inappropriata; il problema è nel calo di ritmo. A basso regime, sotto porta, dinanzi alla concretezza realizzativa, sembra Fred Astaire, ma non per limiti tecnici, per emotività. In questo si spiega anche l'ancor ridotto numero di reti dinanzi al suo pubblico. Quando ragiona, diventa un bimbo cosciente; quando corre, torna il pazzo devastante; ma io non posso che proporne l'incoronamento.
E' il Napoli di De Laurentis. Basta parlare d'Italia, sto a ruota di Napoli; altre metafore, non le ho trovate.
Domenico Serra.
Fonte:Areanapoli
Dov’è finita la voglia di vincere al novantesimo?
E’ un continuo viaggio nell’apparente abulica stagione realizzativa
di Edinson Cavani, tornato sui suoi livelli, delizioso ma stanco,
azzoppato da critiche e piccoli acciacchi fisici.
Il Napoli non ha le qualità per vincere lo scudetto, non ha gli strumenti, la struttura societaria, la solidità emotiva, la forza mentale, il numero giusto per sopperire agli infortuni. Ma io lo sogno spesso, solo che sono codardo e ho paura di dirlo.
Non è il crollo dei muscoli di Donadel, gli errori di posizionamento di Inler, il mistero di Hamsik e della teoria che lui abbia un gemello scarso, il piede sfasciato di Britos, le follie di Fideleff o la coppia offensiva di Pallavicino: questo Napoli non ha la forza di un anno fa, sia per gli impegni di Champions, sia perché Mazzarri l’ha capito.
Cavani ha superato un importante calo, ma lo scorso campionato è irripetibile; mancano le reti di Hamsik, ma arriveranno subito dopo il rinnovo. Come parlare invece di Lavezzi. Segna chinato, per restare al livello degli altri, per limiti colmabili solo con due anni in Cantera. Superiore in tutto. Due goal i suoi, sono certo arriverà in doppia cifra.
Un anno fa questo Napoli ha distrutto il novantesimo con un assetto tattico folle, all’arrembaggio, con una sete di vittoria capace di trasformare un campo regolamentare in un campetto di calcetto.
A Monaco ho rivisto, non dico il respiro, ma l’alito di quello spirito, ora abbiamo bisogno di coesione, del miglior Pandev, di distruggere il City dominatore della Premier, di abbracciare Reja e mandarlo a casa con fiori da spedire a Lotito e zero punti.
Abbiamo bisogno di recuperare punti, ora che la stampa è distratta da chi ha in classifica un mezzo punto in più, e ci ritiene fuori anche dalla zona Europa League. Questi sono momenti per macinare vittorie, sperando solo che nella notte del petrolio di Fuorigrotta, non compaia l’incubo di una distruttiva Europa League. Mi sentirei un dodicenne risvegliato da un sogno, con un brusco gavettone d’acqua, come faceva la cara Nonna.
Domenico Serra
Fonte:Tifonapoli
Il Napoli non ha le qualità per vincere lo scudetto, non ha gli strumenti, la struttura societaria, la solidità emotiva, la forza mentale, il numero giusto per sopperire agli infortuni. Ma io lo sogno spesso, solo che sono codardo e ho paura di dirlo.
Non è il crollo dei muscoli di Donadel, gli errori di posizionamento di Inler, il mistero di Hamsik e della teoria che lui abbia un gemello scarso, il piede sfasciato di Britos, le follie di Fideleff o la coppia offensiva di Pallavicino: questo Napoli non ha la forza di un anno fa, sia per gli impegni di Champions, sia perché Mazzarri l’ha capito.
Cavani ha superato un importante calo, ma lo scorso campionato è irripetibile; mancano le reti di Hamsik, ma arriveranno subito dopo il rinnovo. Come parlare invece di Lavezzi. Segna chinato, per restare al livello degli altri, per limiti colmabili solo con due anni in Cantera. Superiore in tutto. Due goal i suoi, sono certo arriverà in doppia cifra.
Un anno fa questo Napoli ha distrutto il novantesimo con un assetto tattico folle, all’arrembaggio, con una sete di vittoria capace di trasformare un campo regolamentare in un campetto di calcetto.
A Monaco ho rivisto, non dico il respiro, ma l’alito di quello spirito, ora abbiamo bisogno di coesione, del miglior Pandev, di distruggere il City dominatore della Premier, di abbracciare Reja e mandarlo a casa con fiori da spedire a Lotito e zero punti.
Abbiamo bisogno di recuperare punti, ora che la stampa è distratta da chi ha in classifica un mezzo punto in più, e ci ritiene fuori anche dalla zona Europa League. Questi sono momenti per macinare vittorie, sperando solo che nella notte del petrolio di Fuorigrotta, non compaia l’incubo di una distruttiva Europa League. Mi sentirei un dodicenne risvegliato da un sogno, con un brusco gavettone d’acqua, come faceva la cara Nonna.
Domenico Serra
Fonte:Tifonapoli
Pierpaolo Marino: “I due Insigne hanno grandi qualità. Occhio anche al baby Iuliano”
Dopo Corvino e Lo Monaco, i tmw Awards hanno incoronato
Pierpaolo Marino come Direttore Sportivo piu’ amato tra serie A e torneo
cadetto. Una vittoria in bilico sino all’ultimo, grazie
all’appassionato testa a testa con Bigon, ma che alla fine ha arriso al
DT orobico che è ripartito da Bergamo in grande stile, portando
l’Atalanta in zone della classifiche molto lusinghiere.
La nostra redazione lo ha contattato in esclusiva per una lunga chiacchierata che ha toccato svariati temi. “Dedico questo successo al Presidente Percassi e ai tifosi dell’Atalanta che mi hanno votato con tanto affetto – esordisce Marino – ai dipendenti di Percassi per il loro sostegno e alla città di Bergamo tutta che mi ha accolto veramente molto bene”.
Visto che Insigne ha vinto la categoria under 21 e Gabbiadini è arrivato terzo, si può dire che il suo successo sia stato doppio…
“Non scherziamo (ride, ndr), altrimenti sembra che mi voglio prendere meriti altrui, a ciascuno va riconosciuto il suo. Sono molto felice, è una grande soddisfazione per me che sono stato editorialista di questa testata, lo ritengo un premio della seconda giovinezza. I tmw Awards sono il mio terzo Guerin d’oro, il primo l’ho ottenuto come DS ad Avellino nel 1984, il secondo a Napoli nel 1987, e sono ancora piu’ contento perchè capita in un bellissimo momento per l’Atalanta”
Quanto è stato difficile fare mercato in una squadra che non conosceva il proprio destino?
“E’ stata una bella impresa, dovevamo temporeggiare perchè la situazione non era ancora chiara, abbiamo saputo modulare grazie all’esperienza dello staff che mi ha messo in condizione di operare con serenità, del resto non sono nuovo a queste cose, nel 1980 con l’Avellino siamo partiti da -5 quando la vittoria fruttava due punti e le squadre erano solo 16, ma alla fine abbiamo ottenuto la salvezza”
Quale è il giocatore che l’ha soddisfatta maggiormente sino ad ora?
“Dico l’allenatore. Colantuono è una figura nevralgica, il suo impatto con questa situazione difficile è stato straordinario, ha garantito una collaborazione totale per metter su una squadra con una propria logica e senza sperperare denaro”
I tifosi devono temere che a gennaio parta qualche elemento importante?
“I nostri gioielli non si toccano, anzi se ci fosse bisogno di qualcosa in entrata non ci tireremmo indietro, anche se speriamo non se ne presenti la necessità e che tutto sia andato bene. Il mio cellulare è in ebollizione perchè mi stanno arrivando richieste per Gabbiadini, Schelotto e Bonaventura, ma non andranno via. Anzi la nostra attività di scouting rimane sempre attiva e in Sudamerica abbiamo una figura molto competente come Beppe Corti”
Ovviamente non le strapperemo nemmeno il nome di uno di questi club interessati
“Il Palermo questa estate ha chiesto la comproprietà di Gabbiadini e continuano ad arrivare richieste, ma per adesso posso solo dire che si tratta di squadre di una certa importanza”
Tesserati dell’Atalanta esclusi, vuole fare il nome di un under 21 che le sta particolarmente a cuore?
“Insigne l’ho visto crescere e posso dire che ha vinto il concorso meritatamente. Ma personalmente El Shaarawy mi fa impazzire, inventa calcio come piace a me, sulla scia di Hamsik”.
Esiste il rischio che per Insigne si facciano gli stessi discorsi ascoltati per Giovinco, cioè che venga riproposto un problema di fisicità?
“Non credo, come per Moralez, sono giocatori piccoli, ma appuntiti, è difficile che le loro capacità non vengano fuori”
Anche il fratellino di Insigne, Roberto, durante il concorso ha ricevuto un discreto consenso
“L’ho visto giocare una volta al Torneo di Gradisca e mi ha fatto una grande impressione. Lo ritengo ai livelli del fratello, gioca come esterno alto nel 4-4-2, tutto sinistro e buon fisico. Il bacino di Napoli eccelle per tecnica e fantasia, c’è una tendenza naturale per il calcio. Non mi meraviglia che escano giocatori validi, noi nel 2004 siamo ripartiti dopo il fallimento e abbiamo vinto subito il torneo Berretti”
Uno dei suoi pupilli, Giuseppe Iuliano, ha avuto un rallentamento nella crescita
“Iuliano è stato precocissimo, a 13-14 anni faceva già quello che fa oggi, forse adesso sta avendo un momento di stasi proprio perchè molto precoce in passato, oltre che per il cambiamento di ruolo che da trequartista l’ha arretrato a centrocampo. Ma essendo un ’93 ha ancora tutto il tempo per tornare ai suoi livelli”
In riferimento alla Primavera dell’Atalanta, quale ragazzo l’ha colpita di piu’?
“Ce ne sono diversi bravi. Magnaghi è un attaccante di sfondamento, Varano un trequartista (classe 1995, ndr), senza dimenticare Consigli, da molto tempo in prima squadra, che annovero tra i primi cinque portieri in Italia. Minotti? Mi ricorda molto nelle movenze il primo Dino Baggio, è un centrocampista su cui si può tranquillamente puntare”
Atalanta a parte, quale è la squadra che l’ha maggiormente impressionata sinora?
“La Lazio perchè ha questa strana coppia davanti che non sai come affrontare, Klose e Cissè, per la bravura nell’acrobazia e nei tempi di inserimento, ed una mediana di tecnica e tattica con Hernanes e Ledesma, la Lazio dalla cintola in sù è molto forte”
Quella che invece l’ha piu’ delusa?
“Sicuramente l’Inter, nessuno avrebbe potuto immaginarla così in basso in classifica”
E del suo Napoli cosa può dirmi?
“De Laurentiis ha fatto tanto per la squadra, prendendo tanti giocatori, ma purtroppo sono sempre i soliti 11 titolari che offrono competitività ai massimi livelli, come contro il Manchester ed il Bayern Monaco. Il Napolipotrà elevare il rendimento quando le riserve sapranno rendere al meglio”
Continua a seguire gli azzurri con affetto?
“Senz’altro, pensi che ho realizzato un record europeo. Sono l’unico dirigente ad aver collezionato titoli con la stessa squadra in tre categorie diverse. Con il Napoli ho vinto lo scudetto, la Coppa Italia, la serie B e l’allora serie C. Speriamo di essere anche l’ultimo a stabilire questo primato a Napoli, perchè altrimenti significherebbe che il club è retrocesso”. Tmw.
La nostra redazione lo ha contattato in esclusiva per una lunga chiacchierata che ha toccato svariati temi. “Dedico questo successo al Presidente Percassi e ai tifosi dell’Atalanta che mi hanno votato con tanto affetto – esordisce Marino – ai dipendenti di Percassi per il loro sostegno e alla città di Bergamo tutta che mi ha accolto veramente molto bene”.
Visto che Insigne ha vinto la categoria under 21 e Gabbiadini è arrivato terzo, si può dire che il suo successo sia stato doppio…
“Non scherziamo (ride, ndr), altrimenti sembra che mi voglio prendere meriti altrui, a ciascuno va riconosciuto il suo. Sono molto felice, è una grande soddisfazione per me che sono stato editorialista di questa testata, lo ritengo un premio della seconda giovinezza. I tmw Awards sono il mio terzo Guerin d’oro, il primo l’ho ottenuto come DS ad Avellino nel 1984, il secondo a Napoli nel 1987, e sono ancora piu’ contento perchè capita in un bellissimo momento per l’Atalanta”
Quanto è stato difficile fare mercato in una squadra che non conosceva il proprio destino?
“E’ stata una bella impresa, dovevamo temporeggiare perchè la situazione non era ancora chiara, abbiamo saputo modulare grazie all’esperienza dello staff che mi ha messo in condizione di operare con serenità, del resto non sono nuovo a queste cose, nel 1980 con l’Avellino siamo partiti da -5 quando la vittoria fruttava due punti e le squadre erano solo 16, ma alla fine abbiamo ottenuto la salvezza”
Quale è il giocatore che l’ha soddisfatta maggiormente sino ad ora?
“Dico l’allenatore. Colantuono è una figura nevralgica, il suo impatto con questa situazione difficile è stato straordinario, ha garantito una collaborazione totale per metter su una squadra con una propria logica e senza sperperare denaro”
I tifosi devono temere che a gennaio parta qualche elemento importante?
“I nostri gioielli non si toccano, anzi se ci fosse bisogno di qualcosa in entrata non ci tireremmo indietro, anche se speriamo non se ne presenti la necessità e che tutto sia andato bene. Il mio cellulare è in ebollizione perchè mi stanno arrivando richieste per Gabbiadini, Schelotto e Bonaventura, ma non andranno via. Anzi la nostra attività di scouting rimane sempre attiva e in Sudamerica abbiamo una figura molto competente come Beppe Corti”
Ovviamente non le strapperemo nemmeno il nome di uno di questi club interessati
“Il Palermo questa estate ha chiesto la comproprietà di Gabbiadini e continuano ad arrivare richieste, ma per adesso posso solo dire che si tratta di squadre di una certa importanza”
Tesserati dell’Atalanta esclusi, vuole fare il nome di un under 21 che le sta particolarmente a cuore?
“Insigne l’ho visto crescere e posso dire che ha vinto il concorso meritatamente. Ma personalmente El Shaarawy mi fa impazzire, inventa calcio come piace a me, sulla scia di Hamsik”.
Esiste il rischio che per Insigne si facciano gli stessi discorsi ascoltati per Giovinco, cioè che venga riproposto un problema di fisicità?
“Non credo, come per Moralez, sono giocatori piccoli, ma appuntiti, è difficile che le loro capacità non vengano fuori”
Anche il fratellino di Insigne, Roberto, durante il concorso ha ricevuto un discreto consenso
“L’ho visto giocare una volta al Torneo di Gradisca e mi ha fatto una grande impressione. Lo ritengo ai livelli del fratello, gioca come esterno alto nel 4-4-2, tutto sinistro e buon fisico. Il bacino di Napoli eccelle per tecnica e fantasia, c’è una tendenza naturale per il calcio. Non mi meraviglia che escano giocatori validi, noi nel 2004 siamo ripartiti dopo il fallimento e abbiamo vinto subito il torneo Berretti”
Uno dei suoi pupilli, Giuseppe Iuliano, ha avuto un rallentamento nella crescita
“Iuliano è stato precocissimo, a 13-14 anni faceva già quello che fa oggi, forse adesso sta avendo un momento di stasi proprio perchè molto precoce in passato, oltre che per il cambiamento di ruolo che da trequartista l’ha arretrato a centrocampo. Ma essendo un ’93 ha ancora tutto il tempo per tornare ai suoi livelli”
In riferimento alla Primavera dell’Atalanta, quale ragazzo l’ha colpita di piu’?
“Ce ne sono diversi bravi. Magnaghi è un attaccante di sfondamento, Varano un trequartista (classe 1995, ndr), senza dimenticare Consigli, da molto tempo in prima squadra, che annovero tra i primi cinque portieri in Italia. Minotti? Mi ricorda molto nelle movenze il primo Dino Baggio, è un centrocampista su cui si può tranquillamente puntare”
Atalanta a parte, quale è la squadra che l’ha maggiormente impressionata sinora?
“La Lazio perchè ha questa strana coppia davanti che non sai come affrontare, Klose e Cissè, per la bravura nell’acrobazia e nei tempi di inserimento, ed una mediana di tecnica e tattica con Hernanes e Ledesma, la Lazio dalla cintola in sù è molto forte”
Quella che invece l’ha piu’ delusa?
“Sicuramente l’Inter, nessuno avrebbe potuto immaginarla così in basso in classifica”
E del suo Napoli cosa può dirmi?
“De Laurentiis ha fatto tanto per la squadra, prendendo tanti giocatori, ma purtroppo sono sempre i soliti 11 titolari che offrono competitività ai massimi livelli, come contro il Manchester ed il Bayern Monaco. Il Napolipotrà elevare il rendimento quando le riserve sapranno rendere al meglio”
Continua a seguire gli azzurri con affetto?
“Senz’altro, pensi che ho realizzato un record europeo. Sono l’unico dirigente ad aver collezionato titoli con la stessa squadra in tre categorie diverse. Con il Napoli ho vinto lo scudetto, la Coppa Italia, la serie B e l’allora serie C. Speriamo di essere anche l’ultimo a stabilire questo primato a Napoli, perchè altrimenti significherebbe che il club è retrocesso”. Tmw.
sabato 12 novembre 2011
L'offesa culturale veicolatrice di violenza
Le scuse di chi teme ripercussioni possono venire solo da mali lontani, ma non dal calcio.
Non puoi chiederle se agisci da discriminatore di culture che non conosci, che non ami, che non hai assaporato.
Sembra il festival del: non ti conosco ma mi fai schifo, ma poi mi scuso per paura che un teppista da quattro soldi mi righi l'auto.
Nello sport ci credo e per me non ci sono colori in questi mali. Accadono.
Mi scuserei venendo a Napoli, urlandolo da Marechiaro, dalla collina di Posillipo; dopo aver respirato il miracolo Velato della Cappella Sansevero, o il palazzo, dopo aver studiato per ore "Questi fantasmi" di De Filippo; dopo aver conosciuto la famiglia Insigne e quella Cannavaro, provando davvero a capire che diamine ho detto, e quanto male possa aver fatto.
Mi presenterei sotto braccio con Gullo e con la maglia del Napoli, per imparare, per giustificare d'essere nel bene o nel male, un veicolo portatore di violenza. Ma poi dovrei tornare e incontrerei violente ripercussioni invertite. Perché ogni tifoseria ha una sua "sana", vergognosa, schifosa violenza. Questa violenza sportiva mi ha stufato, è priva di senso.
Si, proprio così, una camera d'aria rimbalzante può generare dolore, ferite, ingiurie, atteggiamenti di neghittosa codardìa; è un veicolo passionale, ma per alcuni di passione maligna.
Mi dispiace molto, ma anche Napoli ne esce sconfitta, per quello che leggo nei blog, nella rete, per le offese a due uomini che amano il calcio forse come me, ma non hanno la misura di cosa possa significare offendere culture diverse dalle loro.
Il guaio è che moltissima gente nei bar dice quelle cose; voglio capirne il motivo. Visitate Napoli.
Il calcio non c'entra vi chiederete? Mi sono rotto che sia privo di cultura; è un'ipotesi stantìa.
Il calcio fa del male ogni domenica, negli autogrill, negli stadi, per una sciarpa, per un commento inteso male, per una chiacchiera da bar in piccole trasmissioni nocive al senso civico, prive di diritto di replica.
Gullo e Rampulla al San Paolo, per una sfida, con la maglia giallo borbonica col logo Champions, a capire cos'è questa passione, come si vive, a assaporare il gusto dell'essere napoletani, a provare al concepire cosa sia l'idea della nascita del pensiero occidentale; novanta minuti per cambiare idea, cambiare idea veramente.
E invece si offende e si risponde con offese.
Questo è quello che genera odio, questa è la paura di Napoli, questo è il progressivo processo distruttivo della nostra capitale, questo è un modo subdolo e lugubre, per nascondere dietro ad un pallone, culture strutturalmente diverse; per nascondere dietro ad un pallone, la pirite stolta di chi crede d'aver inventato l'oro, quando poi quello vero...L'integrazione nazionale si fa amando lo sport, da Torino a Roma, da Milano a Napoli; il problema è che molti sanno che basterebbe uno scudetto distante dal nord, per restituirci Ducati, Regni e Granducati... Da dove volete ripartire? Un'ora a settimana nelle scuole.
Educazione civica applicata nello sport; capiamo, comprendiamo, ma rimediamo, partendo dai bambini.
Domenico Serra.
Non puoi chiederle se agisci da discriminatore di culture che non conosci, che non ami, che non hai assaporato.
Sembra il festival del: non ti conosco ma mi fai schifo, ma poi mi scuso per paura che un teppista da quattro soldi mi righi l'auto.
Nello sport ci credo e per me non ci sono colori in questi mali. Accadono.
Mi scuserei venendo a Napoli, urlandolo da Marechiaro, dalla collina di Posillipo; dopo aver respirato il miracolo Velato della Cappella Sansevero, o il palazzo, dopo aver studiato per ore "Questi fantasmi" di De Filippo; dopo aver conosciuto la famiglia Insigne e quella Cannavaro, provando davvero a capire che diamine ho detto, e quanto male possa aver fatto.
Mi presenterei sotto braccio con Gullo e con la maglia del Napoli, per imparare, per giustificare d'essere nel bene o nel male, un veicolo portatore di violenza. Ma poi dovrei tornare e incontrerei violente ripercussioni invertite. Perché ogni tifoseria ha una sua "sana", vergognosa, schifosa violenza. Questa violenza sportiva mi ha stufato, è priva di senso.
Si, proprio così, una camera d'aria rimbalzante può generare dolore, ferite, ingiurie, atteggiamenti di neghittosa codardìa; è un veicolo passionale, ma per alcuni di passione maligna.
Mi dispiace molto, ma anche Napoli ne esce sconfitta, per quello che leggo nei blog, nella rete, per le offese a due uomini che amano il calcio forse come me, ma non hanno la misura di cosa possa significare offendere culture diverse dalle loro.
Il guaio è che moltissima gente nei bar dice quelle cose; voglio capirne il motivo. Visitate Napoli.
Il calcio non c'entra vi chiederete? Mi sono rotto che sia privo di cultura; è un'ipotesi stantìa.
Il calcio fa del male ogni domenica, negli autogrill, negli stadi, per una sciarpa, per un commento inteso male, per una chiacchiera da bar in piccole trasmissioni nocive al senso civico, prive di diritto di replica.
Gullo e Rampulla al San Paolo, per una sfida, con la maglia giallo borbonica col logo Champions, a capire cos'è questa passione, come si vive, a assaporare il gusto dell'essere napoletani, a provare al concepire cosa sia l'idea della nascita del pensiero occidentale; novanta minuti per cambiare idea, cambiare idea veramente.
E invece si offende e si risponde con offese.
Questo è quello che genera odio, questa è la paura di Napoli, questo è il progressivo processo distruttivo della nostra capitale, questo è un modo subdolo e lugubre, per nascondere dietro ad un pallone, culture strutturalmente diverse; per nascondere dietro ad un pallone, la pirite stolta di chi crede d'aver inventato l'oro, quando poi quello vero...L'integrazione nazionale si fa amando lo sport, da Torino a Roma, da Milano a Napoli; il problema è che molti sanno che basterebbe uno scudetto distante dal nord, per restituirci Ducati, Regni e Granducati... Da dove volete ripartire? Un'ora a settimana nelle scuole.
Educazione civica applicata nello sport; capiamo, comprendiamo, ma rimediamo, partendo dai bambini.
Domenico Serra.
Donadel al sito del Napoli: “Su di me si scrivono cose false. Spero di tornare il prima possibile”
“Non vedo l’ora di tornare per dimostrare il mio valore”. Marco
Donadel rivela le sue sensazioni al sito ufficiale, parlando apertamente
ai tifosi azzurri dopo un periodo buio ed un infortunio che lo ha
tenuto fuori in questi primi mesi della stagione
Marco, innanzitutto come stai?
”Sto lavorando intensamente ed il mio obiettivo è di tornare al più presto per dare il mio apporto alla squadra. Ce la sto mettendo tutta e spero di poter essere disponibile e dare il mio contributo”
Stagione che era cominciata bene per te…
”Sì, mi sono trovato benissimo sin dal primo giorno, ho scelto una Società importante che mi ha dato fiducia. Ho avuto subito un buon feeling con il mister, i compagni ed ho trovato un gruppo bellissimo. Ho svolto tutto il ritiro, ho giocato sempre nelle amichevoli anche quelle prestigiose con Siviglia, Maiorca, Barcellona. Stavo benissimo anche nell’ultimo test con il Palermo…
Poi l’infortunio…
“Mi sono fatto male poco prima l’esordio in campionato. Da lì è cominciato un calvario. Ho capito subito che c’era qualcosa che non andava e dopo gli accertamenti è emerso che la cosa era più grave del previsto. La lesione è arrivata in un punto molto delicato. Mi sto curando all’Isokinetic di Bologna sotto la guida dello staff medico del Napoli con il quale mi sento quotidianamente per cercare la strada giusta della guarigione completa”.
Stai seguendo il cammino del Napoli?
“Seguo sempre il Napoli, sono legato ai miei compagni e presto verrò al San Paolo per tifare. Ero già venuto a Napoli per guardare il match con la Juve, adesso spero di vedere la partita con la Lazio. Certo, a guardare le partite dalla tribuna si soffre molto, si vorrebbe sempre cercare di dare una mano. Purtroppo questo non è un periodo fortunato per noi: prima mi sono fatto male io, poi Britos, Dzemaili, Pandev ed infine Gargano. Comunque il Napoli, nonostante questi ostacoli e i tanti impegni di calendario, sta disputando un’ottima stagione. Siamo ancora in corsa per la qualificazione Champions e in campionato abbiamo fatto bene”.
Cosa vuoi dire ai tifosi azzurri?
“Mi spiace solo aver letto e ascoltato certe cose che sono state dette su di me che non rispondono a verità. A Napoli sto benissimo, sono in ottimo rapporto con la Società, mi sento spesso con il Direttore Bigon e mi sto impegnando per dare tutto me stesso in questo recupero. Spero di tornare il prima possibile per ripagare la fiducia del Napoli e dimostrare il mio valore a questi splendidi tifosi”.
Marco, innanzitutto come stai?
”Sto lavorando intensamente ed il mio obiettivo è di tornare al più presto per dare il mio apporto alla squadra. Ce la sto mettendo tutta e spero di poter essere disponibile e dare il mio contributo”
Stagione che era cominciata bene per te…
”Sì, mi sono trovato benissimo sin dal primo giorno, ho scelto una Società importante che mi ha dato fiducia. Ho avuto subito un buon feeling con il mister, i compagni ed ho trovato un gruppo bellissimo. Ho svolto tutto il ritiro, ho giocato sempre nelle amichevoli anche quelle prestigiose con Siviglia, Maiorca, Barcellona. Stavo benissimo anche nell’ultimo test con il Palermo…
Poi l’infortunio…
“Mi sono fatto male poco prima l’esordio in campionato. Da lì è cominciato un calvario. Ho capito subito che c’era qualcosa che non andava e dopo gli accertamenti è emerso che la cosa era più grave del previsto. La lesione è arrivata in un punto molto delicato. Mi sto curando all’Isokinetic di Bologna sotto la guida dello staff medico del Napoli con il quale mi sento quotidianamente per cercare la strada giusta della guarigione completa”.
Stai seguendo il cammino del Napoli?
“Seguo sempre il Napoli, sono legato ai miei compagni e presto verrò al San Paolo per tifare. Ero già venuto a Napoli per guardare il match con la Juve, adesso spero di vedere la partita con la Lazio. Certo, a guardare le partite dalla tribuna si soffre molto, si vorrebbe sempre cercare di dare una mano. Purtroppo questo non è un periodo fortunato per noi: prima mi sono fatto male io, poi Britos, Dzemaili, Pandev ed infine Gargano. Comunque il Napoli, nonostante questi ostacoli e i tanti impegni di calendario, sta disputando un’ottima stagione. Siamo ancora in corsa per la qualificazione Champions e in campionato abbiamo fatto bene”.
Cosa vuoi dire ai tifosi azzurri?
“Mi spiace solo aver letto e ascoltato certe cose che sono state dette su di me che non rispondono a verità. A Napoli sto benissimo, sono in ottimo rapporto con la Società, mi sento spesso con il Direttore Bigon e mi sto impegnando per dare tutto me stesso in questo recupero. Spero di tornare il prima possibile per ripagare la fiducia del Napoli e dimostrare il mio valore a questi splendidi tifosi”.
venerdì 11 novembre 2011
IL DOMENICO SPORTIVO. Serra: “Il 5 Moggi rischia di minare la credibilità del calcio”
Ei fu. Quell’inizio manzoniano pubblicato da una Gazzetta qualche
“spicciolo” di anni fa, quando non era nato nemmeno il calcio, mi
incantò sia sui libri di scuola e sia oggi dinanzi al più meschino dei
tradimenti. Il 5 Moggi non è solo un’allegoria, segna il giorno della
fine di ogni speranza di un calcio pulito.
Avrei voluto che si tornasse a rispettare la classe arbitrale, che a fine partita gli allenatori, i giocatori e la quaterna, avessero rivisionato le azioni, commentandole senza alcuna frustrazione e dubbio legale. Avrei voluto che la moviola in campo fosse un’idea inapplicabile, perché rispetto e cultura sportiva della sconfitta, restassero il succo del senso del gioco, che vincessero su tutto, anche sull’eventuale microchip nascosto in un pallone. E poi ci sarebbe sempre stata occasione per sospettare, per immaginare un megacomplotto interplanetario, un favore tra squadre, uno scambio di giocatore, una bustarella, un orologio, come un capriccio tra Bari e Genova per distruggere l’Olimpo Doriano; o come una marionetta sulla quale dipingere una nuova testa, per poi essere manovrata da fili spessi come capitoni sfuggenti.
E’ il momento della verità, di intercettazioni sui giornali, di un arbitro che motiva un fallo davanti ai microfoni, di giurare prima di arbitrare una partita. E ci sarà sempre qualcuno pronto a dire: “è uno schifo, qualcuno ha pilotato le nostre delusioni e le nostre esultanze”. Non è questa la sede per elencare i condannati in primo grado, il seguito del processo o come finirà; nè è la sede opportuna per immaginare un paese costruito su un sistema legislativo soddisfacente (certo nemmeno al Parlamento Europeo ci si aspettava Roberto); ma è la sede per confidare quanto io mi senta un idiota complottatore da bar. Ad ogni contrasto, rigore, fuorigioco millimetrico giudicato a trenta metri, mi inventerò congetture, soprusi, brogli e menzogne, di uno sport che ormai è infetto, nei commentatori, negli allenatori, quanto nei tifosi.
Vorrei tornare a sognare delusioni ed esultanze completamente legate alla forza sportiva e alla sorte, ma la strada scritta dalla storia di Calciopoli, le intercettazioni, le storie extra-calcistiche dei nostri tempi, hanno distrutto la credibilità in uno sport che amo. Solo Napoli e il Napoli, mi possono salvare. Questa storia non mi sembra giunta ancora al termine, ma nemmeno l’immensa voglia di vincere della mia meravigliosa città.
Domenico Serra.
Azzurrissimo
Avrei voluto che si tornasse a rispettare la classe arbitrale, che a fine partita gli allenatori, i giocatori e la quaterna, avessero rivisionato le azioni, commentandole senza alcuna frustrazione e dubbio legale. Avrei voluto che la moviola in campo fosse un’idea inapplicabile, perché rispetto e cultura sportiva della sconfitta, restassero il succo del senso del gioco, che vincessero su tutto, anche sull’eventuale microchip nascosto in un pallone. E poi ci sarebbe sempre stata occasione per sospettare, per immaginare un megacomplotto interplanetario, un favore tra squadre, uno scambio di giocatore, una bustarella, un orologio, come un capriccio tra Bari e Genova per distruggere l’Olimpo Doriano; o come una marionetta sulla quale dipingere una nuova testa, per poi essere manovrata da fili spessi come capitoni sfuggenti.
E’ il momento della verità, di intercettazioni sui giornali, di un arbitro che motiva un fallo davanti ai microfoni, di giurare prima di arbitrare una partita. E ci sarà sempre qualcuno pronto a dire: “è uno schifo, qualcuno ha pilotato le nostre delusioni e le nostre esultanze”. Non è questa la sede per elencare i condannati in primo grado, il seguito del processo o come finirà; nè è la sede opportuna per immaginare un paese costruito su un sistema legislativo soddisfacente (certo nemmeno al Parlamento Europeo ci si aspettava Roberto); ma è la sede per confidare quanto io mi senta un idiota complottatore da bar. Ad ogni contrasto, rigore, fuorigioco millimetrico giudicato a trenta metri, mi inventerò congetture, soprusi, brogli e menzogne, di uno sport che ormai è infetto, nei commentatori, negli allenatori, quanto nei tifosi.
Vorrei tornare a sognare delusioni ed esultanze completamente legate alla forza sportiva e alla sorte, ma la strada scritta dalla storia di Calciopoli, le intercettazioni, le storie extra-calcistiche dei nostri tempi, hanno distrutto la credibilità in uno sport che amo. Solo Napoli e il Napoli, mi possono salvare. Questa storia non mi sembra giunta ancora al termine, ma nemmeno l’immensa voglia di vincere della mia meravigliosa città.
Domenico Serra.
Azzurrissimo
giovedì 10 novembre 2011
I muscoli mollicci del parametro zero
Quest’estate urlavo come un matto: Donadel è l’unico dei nuovi acquisti a saper fare perfettamente i movimenti orizzontali; nel calcio di Mazzarri sicuramente si farà spazio. I miei amici ancora ridono. Davide Lippi a noi è noto, non ci ha mai spiegato la “fine calcistica” di Blasi con l’arrivo di Mazzarri, o l’operazione legata ad acquisto e cessione di Daniele Mannini, figuriamoci se ci dia informazioni su Marco.
La società non parla e io rimpiango Pazienza e Yebda, buttati via in squadre minori come Juventus e Granada. Io però l’arrugginita testaccia la aspetto sempre. Sono fiducioso.
Procure e società dovrebbero sempre informare dello stato di salute dei loro giocatori, certo noi non siamo Milanlab, dove un problema d’ortodonzia condizionò l’acquisto di Cissokho; però forse, anche a loro, quando arrivano a parametro zero, si è un po’ superficiali, non si notano certe piccolezze, nemmeno malformazioni atriali.
D’Ippolito ci parla spesso di Gargano, al rientro dalla sosta ci sarà sicuramente. E’ l’unico giocatore del pacchetto del centrocampo che conosce il ripiegamento sui terzini, Inler e Dzemaili ancora hanno qualche piccolo difetto d’ossigeno. Indispensabile.
Fedele e senz’altro il Napoli: Montervino e Maiello, passato e futuro; come del resto anche Paolo e Fabio.
Oggi Grava è un’importante attesa, viene da un infortunio terribile e alla sua età necessita di tempo. Sta trovando gamba in primavera, sogno di ritrovarlo in campo. Ha fatto tanto per portarci in Champions.
Delgado dalle nostre parti ha Martinez e lo sfortunato Britos, un ottimo giocatore. Al rientro farà fatica, ma col 2012 sarà inamovibile. E’ un Santacroce fisico; giocatore di grande livello.
Non so cosa aspettarmi, temo solo che le nazionali ci restituiscano macedonie frullate di muscoli stanchi. Meno male che c’è il mago Walter che di certo non è “Leggero” negli allenamenti, come l’omonimo del Ligabue. Godetevi le nazionali, io spengo la tv e recupero vita sociale aspettando la capitale del regno delle due Sicilie in campo…
Domenico Serra
Fonte:TifoNapoli
Aurelio a tutto tondo: “Volevo giocare con la Juve: paura di nessuno. Il Napoli di Maradona non esiste più. Hamsik presto firmerà”
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato
un’intervista a “Napoli Magazine” in occasione della presentazione della
stagione invernale del Trentino nella sala Puccini C dell’Hotel
Vesuvio, alla presenza del sindaco di Dimaro, Romedio Menghini: ”
Quest’estate siamo stati molto uniti. Molte cose hanno funzionato e
qualche cosa no. Ne abbiamo preso entrambi coscienza, facendo delle
valutazioni. Il nostro contratto nuovo ci vede uniti per un certo numero
di anni. Puntiamo ad un successo comune. Il Trentino e’ una realta’
estremamente importante. Se provate ad andare in altre regioni non
trovate una Spa come la loro. C’e’ anche l’intenzione di fare un campus
estivo, a Dimaro e dintorni, nel periodo post scolastico, per far
divertire i ragazzi con delle scuole di pallone, seguiti o non seguiti
dalle proprie famiglie.
IL RINVIO DI NAPOLI – JUVE – “Le polemiche sterili per il rinvio della partita con la Juventus? Io non mi debbo confortare perchè siamo andati in una situazione di guardia. L’Italia, dal 1200, è pervasa dalla mentalita’ dei Comuni. L’Italia e’ ancora troppo giovane per considerarsi uno Stato. Io non sono sceso in campo con delle controbattute a chi, in maniera campanilisticamente calcistica, voleva addossare agli amministratori della citta’ la volonta’ di aver quasi truccato le carte. Premesso che abbiamo affrontato il Bayern, non c’erano problemi ad affrontare la Juventus. Il Napoli non ha paura di giocare con nessuno e non e’ abituato a fare il gioco delle tre carte. Plaudo al lavoro di Andrea Agnelli e di Conte. Se uno fa delle affermazioni e non conosce la situazione geografica di piazzale Tecchio… Ricordo che c’era il buon Pierpaolo Marino a spalare la melma con gli stivali allo stadio. Le precipitazioni avvenute hanno sconvolto un Paese intero. Mi sembra che la Liguria abbiamo chiesto un milione di euro allo Stato. Io sono contro lo strillo e l’urlo. La dobbiamo finire. Sembriamo un Paese di spie, col gusto della denuncia, quando dovremmo conoscere di piu’ la cultura del rispetto. Si e’ perso di vista un concetto di cultura civica. Il rispetto della salute e’ prioritaria in qualunque parte del mondo. Abbiamo gia’ una struttura obsoleta, che con la sua fatiscenza non corrisponde ai canoni moderni di sicurezza. E’ una struttura che abbiamo dovuto anche limitare nei posti. C’e’ stato un morto a Pozzuoli. Credo che sia intollerabile pensare che una partita di calcio si debba giocare ugualmente laddove non ci sono i presupposti per farlo. Un giornalista, tra l’altro anche napoletano, che parla senza sapere la melma che ci siamo ritrovati negli anni. Domenica ero a Napoli, stavo per ricevere delle persone. Quando mi hanno telefonato non sono stato a dire che si doveva giocare per forza perche’ di fronte ad una decisione del genere ne abbiamo preso atto. Anche io volevo giocare, ma non e’ stato possibile. Qui si fa sempre dietrologia. Poi arrivera’ un momento in cui la mia faccia non la vedrete piu’. Non potendo fare il tuttologo, c’e’ qualche altro Paese che ci aspetta. Se sono per il Tricolore? Sono tutti per il Tricolore. L’unica ricchezza del Paese puo’ ripartire dal Sud. Gli stipendi per gli impiegati comunali sono bassissimi. Non vogliono andare alle elezioni perche’ se la legislatura finisce se ne vanno in pensione con 3mila euro al mese, altrimenti salta. La Borsa ha raggiunto un livello di guardia.
CALCIOPOLI – La sentenza di Calciopoli? Non conosco le carte. Ricordo che facevo le conferenze dal Quisisana di Capri dove mi accorsi che qualcosa non funzionava. Ora leggo sui giornali che Calciopoli non e’ finita e che c’e’ ancora il calcioscommesse. Facciamo gli assist a Mediaset regalando centinaia di milioni all’anno e poi non ci muniamo di stadi attrezzati. Non si puo’ parlare in questo Paese, perche’ ci sono equilibri che si sono formati sulle sabbie mobili. Per questo temo per questo Paese. Questo e’ un Paese per vecchi. Vi faccio una minaccia (scherza De Laurentiis, ndr). Se non leggero’ pezzi sul Trentino non faro’ piu’ una conferenza stampa. Ovviamente in base alla lunghezza degli articoli poi avrete settimane bianche in omaggio (ribatte il presidente azzurro sempre in tono ironico, ndr)” (fonte Napoli Magazine)
======
MARADONA. Noi siamo giovani, siamo nati 7 anni fa. Mettiamo che il Napoli non esisteva piu’ e avessi chiamato la squadra “Partenope” saremmo arrivati agli stessi traguardi. Per carita’, non ho mai pensato di chiamarla “Partenope”, pero’ quelli che fanno salotto in tv parlano sempre del Napoli di Maradona. Quel Napoli e’ fallito, non c’e’ più. Bisogna dare il tempo al tempo. Fra 20 anni, se saro’ ancora vivo e me lo auguro, ne riparleremo. Io sono orgoglioso di essere italiano quando sono all’estero. Il Tricolore che pensa il Napoli? Siete vecchi. I biglietti online? Io farei tutto online. Abbiamo venduto 500 biglietti online, non c’e’ ancora la cultura dell’online. Siamo noi che dobbiamo investire in comunicazione. Passeremo progressivamente all’online, altrimenti rischieremo di restare con lo stadio vuoto.
HAMSIK. Il rinnovo di Hamsik? Firmera’ presto, prima del ritiro in Trentino. Hamsik assente nelle ultime 5 gare? Assolutamente no, sta facendo un lavoro sporco a centrocampo che voi non notate. Hamsik e’ un grandissimo elemento, di grande spessore umano, di grandissima maturita’ ed ha una grande capacita’ atletica, e’ un grandissimo giocatore. Ha una qualita’ unica, che e’ l’educazione, che nella vita ha un valore immenso. Il film di Natale con Prandelli? Ci ho messo un secondo a convincerlo. Ci sono 3 storie che si intrecciano, dove i nostri protagonisti incontrano personaggi reali del mondo dello sport, dello politica e della televisione.
DUBAI CON FABIO CANNAVARO? Dove sara’ il Napoli durante le vacanze? E’ una domanda che faccio sempre a Fassone. Piu’ che Dubai, mi intrigano Doha ed Abu Dhabi. Questa mattina ho parlato con Fabio Cannavaro: mi ha chiamato perche’ lo avevo sollecitato nei giorni scorsi. Ho chiesto a Fabio Cannavaro di farci da ambasciatore negli Emirati Arabi. Poi ne parlero’ con Mazzarri, Bigon e la squadra. Dovremo vedere quanto sara’ utile andare li’ a passare 4 giorni con i calciatori e le loro famiglie. Vedremo anche se sara’ possibile trovare un competitor di livello. Gli inglesi continuano a giocare a calcio. Ho detto a Fabio che Paolo doveva fare la sua strada nel Napoli e gli ho chiesto perdono se non ho potuto accoglierlo, ma tra napoletani possiamo fare un discorso diverso ora per il bene del Napoli”.
IL RINVIO DI NAPOLI – JUVE – “Le polemiche sterili per il rinvio della partita con la Juventus? Io non mi debbo confortare perchè siamo andati in una situazione di guardia. L’Italia, dal 1200, è pervasa dalla mentalita’ dei Comuni. L’Italia e’ ancora troppo giovane per considerarsi uno Stato. Io non sono sceso in campo con delle controbattute a chi, in maniera campanilisticamente calcistica, voleva addossare agli amministratori della citta’ la volonta’ di aver quasi truccato le carte. Premesso che abbiamo affrontato il Bayern, non c’erano problemi ad affrontare la Juventus. Il Napoli non ha paura di giocare con nessuno e non e’ abituato a fare il gioco delle tre carte. Plaudo al lavoro di Andrea Agnelli e di Conte. Se uno fa delle affermazioni e non conosce la situazione geografica di piazzale Tecchio… Ricordo che c’era il buon Pierpaolo Marino a spalare la melma con gli stivali allo stadio. Le precipitazioni avvenute hanno sconvolto un Paese intero. Mi sembra che la Liguria abbiamo chiesto un milione di euro allo Stato. Io sono contro lo strillo e l’urlo. La dobbiamo finire. Sembriamo un Paese di spie, col gusto della denuncia, quando dovremmo conoscere di piu’ la cultura del rispetto. Si e’ perso di vista un concetto di cultura civica. Il rispetto della salute e’ prioritaria in qualunque parte del mondo. Abbiamo gia’ una struttura obsoleta, che con la sua fatiscenza non corrisponde ai canoni moderni di sicurezza. E’ una struttura che abbiamo dovuto anche limitare nei posti. C’e’ stato un morto a Pozzuoli. Credo che sia intollerabile pensare che una partita di calcio si debba giocare ugualmente laddove non ci sono i presupposti per farlo. Un giornalista, tra l’altro anche napoletano, che parla senza sapere la melma che ci siamo ritrovati negli anni. Domenica ero a Napoli, stavo per ricevere delle persone. Quando mi hanno telefonato non sono stato a dire che si doveva giocare per forza perche’ di fronte ad una decisione del genere ne abbiamo preso atto. Anche io volevo giocare, ma non e’ stato possibile. Qui si fa sempre dietrologia. Poi arrivera’ un momento in cui la mia faccia non la vedrete piu’. Non potendo fare il tuttologo, c’e’ qualche altro Paese che ci aspetta. Se sono per il Tricolore? Sono tutti per il Tricolore. L’unica ricchezza del Paese puo’ ripartire dal Sud. Gli stipendi per gli impiegati comunali sono bassissimi. Non vogliono andare alle elezioni perche’ se la legislatura finisce se ne vanno in pensione con 3mila euro al mese, altrimenti salta. La Borsa ha raggiunto un livello di guardia.
CALCIOPOLI – La sentenza di Calciopoli? Non conosco le carte. Ricordo che facevo le conferenze dal Quisisana di Capri dove mi accorsi che qualcosa non funzionava. Ora leggo sui giornali che Calciopoli non e’ finita e che c’e’ ancora il calcioscommesse. Facciamo gli assist a Mediaset regalando centinaia di milioni all’anno e poi non ci muniamo di stadi attrezzati. Non si puo’ parlare in questo Paese, perche’ ci sono equilibri che si sono formati sulle sabbie mobili. Per questo temo per questo Paese. Questo e’ un Paese per vecchi. Vi faccio una minaccia (scherza De Laurentiis, ndr). Se non leggero’ pezzi sul Trentino non faro’ piu’ una conferenza stampa. Ovviamente in base alla lunghezza degli articoli poi avrete settimane bianche in omaggio (ribatte il presidente azzurro sempre in tono ironico, ndr)” (fonte Napoli Magazine)
======
MARADONA. Noi siamo giovani, siamo nati 7 anni fa. Mettiamo che il Napoli non esisteva piu’ e avessi chiamato la squadra “Partenope” saremmo arrivati agli stessi traguardi. Per carita’, non ho mai pensato di chiamarla “Partenope”, pero’ quelli che fanno salotto in tv parlano sempre del Napoli di Maradona. Quel Napoli e’ fallito, non c’e’ più. Bisogna dare il tempo al tempo. Fra 20 anni, se saro’ ancora vivo e me lo auguro, ne riparleremo. Io sono orgoglioso di essere italiano quando sono all’estero. Il Tricolore che pensa il Napoli? Siete vecchi. I biglietti online? Io farei tutto online. Abbiamo venduto 500 biglietti online, non c’e’ ancora la cultura dell’online. Siamo noi che dobbiamo investire in comunicazione. Passeremo progressivamente all’online, altrimenti rischieremo di restare con lo stadio vuoto.
HAMSIK. Il rinnovo di Hamsik? Firmera’ presto, prima del ritiro in Trentino. Hamsik assente nelle ultime 5 gare? Assolutamente no, sta facendo un lavoro sporco a centrocampo che voi non notate. Hamsik e’ un grandissimo elemento, di grande spessore umano, di grandissima maturita’ ed ha una grande capacita’ atletica, e’ un grandissimo giocatore. Ha una qualita’ unica, che e’ l’educazione, che nella vita ha un valore immenso. Il film di Natale con Prandelli? Ci ho messo un secondo a convincerlo. Ci sono 3 storie che si intrecciano, dove i nostri protagonisti incontrano personaggi reali del mondo dello sport, dello politica e della televisione.
DUBAI CON FABIO CANNAVARO? Dove sara’ il Napoli durante le vacanze? E’ una domanda che faccio sempre a Fassone. Piu’ che Dubai, mi intrigano Doha ed Abu Dhabi. Questa mattina ho parlato con Fabio Cannavaro: mi ha chiamato perche’ lo avevo sollecitato nei giorni scorsi. Ho chiesto a Fabio Cannavaro di farci da ambasciatore negli Emirati Arabi. Poi ne parlero’ con Mazzarri, Bigon e la squadra. Dovremo vedere quanto sara’ utile andare li’ a passare 4 giorni con i calciatori e le loro famiglie. Vedremo anche se sara’ possibile trovare un competitor di livello. Gli inglesi continuano a giocare a calcio. Ho detto a Fabio che Paolo doveva fare la sua strada nel Napoli e gli ho chiesto perdono se non ho potuto accoglierlo, ma tra napoletani possiamo fare un discorso diverso ora per il bene del Napoli”.
mercoledì 9 novembre 2011
L’agente di Bruninho: “Nessun accordo con il Napoli. Il ragazzo è seguito da una squadra di serie A”
Si intensificano le voci sull’imminente arrivo in Italia di Bruno Anderson da Silva Sabino soprannominato “Bruninho” che gioca nel Lajeadense.
Il 21enne centrocampista offensivo che puo’ fare il trequartista, il
laterale sinistro e la seconda punta, è stato accostato di recente a
Palermo e Napoli, ma ci sarebbero anche altre società interessate al
giovane calciatore. Fabrizio Capuano, agente di Bruninho, in esclusiva ai microfoni di Itasportpress.it,
ha fatto chiarezza sul futuro del suo assistito. “Ci sono almeno tre
squadre di Serie A che sono interessate a Bruninho – ha spiegato Capuano
– Non sappiamo ancora con certezza se arriverà in Italia entro questo
mese per svolgere una settimana di lavoro anche se i dirigenti del
Lajeadense hanno dato tutta la loro disponibilità. Certamente entro la
sessione di mercato di gennaio Bruninho sbarcherà in Italia. Qualcuno
dava l’accordo fatto con il Napoli ma non è assolutamente così. In
questi giorni è vero che sono stato a Napoli ma non per Bruninho ma per
ragioni personali. Il Lajeadense lo cederebbe in comproprietà perchè
crede molto in questo giocatore. Così come fanno molte società
sudamericane, intendono cedere una parte del cartellino, convinti che in
un anno il ragazzo possa esprireme tutte le sue qualità. Posso dire che
una squadra del Nord di fascia A è molto interessata. Tra l’altro credo
che i dirigenti di questa società abbiano avuto modo di visionarlo
direttamente in Brasile visto che conoscevano personalmente Bruninho”.
martedì 8 novembre 2011
Antonello Perillo: “Marek resta a meno di offerte indecenti. Ma spero che si svegli dal torpore delle ultime gare”
Ancora nessuna novità sul fronte del contratto di Hamsik. Era stato
il presidente De Laurentiis ad aprire questa nuova, e sotto certi versi
inattesa, partita mediatica: “Spero che Marek giochi una grande partita contro la Juve, poi lunedì lo incontro per fargli firmare il nuovo contratto”.
L’incontro non c’è stato. Bigon ha fatto sapere che il patron aveva
altri impegni romani e che Hamsik, come tutti gli altri giocatori, sta
usufruendo di tre giorni di riposo. Bene. Ma allora perchè De Laurentiis
aveva sbandierato, senza alcuna sollecitazione, il presunto e mancato
appuntamento con lo slovacco? Di ieri sera questa dichiarazione di uno
dei due agenti di Hamsik, il tenace e combattivo Mino Raiola: “Non
c’è stato nessun incontro e quindi non c’è nulla da dire, non commento
le parole del presidente De Laurentiis e non parlo di Hamsik. Questo non
è il momento di parlare di Marek, lo farò al momento opportuno”.
Più accomodanti, invece, le parole dell’altro manager del campioncino
azzurro, il più diplomatico Venglos: “Tutto si sistemerà in breve
tempo”. Insomma: attorno al rinnovo del contratto di Hamsik si nota un
po’ di agitazione. Di fronte a certe cifre (si dovrebbe ragionare sulla
base di più di due milioni di euro netti a stagione) è normale che ci
voglia un po’ di tempo prima di mettere nero su bianco. A preoccuparmi,
personalmente, sono invece le prestazioni davvero mediocre del ragazzo.
Hamsik sembra quasi svogliato, il più delle volte assente sotto il
profilo della passione, della grinta, della determinazione. Sì, macina
chilometri come gli altri compagni, è disciplinato e come sempre pulito
nel passaggio, ma non sembra avere quella voglia di mangiare pane,
pallone e avversari che fa grandi i bravi calciatori. Spero che dipenda
solo da una temporanea fase involutiva e chi si svegli presto dal
torpore delle ultime gare. A Napoli nessuno è fesso e in tanti
cominciano a dire che lo faccia apposta, per farsi mettere sul mercato.
Non è vero, non ci credo, sono solo pettegolezzi. Ricordo il giorno
della sua presentazione. Sembrava un pulcino impaurito dalla grande
piazza e dalla grande città. Napoli ha adottato come un figlio questo
ragazzo e ne ha fatto un idolo. Marek resta, ne sono sicuro. A meno di
offerte indecenti.
Antonello Perillo
Azzurrissimo.it
Antonello Perillo
Azzurrissimo.it
Calcio, Napoli & Gomorra…1 & 2
Si arricchisce di nuovi, incredibili particolari la visita nei rioni
di Gomorra dell’ex giocatore dell’Inter Mario Balotelli. Dalle
dichiarazioni rese dal calciatore ai pm del pool anticamorra emerge che
Balotelli, accompagnato in scooter dall’imprenditore Marco Iorio (finito
in manette nell’ambito di un’indagine sul riciclaggio) si recò a
Scampia e fu portato a vedere come si confeziona e si spaccia la
cocaina. Quel viaggio nei rioni della camorra, Balotelli li ricorda in
un verbale firmato qualche mese fa dinanzi ai pm della Dda Sergio Amato e
Enrica Parascandolo. Balotelli si trovò nel rione delle Vele dinanzi a
un tavolo pieno di droga e chiese ai suoi conoscenti napoletani di
ritornare in albergo. Agli atti anche la testimonianza di Lavezzi, che
offre altri spunti investigativi utili per mettere a fuoco i rapporti
tra tifo e camorra. Lavezzi – in sintesi – dichiara di aver conosciuto
Antonio Lo Russo, il figlio del boss pentito Salvatore Lo Russo: «Ma ho
appreso dai giornali che si trattava di un latitante, io lo conoscevo
come capoultrà».
Leandro Del Gaudio (Il Mattino)
=========
Era finito in un brutto giro di scommesse, l’ex giocatore della Lazio
Paolo Negro. Lo spilungone dalla faccia simpatica che indossò per 376
volte la maglia biancoceleste, celebrato da Sergio Cragnotti nella
squadra dello scudetto e poi in fuga da Claudio Lotito nel 2005, alla
fine ha raccontato tutto in Procura, nelle scorse settimane, nella
stanza del pm Francesco Minisci. Conducendo gli investigatori nel mondo
del calcio scommesse clandestino che a Roma è sempre di più nelle mani
della camorra napoletana. Il giocatore diventato protagonista di tante
prese in giro campanilistiche per quell’autogol durante il derby con la
Roma nell’anno dell’ultimo scudetto giallorosso, rischia di diventare
l’uomo chiave in un’indagine che presto potrebbe avere sviluppi
clamorosi. Chi lo conosce, dice che il vizio per il gioco d’azzardo
Paolo Negro l’ha sempre avuto; e che persino alcune sue giocate, durante
i dodici anni in cui ha calcato i campi della serie A, sembravano
disegnate apposta per far piacere a qualche scommettitore potente. Da
quando ha appeso gli scarpini al chiodo, però, i problemi sono
aumentati: una esperienza poco felice sulla panchina del Cerveteri, la
sua prima squadra, si è conclusa nella primavera dello scorso anno per
gli scarsi risultati raggiunti. E contemporaneamente, dicono gli
investigatori, sarebbero cresciuti i suoi debiti da gioco. Tutti con
alcuni scommettitori provenienti dalla criminalità organizzata campana.
Che prima l’avrebbero ricattato, minacciandolo di far venir fuori
l’intera storia delle sue giocate clandestine, anche quando indossava
ancora la maglia biancoceleste. E poi gli avrebbero chiesto di fare gli
interessi delle cosche, individuando all’interno dello spogliatoio della
Lazio Calcio chi, tra i giocatori, poteva essere interessato a pilotare
i risultati. Negro, secondo le indiscrezioni che circolano in
Procura, avrebbe temporeggiato, fingendo di informarsi su quali potevano
essere i giocatori che, come lui, mal sopportano la gestione del
presidente Claudio Lotito e rimpiangono i tempi d’oro di Sergio
Cragnotti. Nell’amministrazione del club ma soprattutto nella tifoseria,
in particolare in quella organizzatissima degli Irriducibili. Poi,
quando il ricatto si è fatto stringente, si è arreso. E ha denunciato
tutto in Questura, per poi mettere a verbale davanti al pm Francesco
Minisci – che fa parte del pool antiusura coordinato dal procuratore
aggiunto Pietro Saviotti – l’organigramma dell’organizzazione che lo ha
ricattato e le attività illecite che gestisce a Roma. Spiegando pure che
il giro di scommesse sulle partite truccate passerebbe in buona parte
per una ricevitoria sulla Cassia, gestita da un suo amico, ex giocatore
di serie A pure lui, ma questa volta della Roma. Dai dettagli del suo
racconto e dalle successive verifiche durate praticamente tutta
l’estate, gli uomini della Squadra Mobile della Polizia coordinata da
Vittorio Rizzi sono arrivati ai vertici dell’organizzazione.
Sara Menafra (Il Mattino)
«Marco Iorio? Spesso andavo a mangiare da lui e uscivamo insieme». È la testimonianza che l’attaccante del Napoli, Ezequiel Lavezzi, fornisce ai magistrati Sergio Amato ed Enrica Parascandolo nell’indagine sul riciclaggio di denaro che vede l’imprenditore in carcere dalla fine di giugno. Il verbale, sottoscritto l’8 settembre scorso da Lavezzi, è stato depositato insieme all’audizione dell’attaccante del Manchester City e della Nazionale Mario Balotelli, ascoltato per il tour a Scampia nel giugno 2010 dove a fargli da Cicerone fu proprio Marco Iorio.
IL FIGLIO DEL BOSS – Lavezzi ha dichiarato di aver riconosciuto, nelle foto mostrategli dai magistrati, Antonio Lo Russo, figlio dell’ex padrino, immortalato a bordo campo, pochi giorni prima di diventare latitante, durante Napoli-Parma del 10 aprile 2010. «L’ho conosciuto come capo ultrà», ha detto il giocatore, che ha ammesso anche il boss sarebbe andato qualche volta a casa sua insieme ad altri tifosi; anzi, sarebbe stato proprio Lo Russo ad esporre allo stadio San Paolo uno striscione per convincere Lavezzi a restare al Napoli quando si parlò di una sua possibile cessione. L’attaccante, però, ha chiarito di non essere a conoscenza dei rapporti tra il boss e l’imprenditore Iorio.
IL SUPER POLIZIOTTO – L’attaccante del Napoli ha aggiunto di aver visto qualche volta nel ristorante di Iorio l’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani. «Veniva chiamato “capo”», ha detto Lavezzi riferendosi al super poliziotto indagato per favoreggiamento nell’inchiesta e per questo raggiunto a fine giugno dalla misura dell’obbligo di dimora.
BALOTELLI: «A SCAMPIA CON IORIO» – Anche Mario Balotelli ebbe modo di conoscere Marco Iorio. «Gli chiesi di fare un giro ai Quartieri e nelle Vele di Secondigliano – ha spiegato il calciatore – ma ho saputo solo dopo di essere stato accompagnato da persone non buone». L’attaccante del Manchester City, infatti, ha raccontato che lui e due suoi amici furono accompagnati a Scampia da Iorio e altre due persone. «Ebbi modo di vedere da una distanza di circa 10 metri un tavolo con sopra buste di droga». (fonte Campaniasulweb)
Leandro Del Gaudio (Il Mattino)
=========
Sara Menafra (Il Mattino)
«Marco Iorio? Spesso andavo a mangiare da lui e uscivamo insieme». È la testimonianza che l’attaccante del Napoli, Ezequiel Lavezzi, fornisce ai magistrati Sergio Amato ed Enrica Parascandolo nell’indagine sul riciclaggio di denaro che vede l’imprenditore in carcere dalla fine di giugno. Il verbale, sottoscritto l’8 settembre scorso da Lavezzi, è stato depositato insieme all’audizione dell’attaccante del Manchester City e della Nazionale Mario Balotelli, ascoltato per il tour a Scampia nel giugno 2010 dove a fargli da Cicerone fu proprio Marco Iorio.
IL FIGLIO DEL BOSS – Lavezzi ha dichiarato di aver riconosciuto, nelle foto mostrategli dai magistrati, Antonio Lo Russo, figlio dell’ex padrino, immortalato a bordo campo, pochi giorni prima di diventare latitante, durante Napoli-Parma del 10 aprile 2010. «L’ho conosciuto come capo ultrà», ha detto il giocatore, che ha ammesso anche il boss sarebbe andato qualche volta a casa sua insieme ad altri tifosi; anzi, sarebbe stato proprio Lo Russo ad esporre allo stadio San Paolo uno striscione per convincere Lavezzi a restare al Napoli quando si parlò di una sua possibile cessione. L’attaccante, però, ha chiarito di non essere a conoscenza dei rapporti tra il boss e l’imprenditore Iorio.
IL SUPER POLIZIOTTO – L’attaccante del Napoli ha aggiunto di aver visto qualche volta nel ristorante di Iorio l’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani. «Veniva chiamato “capo”», ha detto Lavezzi riferendosi al super poliziotto indagato per favoreggiamento nell’inchiesta e per questo raggiunto a fine giugno dalla misura dell’obbligo di dimora.
BALOTELLI: «A SCAMPIA CON IORIO» – Anche Mario Balotelli ebbe modo di conoscere Marco Iorio. «Gli chiesi di fare un giro ai Quartieri e nelle Vele di Secondigliano – ha spiegato il calciatore – ma ho saputo solo dopo di essere stato accompagnato da persone non buone». L’attaccante del Manchester City, infatti, ha raccontato che lui e due suoi amici furono accompagnati a Scampia da Iorio e altre due persone. «Ebbi modo di vedere da una distanza di circa 10 metri un tavolo con sopra buste di droga». (fonte Campaniasulweb)
lunedì 7 novembre 2011
UFFICIALE. Napoli-Juve si recupera martedì 29 novembre alle 20:45
La partita Napoli-Juventus rinviata ieri sara’ recuperata martedi’ 29
novembre alle ore 20.45. Di conseguenza Atalanta-Napoli, prevista in
calendario per domenica 27 novembre, sara’ anticipata a sabato 26
novembre con inizio alle 20.45. (ANSA).
L'esondazione di un inno alla violenza che umilia lo sport
Sarebbe stato bello se quel ragazzino di nome Marchisio, invece di
fuggire in aereo, fosse rimasto a Napoli per i funerali di Domenico Conte, il sessantaquattrenne morto ieri a Pozzuoli.
L'avrei perdonato solamente se avesse scelto di tornare a casa, prendere un bel libro di scuola superiore e studiare un po'.
Probabilmente durante la liturgia eucaristica avrebbe riso, come il Montolivo di ieri sera; probabilmente tutti lo avrebbero col tempo imitato, perché era un calciatore. Nonna mi dice sempre che chi perde il valore del denaro perderà anche il valore della morte. La
nonna non sbaglia mai.
Ma io non cado nel tranello dei dementi; per me questo sport è sia ciò che scrive Desmond Morris ne: "la tribù del calcio", ma anche il mio campetto sfasciato; è sia Pecchia e Pessotto, che rispetto di quello che avviene fuori.
Poi c'è chi invece viene dalla Patti messinese, un uomo del sud figlio di juventini. Non so quanti film di John Wayne abbia visto questo signor Rampulla, o perché creda che a Napoli giri gente tipo Buford "Cane Pazzo" Tannen, di Ritorno al futuro 3, ma sono certo che anche lui abbia le idee confuse.
Non è un problema di fede sportiva o maglia, questa è gente con dei problemi, tolta dalla scuola troppo presto, rubata all'educazione familiare, spesso frustrata da ritiri, da una bella vita demenziale e priva di qualsiasi forma di stimolazione neuronale.
Mi rendo conto, trascorrere una vita intera senza aver mai letto un libro, o essere dotati di menti convinte che il teorema più complicato al mondo sia quello di inserire i parastinchi sotto ai calzerotti, o addirittura persone il cui momento più emozionante è stato quello di riuscire ad indovinare una frase di senso compiuto durante un'intervista post-partita, sia poco gratificante; ma questo è dipeso da come è strutturato oggi il sistema calcio. Io da piccolo non sognavo di diventare calciatore, né le mie sorelle di diventare veline. Qualche valore a noi resta.
Il mio professore di anatomia ci ripeteva sempre: l'area delle funzionalità intellettive e l'area dello sviluppo delle funzioni fisiche non possono crescere contemporaneamente e al loro massimo livello: un Bolt scienziato o un Einstein palestrato, sono praticamente impossibili da verificarsi. Ma almeno una via intermedia sarebbe più che plausibile.
I calciatori hanno potere imprenditoriale, ma menti di ragazzini senza regole, che confondono il goniometro col centro del campo, la paghetta settimanale con stipendi milionari; non sono né bambini, né adulti. Chiaramente non tutti.
Il problema del tifoso, che spesso emula, segue, imita, santifica il suo palleggiatore è il rovescio della atroce medaglia.
Questi credono d'aver diritto d'interazione con decisioni di pertinenza della Prefettura.
La Juventus non era questo, Scirea non avrebbe parlato così. Altri tempi.
Qui il calcio si ferma, se non fosse accaduto, avrei scavalcato come un teppista per entrare nel campo e bucare il pallone. Un piccolo intervento a Cassano ferma il mondo, la morte della gente che non fa sport genera sorrisi...
Domenico Serra
L'avrei perdonato solamente se avesse scelto di tornare a casa, prendere un bel libro di scuola superiore e studiare un po'.
Probabilmente durante la liturgia eucaristica avrebbe riso, come il Montolivo di ieri sera; probabilmente tutti lo avrebbero col tempo imitato, perché era un calciatore. Nonna mi dice sempre che chi perde il valore del denaro perderà anche il valore della morte. La
nonna non sbaglia mai.
Ma io non cado nel tranello dei dementi; per me questo sport è sia ciò che scrive Desmond Morris ne: "la tribù del calcio", ma anche il mio campetto sfasciato; è sia Pecchia e Pessotto, che rispetto di quello che avviene fuori.
Poi c'è chi invece viene dalla Patti messinese, un uomo del sud figlio di juventini. Non so quanti film di John Wayne abbia visto questo signor Rampulla, o perché creda che a Napoli giri gente tipo Buford "Cane Pazzo" Tannen, di Ritorno al futuro 3, ma sono certo che anche lui abbia le idee confuse.
Non è un problema di fede sportiva o maglia, questa è gente con dei problemi, tolta dalla scuola troppo presto, rubata all'educazione familiare, spesso frustrata da ritiri, da una bella vita demenziale e priva di qualsiasi forma di stimolazione neuronale.
Mi rendo conto, trascorrere una vita intera senza aver mai letto un libro, o essere dotati di menti convinte che il teorema più complicato al mondo sia quello di inserire i parastinchi sotto ai calzerotti, o addirittura persone il cui momento più emozionante è stato quello di riuscire ad indovinare una frase di senso compiuto durante un'intervista post-partita, sia poco gratificante; ma questo è dipeso da come è strutturato oggi il sistema calcio. Io da piccolo non sognavo di diventare calciatore, né le mie sorelle di diventare veline. Qualche valore a noi resta.
Il mio professore di anatomia ci ripeteva sempre: l'area delle funzionalità intellettive e l'area dello sviluppo delle funzioni fisiche non possono crescere contemporaneamente e al loro massimo livello: un Bolt scienziato o un Einstein palestrato, sono praticamente impossibili da verificarsi. Ma almeno una via intermedia sarebbe più che plausibile.
I calciatori hanno potere imprenditoriale, ma menti di ragazzini senza regole, che confondono il goniometro col centro del campo, la paghetta settimanale con stipendi milionari; non sono né bambini, né adulti. Chiaramente non tutti.
Il problema del tifoso, che spesso emula, segue, imita, santifica il suo palleggiatore è il rovescio della atroce medaglia.
Questi credono d'aver diritto d'interazione con decisioni di pertinenza della Prefettura.
La Juventus non era questo, Scirea non avrebbe parlato così. Altri tempi.
Qui il calcio si ferma, se non fosse accaduto, avrei scavalcato come un teppista per entrare nel campo e bucare il pallone. Un piccolo intervento a Cassano ferma il mondo, la morte della gente che non fa sport genera sorrisi...
Domenico Serra
Tuttosport: “‘O sole mio…”
“O’
sole mio”. Questo il titolo che appare in bella mostra sulla copertina
dell’edizione odierna (che sarà tra poche ore in edicola)
di TuttoSport , associato ad un’immagine dello Stadio San Paolo baciato
dal sole, comparso su Napoli, in effetti, nel pomeriggio. Il quotidiano
torinese si scaglia senza troppe cerimonie contro la decisione
del rinvio della sfida tra gli azzurri e la Juventus, non ritenendo
credibile la motivazione addotta dalla Prefettura del capoluogo campano.
La scelta della foto in copertina, in tal senso, non lascia
dubbi. TuttoSport crede poco al maltempo come causa del rinvio e getta
ombre sulle modalità con cui è avvenuta la riunione in cui è stata presa
la decisione. In particolare, viene posto l’accento sull’assenza di
rappresentanti della Juve e della Figc, ritenuti invece necessari perché
potesse essere presa una scelta equa, nonché sulla rabbia che avrebbe
manifestato Antonio Conte. L’allenatore dei bianconeri, infatti, viene
dipinto come “furioso” dal quotidiano torinese. Le polemiche, dunque,
sembrano destinate ad impazzare, almeno fino a quando il campo non
prenderà il sopravvento sulle parole e sulle insinuazioni.
Napoli-Juventus, nonostante il rinvio, è iniziata comunque. (fonte
Pensiero Azzurro)
Iscriviti a:
Post (Atom)