Si arricchisce di nuovi, incredibili particolari la visita nei rioni
di Gomorra dell’ex giocatore dell’Inter Mario Balotelli. Dalle
dichiarazioni rese dal calciatore ai pm del pool anticamorra emerge che
Balotelli, accompagnato in scooter dall’imprenditore Marco Iorio (finito
in manette nell’ambito di un’indagine sul riciclaggio) si recò a
Scampia e fu portato a vedere come si confeziona e si spaccia la
cocaina. Quel viaggio nei rioni della camorra, Balotelli li ricorda in
un verbale firmato qualche mese fa dinanzi ai pm della Dda Sergio Amato e
Enrica Parascandolo. Balotelli si trovò nel rione delle Vele dinanzi a
un tavolo pieno di droga e chiese ai suoi conoscenti napoletani di
ritornare in albergo. Agli atti anche la testimonianza di Lavezzi, che
offre altri spunti investigativi utili per mettere a fuoco i rapporti
tra tifo e camorra. Lavezzi – in sintesi – dichiara di aver conosciuto
Antonio Lo Russo, il figlio del boss pentito Salvatore Lo Russo: «Ma ho
appreso dai giornali che si trattava di un latitante, io lo conoscevo
come capoultrà».
Leandro Del Gaudio (Il Mattino)
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Era finito in un brutto giro di scommesse, l’ex giocatore della Lazio
Paolo Negro. Lo spilungone dalla faccia simpatica che indossò per 376
volte la maglia biancoceleste, celebrato da Sergio Cragnotti nella
squadra dello scudetto e poi in fuga da Claudio Lotito nel 2005, alla
fine ha raccontato tutto in Procura, nelle scorse settimane, nella
stanza del pm Francesco Minisci. Conducendo gli investigatori nel mondo
del calcio scommesse clandestino che a Roma è sempre di più nelle mani
della camorra napoletana. Il giocatore diventato protagonista di tante
prese in giro campanilistiche per quell’autogol durante il derby con la
Roma nell’anno dell’ultimo scudetto giallorosso, rischia di diventare
l’uomo chiave in un’indagine che presto potrebbe avere sviluppi
clamorosi. Chi lo conosce, dice che il vizio per il gioco d’azzardo
Paolo Negro l’ha sempre avuto; e che persino alcune sue giocate, durante
i dodici anni in cui ha calcato i campi della serie A, sembravano
disegnate apposta per far piacere a qualche scommettitore potente. Da
quando ha appeso gli scarpini al chiodo, però, i problemi sono
aumentati: una esperienza poco felice sulla panchina del Cerveteri, la
sua prima squadra, si è conclusa nella primavera dello scorso anno per
gli scarsi risultati raggiunti. E contemporaneamente, dicono gli
investigatori, sarebbero cresciuti i suoi debiti da gioco. Tutti con
alcuni scommettitori provenienti dalla criminalità organizzata campana.
Che prima l’avrebbero ricattato, minacciandolo di far venir fuori
l’intera storia delle sue giocate clandestine, anche quando indossava
ancora la maglia biancoceleste. E poi gli avrebbero chiesto di fare gli
interessi delle cosche, individuando all’interno dello spogliatoio della
Lazio Calcio chi, tra i giocatori, poteva essere interessato a pilotare
i risultati. Negro, secondo le indiscrezioni che circolano in
Procura, avrebbe temporeggiato, fingendo di informarsi su quali potevano
essere i giocatori che, come lui, mal sopportano la gestione del
presidente Claudio Lotito e rimpiangono i tempi d’oro di Sergio
Cragnotti. Nell’amministrazione del club ma soprattutto nella tifoseria,
in particolare in quella organizzatissima degli Irriducibili. Poi,
quando il ricatto si è fatto stringente, si è arreso. E ha denunciato
tutto in Questura, per poi mettere a verbale davanti al pm Francesco
Minisci – che fa parte del pool antiusura coordinato dal procuratore
aggiunto Pietro Saviotti – l’organigramma dell’organizzazione che lo ha
ricattato e le attività illecite che gestisce a Roma. Spiegando pure che
il giro di scommesse sulle partite truccate passerebbe in buona parte
per una ricevitoria sulla Cassia, gestita da un suo amico, ex giocatore
di serie A pure lui, ma questa volta della Roma. Dai dettagli del suo
racconto e dalle successive verifiche durate praticamente tutta
l’estate, gli uomini della Squadra Mobile della Polizia coordinata da
Vittorio Rizzi sono arrivati ai vertici dell’organizzazione.
Sara Menafra (Il Mattino)
«Marco Iorio? Spesso andavo a mangiare da lui e uscivamo insieme». È
la testimonianza che l’attaccante del Napoli, Ezequiel Lavezzi, fornisce
ai magistrati Sergio Amato ed Enrica Parascandolo nell’indagine sul
riciclaggio di denaro che vede l’imprenditore in carcere dalla fine di
giugno. Il verbale, sottoscritto l’8 settembre scorso da Lavezzi, è
stato depositato insieme all’audizione dell’attaccante del Manchester
City e della Nazionale Mario Balotelli, ascoltato per il tour a Scampia
nel giugno 2010 dove a fargli da Cicerone fu proprio Marco Iorio.
IL FIGLIO DEL BOSS – Lavezzi ha dichiarato di aver
riconosciuto, nelle foto mostrategli dai magistrati, Antonio Lo Russo,
figlio dell’ex padrino, immortalato a bordo campo, pochi giorni prima di
diventare latitante, durante Napoli-Parma del 10 aprile 2010. «L’ho
conosciuto come capo ultrà», ha detto il giocatore, che ha ammesso anche
il boss sarebbe andato qualche volta a casa sua insieme ad altri
tifosi; anzi, sarebbe stato proprio Lo Russo ad esporre allo stadio San
Paolo uno striscione per convincere Lavezzi a restare al Napoli quando
si parlò di una sua possibile cessione. L’attaccante, però, ha chiarito
di non essere a conoscenza dei rapporti tra il boss e l’imprenditore
Iorio.
IL SUPER POLIZIOTTO – L’attaccante del Napoli ha
aggiunto di aver visto qualche volta nel ristorante di Iorio l’ex capo
della squadra mobile Vittorio Pisani. «Veniva chiamato “capo”», ha detto
Lavezzi riferendosi al super poliziotto indagato per favoreggiamento
nell’inchiesta e per questo raggiunto a fine giugno dalla misura
dell’obbligo di dimora.
BALOTELLI: «A SCAMPIA CON IORIO» – Anche Mario
Balotelli ebbe modo di conoscere Marco Iorio. «Gli chiesi di fare un
giro ai Quartieri e nelle Vele di Secondigliano – ha spiegato il
calciatore – ma ho saputo solo dopo di essere stato accompagnato da
persone non buone». L’attaccante del Manchester City, infatti, ha
raccontato che lui e due suoi amici furono accompagnati a Scampia da
Iorio e altre due persone. «Ebbi modo di vedere da una distanza di circa
10 metri un tavolo con sopra buste di droga». (fonte Campaniasulweb)
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