Ei fu. Quell’inizio manzoniano pubblicato da una Gazzetta qualche 
“spicciolo” di anni fa, quando non era nato nemmeno il calcio, mi 
incantò sia sui libri di scuola e sia oggi dinanzi al più meschino dei 
tradimenti. Il 5 Moggi non è solo un’allegoria, segna il giorno della 
fine di ogni speranza di un calcio pulito.
Avrei voluto che si tornasse a rispettare la classe arbitrale, che a 
fine partita gli allenatori, i giocatori e la quaterna, 
avessero rivisionato le azioni, commentandole senza alcuna frustrazione e
 dubbio legale. Avrei voluto che la moviola in campo fosse 
un’idea inapplicabile, perché rispetto e cultura sportiva della 
sconfitta, restassero il succo del senso del gioco, che vincessero su 
tutto, anche sull’eventuale microchip nascosto in un pallone. E poi ci 
sarebbe sempre stata occasione per sospettare, per immaginare un 
megacomplotto interplanetario, un favore tra squadre, uno scambio di 
giocatore, una bustarella, un orologio, come un capriccio tra Bari e 
Genova per distruggere l’Olimpo Doriano; o come una marionetta sulla 
quale dipingere una nuova testa, per poi essere manovrata da fili spessi
 come capitoni sfuggenti.
E’ il momento della verità, di intercettazioni sui giornali, di un 
arbitro che motiva un fallo davanti ai microfoni, di giurare prima 
di arbitrare una partita. E ci sarà sempre qualcuno pronto a dire: “è 
uno schifo, qualcuno ha pilotato le nostre delusioni e le nostre 
esultanze”. Non è questa la sede per elencare i condannati in primo 
grado, il seguito del processo o come finirà; nè è la sede opportuna 
per immaginare un paese costruito su un sistema legislativo 
soddisfacente (certo nemmeno al Parlamento Europeo ci si aspettava 
Roberto); ma è la sede per confidare quanto io mi senta un idiota 
complottatore da bar. Ad ogni contrasto, rigore, fuorigioco 
millimetrico giudicato a trenta metri, mi inventerò congetture, soprusi,
 brogli e menzogne, di uno sport che ormai è infetto, nei 
commentatori, negli allenatori, quanto nei tifosi.
Vorrei tornare a sognare delusioni ed esultanze completamente legate 
alla forza sportiva e alla sorte, ma la strada scritta dalla storia di 
Calciopoli, le intercettazioni, le storie extra-calcistiche dei nostri 
tempi, hanno distrutto la credibilità in uno sport che amo. Solo Napoli e
 il Napoli, mi possono salvare. Questa storia non mi sembra giunta 
ancora al termine, ma nemmeno l’immensa voglia di vincere della mia 
meravigliosa città.
Domenico Serra.
Azzurrissimo

4 commenti:
Veramente bravo!! Solo Napoli e il Napoli,mi possono salvare.! Complimenti..
Grazie davvero.
Ciao Armi!
Ciao Antonello e grazie mille della visita onorato.
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