Ne sento parlare molto, come negarlo. Siti 
sportivi e riviste, così come la gente per strada, tutti a parlare del 
grande Edy. Ho in mente l’immagine di Reja quando ritornammo in serie A,
 quegli istanti al Marassi mi riempirono di lacrime. Il suo 3-5-2 resta 
nei meccanismi di gioco attuali, i suoi uomini ci hanno consegnato 
traguardi assurdi. Eppure un anno fa terzi eravamo noi. Troppe volte 
l’ho visto crollare, nei momenti importanti, dalla gestione di Dalla 
Bona a quella di Denis, dimenticandoli come Grava e Pazienza. Giocatori 
divenuti statuine, patrimoni depauperati per testardaggini tattiche di 
dubbio livello.
Il suo è un calcio che mi aveva stancato, 
riusciva a dare talmente tanto in casa, distruggendo le grandi come 
forse Mazzarri ha saputo fare solo di misura, ma fuori casa era abulico,
 non riusciva a trasmettere personalità. Certo parlavamo di un Napoli 
più giovane, inesperto. Il suo percorso meraviglioso è presente, ma non 
riusciva a tirar fuori il meglio da tutti. Forse è stata la stessa 
Napoli ad allontanarlo. Storia vecchia. E’ un braccio di questo Napoli, 
innegabile. Ne rivorrei l’uomo, la presenza, il sorriso, lo idealizzo 
come lo zio perfetto, ma rimpiangerlo, proprio non ci riesco. Ricordo il
 mio di zio dire: “uà, nata vota zazà!”. Odiava Zalayeta. Forse tutto il
 mondo lo odiava, tranne Edy.
Oggi la verità è che la Lazio è una squadra
 completa, rocciosa, che ha fatto acquisti di grande livello, purtroppo 
oggi: gli scarti di campionati tedeschi e francesi, qui fanno la 
differenza. Ritengo che la Lazio abbia qualcosa in più, una completezza 
di rosa assemblata nel tempo, non so se fatta da Cirio o da presidenti 
che non potranno nemmeno entrare allo stadio, sono storie che non mi 
riguardano, conta solo la sfida. Che vinca il migliore. Parlavo della 
sfida col Manchester…
Domenico Serra.
Azzurrissimo.

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