sabato 31 marzo 2012

Mazzarri: “Ci attendono due finali. I ragazzi ora sono di nuovo al top della forma”

Walter Mazzarri, allenatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista a “Napoli Magazine” alla vigilia della sfida di Torino contro la Juventus nella sala stampa del centro sportivo degli azzurri.

- Juve-Napoli, è costretto a fare risultato…
“Quando parlo di crescita intendo far tirare fuori il massimo ai miei ragazzi in ogni partita, lo faremo anche a Torino. Cercheremo di dare tutto per la nostra maglia e per i nostri tifosi”.

- Sarà la 400.a panchina per lei…
“Sono passati tanti anni, ricordo la Primavera del Bologna, successero delle disgrazie, sono stato messono alla prova. E’ stato un bel percorso: sono partito da sotto zero arrivando quasi al massimo, ovvero la Champions, il massimo per un allenatore. Non ci penso tanto, ma un pizzico d’emozione c’è”.

- Napoli in lotta per il terzo posto ed arbitro dello scudetto…
“Noi abbiamo fatto tanto e non si puo’ pensare a questi aspetti. Affrontando per la prima volta la Champions, era impensabile fare qualcosa di piu’ rispetto a quello che stiamo gia’ facendo in campionato. Peccato per i due punti persi col Catania, perche’ avevamo fatto nostra la partita. Non siamo stati tanto fortunati, ma questo e’ un discorso fine a se stesso. Ci attendono due trasferte importantissime contro Juventus e Lazio”.

- Il Napoli e’ la squadra che ha piu’ messo in difficolta’ la Juve, non hanno mai perso…
“Sembrano imbattibili, ma non dobbiamo pensare a questo. Dobbiamo concentrarci sul nostro gioco, poi penseremo al resto. Quello che e’ successo col Catania si e’ verificato all’andata con la Juve. Una squadra forte non puo’ subire rimonte del genere”.

- Recuperano Maggio e Campagnaro…
“Abbiamo avuto la settimana tipo di lavoro, stanno bene. Faro’ le scelte piu’ opportune. Penso di trovare i calciatori che mandero’ in campo al top della forma”.

- Ha provato lo schieramento a zona sui calci d’angolo? Ha visto Juventus-Inter? Bianconeri in difficolta’ con la pressione alta…
“Quando si puo’ si fa sempre questo tipo di atteggiamento. Tutte le squadre soffrono se fai pressing, e’ importante che anche gli attaccanti facciano questo lavoro. Dei calci d’angolo ne ho parlato con Frustalupi. Siamo la terza squadra che ha preso gol sui piazzati, molti subiscono reti del genere, anche piu’ di noi. Questi gol sono arrivati quando inconsciamente ci siamo rilassati essendo in vantaggio. Dobbiamo restare sempre concentrati. Faccio spesso il gesto dello 0-0 dopo il gol fatto, perche’ spesso accade che cala l’attenzione quando siamo in vantaggio”.

- Chi marcherà Pirlo?
“Quello che farò lo vedrete in campo. Pirlo e’ un giocatore che va limitato, ma non e’ che per chiudere Pirlo dobbiamo lasciare liberi Vidal e gli altri”.

- Juventus e Napoli, due trasferte svolta per il terzo posto?
“Non poniamoci dei limiti, sono due finali. Io ci credo. Dopo queste due trasferte, ci saranno 7 gare dove puo’ succedere di tutto. Con i tre punti e’ possibile sempre recuperare. Le affronteremo al massimo”.

- Pandev e Dzemaili stanno dando delle risposte importanti…
“Pandev si e’ fatto trovare pronto, cosi’ come Dzemaili, fermo restando che quelli che sono stati impiegati hanno fatto bene. Ricordo che ai tempi del Bologna c’era un giocatore che entrava e faceva bene, ma sono dati che fanno parte del gioco”.

- La Lazio sta pensando a lei. Lotito ha fatto pubblici apprezzamenti del suo lavoro…
“Il presidente se vuole mi chiama, fermo restando che sto bene dove sono. Fino al 2013 ho un contratto col Napoli che intendo rispettare. Sono concentrato sull’attualità, sulle partite che mi aspettano”.

- Vuole fare un pesce d’aprile alla Juventus?
“Il calcio e’ una cosa seria”.

- E’ stato un bene essere usciti dalla Champions?
“Io sono dispiaciuto di essere uscito dalla Champions, ma e’ anche vero che abbiamo guadagnato delle energie. Dovendo andare a Lisbona, qualcosa avremmo perso. Penseremo al campionato e poi alla finale di Coppa Italia”.

Addio a Franco Mancini: difese la porta del Napoli negli anni difficili tra il 2000 e il 2003


Morto, improvvisamente, Franco Mancini, portiere del Napoli dal 2000 al 2003 e della Salernitana dal 2006 al 2007. Aveva solo 43 anni, ed è stato stroncato, forse, da un infarto a Pescara dove svolgeva il ruolo di preparatore dei portieri nella squadra di Zeman che è al secondo posto nella classifica di B.

Mancini si trovava nella sua abitazione in via Gobetti, in pieno centro. L’allarme è scattato dopo le 17 quando è rientrata in casa la moglie, con un’amica, e ha scoperto il marito agonizzante. Ha chiamato subito il 118, i sanitari sono arrivati sul posto, ma non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. In via Gobetti si sono presto radunati gli uomini del Pescara, dirigenti, sanitari e altri tecnici.

Mancini era nato il 10 ottobre 1968 a Matera. Proprio con la squadra della sua città ha iniziato la carriera tra i pali. Si è spostato a Bisceglie nel 1987, una breve parentesi, perché si è affermato a Foggia. È stato il portiere dei rossoneri di Zeman per tanti anni. A Foggia ha giocato otto anni contribuendo alla promozione in serie A e diventando uno dei pilastri di Zemanlandia. Nella passata stagione, a Foggia, era tornato a lavorare con Zeman, che ha sempre considerato il suo mentore calcistico. E la scorsa estate lo aveva seguito a Pescara.

(fonte Corriere del Mezzogiorno)

giovedì 29 marzo 2012

Cavani: “Orgoglioso che mio figlio sia napoletano. Voglio Coppa Italia e classifica marcatori”

Il bomber del Napoli, EdinsonCavani, è intervenuto ai microfoni di Marte Sport Live: “Domenica sarà una partita molto sentita per l’intera città. Mio figlio poi, essendo napoletano, mi fa vivere la partita in modo speciale. “El botija”? è un soprannome datomi da piccolo: cerco di fare la mia vita e seguire ciò in cui credo sempre.

Esordio di Bautista al San Paolo? È molto bello per me che sia nato a Napoli; è napoletano e lo dirà con tanto orgoglio. Tutti mi hanno accolto benissimo in questa città; non finirò mai di provare affetto per questo popolo. Mi dimostrano il loro amore sempre, al di là del personaggio che posso essere; ogni volta che metto piede in campo mi emoziono e sono felice.

I numeri? Sto migliorando perché lavoro bene e raccolgo i frutti del mio lavoro: sto raccogliendo esperienze uniche qui, non voglio pensare al passato ed al futuro; non si sa mai cosa può succedere; ciò che cerco è dare il massimo per il Napoli e continuare a lavorare per questa società. Certamente la posizione influisce sul mio rendimento, ma io ho cambiato modo di pensare e giocare quando sono approdato a Napoli.

Parole dure dopo la gara di Catania? Tutti vogliamo vincere, non ho mai pensato che i miei compagni abbiano smesso di volerne. Io ho sempre voglia di vincere, dal momento che apro gli occhi e guardo la mia famiglia: quelle parole servono a scuotere tutti noi, che siamo giovani e dobbiamo migliorarci. Io tra i migliori? Forse, ma non ora. Lavoro per essere il migliore tra i miei amici e per la mia famiglia.

Il premio a Mazzarri? Quello che ha fatto il mister è qualcosa di incredibile: è riuscito a portare avanti un gruppo composto da persone con caratteri diversi; prima non lo conoscevo, ma adesso posso dire che è stato fondamentale per la mia crescita. Legrottaglie? In campo nemmeno gli ho parlato. Ci siamo incontrati dopo la partita: al di là che sia evangelico e credente, sono molto realista e cerco di portare i miei concetti ed insegnamenti nel mondo in cui vivo. Penso ad oggi, al momento che stiamo vivendo. Lavoriamo bene e domenica cercheremo di fare risultato.

L’esperienza in Champions? Unica. Regala motivazioni incredibili giocare contro le squadre più forti del mondo; cercare il terzo posto è importante per noi. Il mio futuro? Non dipende dalla Champions: sono felice qui, ma se vedo che la gente mi è vicina ed ama me la famiglia, non posso chiedere altro. Mi salutano, mi riconoscono e quasi “ringrazio” i ladri che mi hanno fatto trasferire in un posto magnifico. Quando esco di casa so che le persone vogliono salutarmi e ne sono consapevole, dedico loro parte del mio tempo.

Coppa Italia? Ci tengo tantissimo. Ma prima c’è il campionato. Rigori e capocannoniere? Ci penso a vincere questo titolo; direi una bugia se dicessi il falso. Ci tengo a vincerla per continuare a fare bene. Voglio lasciare un ulteriore ricordo a questa gente.

Rigori? Hai sempre il 50 % di possibilità di segnare o meno; posso sembrare permaloso nel dare questa risposta, ma credo che i portieri studiano noi attaccanti e i nostri modi di calciarli. Io continuerò a tirarli per dare un contributo alla mia squadra.

Juventus? Cercheremo di vincere per regalare ancora un emozione ai nostri tifosi. Curiosità? Amo gli uccelli e le api (ride ndr); se volete consigli posso darvene! I 3 gol dello scorso anno? Li porterò sempre dentro di me. Vivo per lasciare ricordi e vorrei lasciarne ancora al popolo napoletano. Champions? Barcellona o Bayern. Campionato? Milan. Juventus- Napoli? Napoli!”.

mercoledì 28 marzo 2012

La Gazzetta: “C’e’ la fila per i tre tenori. E ora Hamsik vale meno di un anno fa…”

Cinquantaquattro gol all’attivo, appena 5 in meno del Milan che vanta il primato dei gol segnati, finora: si presenterà a Torino, il Napoli, portandosi dietro il carico della sua potenza offensiva da opporre alla difesa meno battuta del campionato: quella della Juventus, con 17 reti al passivo. Dati che danno l’esatta dimensione della forza di queste due squadre che, dopo la gara di campionato, si ritroveranno nuovamente di fronte il 20 maggio per giocarsi la finale di coppa Italia. La Juventus sta contendendo lo scudetto al Milan sin dalla prima giornata, mentre il Napoli sta inseguendo il terzo posto per evitare di restare fuori dalla Champions League dopo la sconfitta di Stamford Bridge.
Indispensabile Champions – Sarà una notte particolare per il Napoli. L’ambiente è un tantino deluso dal pareggio di domenica, contro il Catania, che ha evidenziato un calo di concentrazione e di forma. Ma la sfida con i bianconeri è il momento più sentito dell’intera stagione, la rivalità tra le due tifoserie è qualcosa che va oltre la passione. Ed allora, Napoli si aspetta il grande colpo, vorrebbe interrompere l’imbattibilità dei bianconeri. Ma, soprattutto, vuole vincere per provare ad agganciare la Lazio (gioca a Parma) al terzo posto e lanciare la volata per l’unica possibilità rimasta per partecipare alla prossima Champions League. Che, a questo punto, diventa fondamentale per trattenere i tre talenti che hanno fatto grande il Napoli.
Tentazioni – Sono diverse, perché Lavezzi, Cavani ed Hamsik sono in cima alle preferenze di parecchi club nazionali ed europei. Chissà quanto potrà valere la fermezza di Aurelio De Laurentiis dinanzi all’insistenza di chi gli chiederà di andare via! La posizione più appetibile è quella di Lavezzi: basterà versare al Napoli 31 milioni di euro, infatti, per assicurarsene le prestazioni. A 27 anni, il Pocho vuole garantirsi l’ultimo contratto significativo della propria carriera prima di ritornarsene in Argentina. Più complicata l’eventuale trattativa per Cavani. Il presidente è stato abbastanza chiaro: comincerà a discutere con i pretendenti soltanto se si dovesse partire da una base di 50 milioni di euro. Dalla Spagna o dall’Inghilterra potrebbe arrivare l’offerta giusta, mentre le quotazioni di Marek Hamsik sono in ribasso: il suo rendimento è alterno da un paio di stagioni e difficilmente, quest’anno, ci saranno club disposti a spendere 30 milioni per acquistarlo. L’opportunità vera l’aveva avuta nella scorsa estate, quando il Milan ammise di volerlo. Il no di De Laurentiis fu perentorio. (fonte Gazzetta)

martedì 27 marzo 2012

LOTTA CHAMPIONS. Una poltrona per tre

Troppi per sapere chi vincerà la volata Champions tra Lazio, Napoli e Udinese. Pochi per alimentare le speranze di Roma, Catania e Inter. Se anche i giallorossi, ad esempio, dovessero centrare uno straordinario filotto da 18-20 punti in nove partite, nessuna delle tre davanti dovrebbe superare quota 62-64. Improbabile.

LE QUOTE. Tanto vale allora concentrarsi su biancocelesti, partenopei e friulani. Come peraltro fanno i bookmaker, che aggiornando le quote dopo il weekend danno alla Lazio il ruolo di favorita (puntando sui biancocelesti si vince 2.38 volte la posta), al Napoli quello di rivale (2.75) e all’Udinese quello di outsider (5). Staccate Roma (11) e Inter (26).

IL TREND. Perche’ tanta differenza tra Napoli e Udinese, appaiate in classifica? Basta guardare cos’è successo finora nel girone di ritorno. In dieci giornate la squadra di Mazzarri ha conquistato 19 punti, quella di Reja 18, quella di Guidolin appena 10. Un punto a partita, frutto di due sole vittorie, quattro pari e quattro ko. I friulani sono in un momento di chiara difficoltà, se sono rimasti ancora aggrappati al treno delle battistrada lo devono, più che al bomber Di Natale un po’ appannato nelle ultime domeniche, a una difesa che resta la migliore del terzetto: 27 gol subiti contro i 32 del Napoli e i 34 della Lazio.

IL SALDO RETI. Parlando di reti, si scopre il paradosso più grande della classifica. A guidare la volata Champions è la squadra che ha il peggior saldo tra gol segnati e incassati. La Lazio può infatti vantare un «misero» +9 rispetto al roboante +22 del Napoli e al discreto +13 dell’Udinese. A guardare bene il dato, si scopre che è lo specchio delle caratteristiche delle squadre. La Lazio non ruba l’occhio, fa fatica, ha una manovra lenta e accidentata, ma è concreta. Il Napoli, al contrario, è spettacolare ma anche sciupone. Basti pensare che nel girone di ritorno la squadra di Mazzarri sta attraversando il miglior momento dall’inizio della stagione mentre quella di Reja procede a strappi, tra rovesci clamorosi e vittorie stentate. Eppure i partenopei hanno recuperato ai biancocelesti la miseria di un punto.

LA CONDIZIONE. Momenti di difficoltà, si diceva. In realtà nessuna delle pretendenti scoppia di salute in questa fase. Il fiato corto della Lazio è evidente e in parte inevitabile. I biancocelesti, secondi solo al Milan nella classifica degli infortuni, hanno dovuto fare affidamento sempre sugli stessi uomini, ora abbastanza logorati. Per altre quattro gare, inoltre, mancherà il faro tedesco Klose, un handicap notevole con la parziale consolazione di averlo più riposato – al pari di Lulic – per le ultimissime partite. Il Napoli delle ultime gare, tuttavia, non sembra assai più pimpante dei biancocelesti. Colpa degli impegni in Champions e Coppa Italia, ma anche di una gestione che, nonostante la pressoché assenza di guai fisici, non ha mai fatto molto affidamento sul turnover. Discorso analogo per l’Udinese, che vede i suoi due uomini chiave – Di Natale e Isla – o in calo o fuori per infortunio fino al termine della stagione. Sarà quindi una guerra di nervi, più che di fisico.

IL CALENDARIO. Conterà senza dubbio il calendario che, apparentemente, dà una chance in più al gruppo di Mazzarri. Come la Lazio, il Napoli ha cinque gare in trasferta su nove, ma al San Paolo arriveranno, nell’ordine, Atalanta, Novara, Palermo e Siena. Sulla carta sono dodici punti, l’esperienza insegna che nel calcio italiano non si può dare nulla per scontato. Per la Lazio il prospetto delle sfide è meno agevole, con trasferte come quella di Torino o in casa della stessa Udinese.

180 MINUTI DECISIVI. Ma la squadra di Reja ha un vantaggio da non sottovalutare. Si tratta dei famosi tre punticini che ora i biancocelesti hanno in classifica sulle dirette concorrenti. Possono sembrare, anzi sono, pochissimi. Ma potrebbero essere di più dopo i prossimi 180 minuti. Quando la Lazio farà visita al Parma – mentre in Napoli sarà allo Juventus Stadium – e poi riceverà all’Olimpico i partenopei. Uscire con un saldo positivo da queste sfide vorrebbe dire allargare la forbice del distacco, mettere dalla propria parte gli scontri diretti e, soprattutto, dare una mazzata psicologica notevole alle avversarie. Con sette partite da giocare, potrebbe essere la fuga decisiva. (fonte Il Tempo)

domenica 25 marzo 2012

NAPOLI – CATANIA 2-2: le solite palle inattive sottraggono agli azzurri 2 punti d’oro

Aveva ragione Mazzarri: dopo Coppa Italia e Champions la fatica si è fatta sentire e quella col più fresco Catania sembrava una partita bloccata. Poi entra Pandev, in palla, che tra assist e giocate al bacio manda in gol nel giro di 6 minuti Dzemaili e Cavani. Gli azzurri si divorano un paio di volte il 3-0 e al 74′ Spolli riapre il match di testa su calcio d’angolo. Solito problema sulle palle inattive: infatti il Catania pareggia all’88′ con Lanzafame su mischia in area, dopo l’ennesimo angolo. Una vittoria sprecata, con la Lazio che vince sul Cagliari e va a + 3 al terzo posto.

Ecco la sintesi della partita: Catania che già in avvio non offre agli azzurri molti spazi, chiudendo le fasce e contrastando attentamente a centrocampo. Attenta la difesa a cinque degli uomini di Montella, che manda più volte in fuorigioco gli esterni di Mazzarri. Al 20′ la partita si accende, con alcuni buoni spunti azzurri e gli etnei che ripartono in contropiede. Ma il primo tempo termina sullo 0-0. Nella ripresa il Napoli dovrebbe spingere un po’ di più sull’acceleratore, ma rischia in un paio di circostanze (calano i due centrali di centrocampo). Esce Hamsik ed entra un fresco Pandev che cambia il match, fino al gol al 60′ di Dzemaili: gran botta da fuori all’incrocio dei pali. Il macedone si ripete al 66′, sfoderando un assist per il rocambolesco raddoppio di Cavani. La partita però si riapre con un gol di Spolli di testa, su angolo. E su un altro corner pareggia Lanzafame in mischia. Finisce così, con tanto amaro in bocca.

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LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO

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DE SANCTIS 5.5 – Poco lucido: al 63′ perde una palla che poteva costare caro. Si fa perdonare su Gomez al 73′. Immobile sul gol di Spolli

CAMPAGNARO 5.5 – Qualche sbaglio di troppo negli appoggi, ma si propone con generosità. Non salta su Spolli in occasione del 2-1.

FERNANDEZ 6.5 – Non sbaglia un intervento, dimostra grande maturità. Nella ripresa e’ stanco e Mazzarri gli preferisce l’esperienza del capitano (CANNAVARO 5.5 non benissimo la difesa dal suo ingresso)

ARONICA 5.5 – S’addormenta in qualche circostanza, ma salva a porta vuota al 63′

DOSSENA 5.5 – Irretito dai fuorigioco etnei. La partita sulle fasce è bloccata

GARGANO 6 – Lento di pensiero in qualche azione; la manovra passa da lui ma si vede che non è un regista. Meglio quando contrasta, con generosità. Ci prova su punizione: fuori

DZEMAILI 7 – Più aggressivo e arretrato a centrocampo. Aiuta molto il pacchetto arretrato. Ci prova al 57′, ma è al 60′ che fa esplodere il San Paolo con una sassata all’incrocio che piega le mani a Carrizo. Spreca un’ottima occasione al 77′.

ZUNIGA 5.5 – Si propone poco, spesso anticipato. Gioca più ordinato sul 2-0

HAMSIK 6.5 – Buoni spunti in avvio, s’inserisce con intelligenza nel fortino difensivo del Catania. Ci prova da fuori al 29′. Poi cala nella ripresa ed esce (PANDEV 7.5 Si presenta con un super assist non sfruttato da Cavani. Ne sfodera un altro al 66′ per il raddoppio. Cambia letteralmente la partita e fa il funambolo dalla trequarti in su, cogliendo un palo che si dimostra decisivo sul risultato finale)

LAVEZZI 5.5 – Non passa tra le maglie rossazzurre, mai pungente. E’ nero per il cambio (INLER sv Offre ordine, ma non cambia il match)

CAVANI 6 – Non è al top. Poche palle giocabili. Si mangia un gol calmoroso al 59′, ci prova caparbiamente al 66′: palla sul palo, poi gol in ribattuta.

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All. MAZZARRI 5.5 – Non era facile affrontare questo Catania in forma dopo le recenti fatiche. Ottima la carta Pandev giocata al momento giusto. Ma il problema sulle palle inattive è assolutamente da risolvere.
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Marco Perillo

sabato 24 marzo 2012

Maradona a Il Mattino: “Il Pocho corre a perdifiato, Cavani implacabile, Hamsik mi piace. Mazzarri e’ bravo”

«Se chiudo gli occhi e torno indietro nel tempo, mi vedo indossare tre maglie soltanto. Quella della Seleccion innanzitutto, l’amore che provo per l’Argentina è ineguagliabile. Le altre due appartengono al Boca Juniors e al Napoli, i miei club, i luoghi, le persone, le partite, i giorni più belli e importanti della mia vita». Diego Maradona sorride, quanto i ricordi lo rapiscano è un’evidenza fisica. Sta bene, ha una bella faccia e un umore allegro. È appena finita la periodica conferenza stampa nella quale illustra ai media arabi i progressi dell’Al-Wasl, il club di Dubai che sta guidando in campionato e nella Emirates Cup, e mentre il suo traduttore, il prezioso Isham, ci fa strada verso l’ufficio Diego mormora un paio di volte tra sé e sé «la Gazzetta», quasi fosse la password per accedere al suo vecchio mondo. Non è la prima volta che parliamo con lui, ma mezz’ora faccia a faccia con Maradona rimane un’esperienza emozionante.

Su un profilo Twitter che porta il suo nome è comparso l’altra notte un messaggio di gioia per la qualificazione del Napoli alla finale di coppa Italia. Era davvero suo? «No, non uso Twitter. Però sono amici che conoscono le mie emozioni, l’altra sera ero davvero contento. Questo Napoli mi rende contento».

Lavezzi è sempre il suo preferito? «Il Pocho corre a perdifiato, con e senza palla, squilibra ogni schieramento avversario. Ma Cavani è diventato implacabile, e Hamsik continua a piacermi. Sono bravi e giocano con il cuore. Ho sofferto con loro la sera della Champions».

Sulle due partite il Napoli avrebbe meritato di passare? «Io dico questo: al San Paolo è andato molto più vicino il Napoli al 4-1 che il Chelsea al 3-2, e quindi il risultato era corto. A Stamford Bridge, purtroppo, non sono riusciti a sopportare la pressione, e li capisco perché un match dentro o fuori su un campo inglese non è facile da maneggiare. Ora è importante che il Napoli arrivi terzo, in modo da replicare subito l’esperienza in Champions. Se già ha fatto bene alla prima partecipazione, mi aspetto che l’anno prossimo vada anche meglio».

Il lavoro combinato di società e allenatore le pare diretto verso un ulteriore salto di qualità? «La rosa del Napoli è molto interessante perché i giocatori che vogliono imporsi sono in netta maggioranza rispetto a quelli che hanno già dato il meglio. Non conosco bene Mazzarri, ma la sua bravura si vede da come fa giocare il pacchetto arretrato: non ha campioni lì dietro, quelli stanno davanti, ma difendendo di squadra riesce a ovviare alle carenze di talento. Nessuno vuole fare il Baresi, sono soldati ordinati e determinati, tesi al loro obiettivo, e ragionando così il Napoli è tornato ad altezze che non raggiungeva dai miei tempi».

Per poterlo rivedere dal vivo lei deve risolvere il suo contenzioso con l’Agenzia delle entrate. L’altro giorno il direttore, Attilio Befera, ha dichiarato di non avere notizie di una sua volontà di accordo, ma di essere disponibile nel caso a verificarla. Suona come un’apertura. Quando manderà il suo avvocato a trattare? «Ci voglio andare io da Befera. L’avvocato Pisani ha preparato le carte, ma presto sarò io a chiedere un appuntamento al direttore, perché è ora di chiudere una storia che mi ha avvelenato la vita. Che mi ha sottratto non tanto occasioni di lavoro, quelle vanno e vengono ed è inutile tornarci su, ma diciotto anni di amore dei napoletani».

La materia è delicata, ed è bene lasciare i sentimenti fra parentesi. Al momento lei deve al Fisco italiano 38 milioni, compresi gli interessi di mora che nel tempo hanno gonfiato a dismisura il debito iniziale. Qual è la sua difesa? «Io non sono un evasore fiscale. Io odio gli evasori fiscali, e dunque trovo questa situazione doppiamente amara. Ho in mano una sentenza del ’94 nella quale si dice che non devo nulla, non ho capito chi abbia poi cambiato le carte in tavola e perché.Maentriamo pure nel merito. Con Ferlaino e Gallo, il dirigente che si occupava della parte finanziaria e che adesso non c’è più, ho sempre firmato contratti che recavano la dicitura “libero da imposte”. Il compenso era inteso al netto, se gli accordi fossero stati al lordo la cifra avrebbe dovuto essere superiore. Io non so chi ha combinato questo casino, ma a Befera chiederò perché sono l’unico perseguito. Ferlaino, che firmava i contratti con me, vive tranquillo a Napoli; il mio ex agente Coppola, che li preparava, entra ed esce dall’Italia senza problemi; io, invece, ogni volta che ci metto piede vengo sottoposto all’umiliazione del sequestro di orologi e orecchini».

Quando pensa di chiedere l’appuntamento? «Non lo so, non è che sono a Dubai in vacanza, ci lavoro. Sarà comunque presto perché come le ho detto voglio chiudere la questione e tornare a Napoli, come si dice, attraverso la porta grande. Non voglio fare né il direttore sportivo né l’allenatore, voglio semplicemente entrare al San Paolo libero di tifare come tutti i napoletani. E poi vorrei tanto bermi un caffè in piazza Plebiscito con Giordano, con Carnevale, con Renica, con tutti i miei vecchi compagni. Le piccole grandi gioie della vita».

Cosa vede di nuovo nel calcio italiano? «Eh, è tornata la Vecchia Signora. La rinascita della Juventus mi sembra il dato saliente di questa stagione, e ci aggiungo purtroppo perché nella prospettiva di lottare presto per lo scudetto il Napoli ha una concorrente terribile in più».

Trova che il Milan resti favorito in campionato? «Sì, ha un vantaggio piccolo ma pesante, e probabilmente è ancora la squadra migliore. E poi ha avuto il coraggio di investire su un allenatore giovane in un mondo che mi pare imbalsamato. Sempre le stesse facce, non mi stupirei se qualcuno richiamasse Trapattoni… Allegri è bravo, ma mi faceva ridere quando fingeva di non pensare al rinnovo del contratto. “Dove vai?” gli gridavo, guardandolo in tv. “Tieniti stretto quel posto, di migliori non ce ne sono”».

Che idea si è fatto di Ibrahimovic, più dominante in Italia che in Europa? «Allenarlo non deve essere facile, ma è un purosangue. Lo metto quasi allo stesso livello di Cristiano Ronaldo, che ovviamente è secondo solo a Messi. La mia classifica: Messi, Ronaldo, poi Ibra e Rooney a pari merito. E il Kun Aguero è fra i primi dieci, ma in ascesa».

Le piace Balotelli? «Molto. E’ ancora un ragazzino, e come sappiamo i suoi problemi non sono in campo ma fuori, ma penso che il sostegno quasi paterno di Mancini lo stia portando sulla strada giusta. Ho molto apprezzato anche il fatto che Mancini abbia voluto e saputo dare una nuova opportunità a Tevez; mi ero raccomandato con l’Apache, una volta sfumato il trasferimento al Milan doveva fare pace e l’ha fatta. È una storia che può finire in gloria, se il City vincerà il titolo».

Ritiene Balotelli la chiave del rendimento dell’Italia all’Europeo? «Non esageriamo, ci sono altri buoni giocatori. Io ne ho in testa soprattutto due: Marchisio, che ha la determinazione a emergere dei campioni, e Pirlo, che pare un ragazzino. Se posso fare un augurio a Prandelli, i recuperi di Cassano e Rossi trasformerebbero la vostra nazionale. Rispetto a una volta mancano i marcatori italiani, quelli che mi seguivano anche quando andavo a prendere l’acqua a bordo campo. È una tradizione scomparsa, e per voi non credo sia un bene».

Pensa anche lei che il ciclo argentino dell’Inter sia concluso? «Cominciamo col dire che è stati eccezionale. Zanetti, Cambiasso, Samuel, Milito hanno scritto la storia. Poi, il tempo passa per tutti. E a volte qualcuno lo accelera…».

Cosa intende dire? «È stato Mourinho. Un grande anche per questo, riesce a farsi dare tutto dai suoi giocatori. Non so all’epoca quanta energia avessero ancora Zanetti e Cambiasso, ma Mourinho non gliene lasciò nemmeno una stilla.

Egoista? Patto col diavolo? Hanno vinto, questo conta».

Maradona, perché nel 2010 lasciò a casa Zanetti? Quando Otamendi concesse subito a Muller il gol dell’1-0 nel quarto di finale con la Germania, ce lo chiedemmo tutti in tribuna. Senza quello strafalcione il destino della sua Argentina sarebbe potuto essere diverso. «Lei dice? Io penso semplicemente che anche mio nipote Benjamin sapeva che sulle punizioni Muller andava sul primo palo, avevamo studiato le altre gare della Germania, era una situazione chiara. Ah, che sbaglio… E quante lacrime, in quello spogliatoio. Ma se commetti un errore con il Camerun puoi sperare di sopravvivere, contro i tedeschi no, e io lo so bene.

Ricorda la finale dell’86? Un attimo di rilassamento, e dal 2-0 ci ritrovammo 2-2». Fu in quel momento che Diego Maradona decise come vincere il suo titolo mondiale. Con un assist— magistrale—a Burruchaga. Tutti marcavano lui, e lui seppe beffarli. Lui che adesso aspetta, con aria quasi rassegnata, l’ultima domanda. Beh, gente, riuscire a sorprendere Maradona è qualcosa che non ha prezzo.

Diego, non le chiederò se sia stato più forte lei o se è più forte Messi. Le chiedocomesarebbe stato giocare assieme. Il sorriso che gli illumina il volto è una meraviglia. «Vede, le classifiche fanno ridere ma c’è una dote, soprattutto una, che nessuno ha mai avuto come me e Leo: la velocità di pensiero. Allenandolo, la cosa di me che rivedevo in lui era la fulminea comprensione di come l’azione si sarebbe sviluppata. È una qualità innata, una cosa da computer. Potendo dialogare con uno che pensa alla stessa velocità, entrambi avremmo dato ancora di più».

E qui ci vuole la citazione di una scritta comparsa sulle mura del cimitero di Napoli dopo il primo scudetto: cosa ci siamo persi!

venerdì 23 marzo 2012

Riecco il DeLa: «E chi lo dice che la finale si giocherà a Roma? Decideremo io e Agnelli. E i prezzi non sono stati ancora decisi»

Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è intervenuto nel corso della trasmissione radiofonica Marte Sport Live, parlando della prossima finale di coppa Italia contro la Juventus. Il patron azzurro ha ricordato le emozioni legati alle sfide contro i bianconeri nel corso della sua gestione: “Sono anni, dai tempi della Serie C, che il Napoli attrae l’attenzione dei media quando sfida la Vecchia Signora. Ricordo quando il Napoli vinse il trofeo Birra Moretti, salutai Moggi negli spogliatoi. Abbiamo sempre giocato grandi partite contro la Juventus, anche quando ci sfidammo in serie B. Dal ritorno nella massima serie, le gare contro i bianconeri sono stati occasioni per vivere grandi nottate di calcio. Nell’ultimo precedente contro la Juventus, se Hamsik non avesse sbagliato il rigore, avremmo vinto. Non ho comunque recriminazioni circa quella partita”.

STADIO DELLA FINALE - Pareva sicuro che lo stadio della finale di coppa Italia sarebbe stato l’Olimpico di Roma, De Laurentiis, a sorpresa, ha avanzato l’ipotesi che la partita possa essere disputata altrove: “Non è detto che sarà l’Olimpico lo stadio della finale, pare abbia pochi posti per ospitare l’evento. La gara si potrebbe giocare anche a Milano, Parigi o Londra. Decideremo io e Agnelli dove si terrà la finale, non siamo le marionette di nessuno: pretendiamo garanzie adatte circa l’impostazione dell’evento”.

VENDITA BIGLIETTI - Il presidente azzurro ha dichiarato che non è stato deciso nulla circa la vendita dei biglietti per la finale: “Il Napoli informerà i propri sportivi circa le date in cui verranno commercializzati i tagliandi, per il momento non si sa nulla. E’ stata avanzata l’ipotesi di iniziare la vendita ai primi di aprile ma io credo che i tifosi potranno acquistare i biglietti dal 10 maggio in poi. Invito i nostri supporters a non acquistare biglietti su internet: si tratta di truffe, non si facciano imbrogliare. Ho letto che i giornali hanno anche pubblicato il prezzo dei tagliandi: non è vero niente, non sono stati ancora decisi”.

TESSERA DEL TIFOSO - Esiste l’ipotesi che possa essere necessario il possesso della tessera del tifoso per poter acquistare un biglietto per la finale, De Laurentiis invita tutti i tifosi a sottoscriverla: “Gli organi di Polizia potrebbero anche decidere di circoscrivere l’accesso ai soli possessori della tessera del tifoso. Attualmente, Napoli e Juventus contano 150.000 tifosi tesserati. Invito i tifosi a sottoscrivere la tessera, è un merito possederla. Ad ogni modo, io non sono d’accordo riguardo il concetto di tessera del tifoso anche perchè non si è mai capito bene a cosa serva”.

CODE PER IL CHELSEA - Il presidente del Napoli è anche tornato sui disguidi che hanno vissuto i tifosi del Napoli in occasione della vendita dei biglietti per la gara di ritorno degli ottavi di Champions League a Londra contro il Chelsea: “E’ ovvio che con soli 1700 biglietti disponibili ci siano stati dei disguidi. Le norme UEFA sulla biglietteria non funzionano”.

SOGNO SUPERCOPPA - Vincere la coppa Italia significherebbe qualificarsi per la Supercoppa Italiana che si disputerà ad agosto in Cina, allo stadio Olimpico di Pechino. De Laurentiis sogna di poter vedere il Napoli esibirsi nella megalopoli asiatica: “La Supercoppa è il vero trofeo per me, sarebbe stupendo giocare a Pechino. Sarebbe una celebrazione straordinaria del calcio Napoli”.

OBIETTIVO CHAMPIONS - La crescita del Napoli passa dal ritorno in Champions League, De Laurentiis vuole un Napoli vincente in campionato, già dalla prossima partita contro il Catania:“L’approdo alla finale di coppa Italia ci permette di considerarci qualificati all’Europa League, nella pratica. Noi però puntiamo alla Champions League. Contro il Catania sarà dura, gli etnei sono la migliore squadra del 2012 assieme a noi e al Milan”.
(areanapoli.it)

giovedì 22 marzo 2012

Rientra l’allarme per Maggio: disponibile tra una decina di giorni

Sono meno gravi del previsto le condizioni di Christian Maggio. Dopo l’infortunio subìto nel match con il Siena, l’esterno del Napoli si è sottoposto questa mattina ad esami che non hanno evidenziato lesioni muscolari. Per lui, come riporta il sito del Corriere dello Sport, solo una forte contrattura: non sarà disponibile per domenica per la gara con il Catania, ma dalla prossima settimana le sue condizioni saranno valutate quotidianamente. Potrebbe tornare in campo per la sfida del primo aprile contro la Juve a Torino.

NAPOLI-SIENA 2-0. Agli azzurri basta un tempo per centrare la finalissima di Coppa Italia e la qualificazione in Euro League

Basta un tempo al Napoli per avere ragione del Siena e condurre in porto la qualificazione alla finalissima di Coppa Italia: 2-0, grazie ad un autogol di Vergassola e ad una splendida rete di testa di Cavani. Napoli dai due volti: manovriero, brillante, a tratti spumeggiante nella prima frazione di gara; contratto e nervoso nella ripresa. Gli azzurri sono di fatto già qualificati in Europa League per la prossima stagione. Il regolamento, infatti, prevede che se una delle due finaliste di Coppa Italia (in questo caso la Juve) conquisti in posto in Champions l’altra finalista accede di diritto in Europa League. Ma sono chiacchiere inutili: gli azzurri hanno tutte le carte in regola per vincere la Coppa Italia.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO

DE SANCTIS: nonostante la pressione del Siena nella ripresa, il portiere azzurro vive una serata tranquilla. Neppure un intervento da evidenziare. Un’uscita non perfetta a fine primo tempo. VOTO: 6

CAMPAGNARO: suoi un provvidenziale salvataggio con la punta del piede su Mannini proiettato verso il gol e un altrettanto decisivo intervento su Brienza all’82°. VOTO: 6.5

CANNAVARO: si districa con esperienza al centro della difesa. VOTO: 6

ARONICA: di fronte non ha Drogba. Gli bastano mestiere e muscoli per garantirsi una serata tranquilla. VOTO: 6

MAGGIO: non in perfette condizioni per la contusione alla caviglia rimediata cotnro il Chelsea, è costretto ad uscire anzitempo per problemi muscolari. Gara senza accenti e senza errori. VOTO: 6 (dal 40° DOSSENA: si piazza sulla sua fascia di competenza senza affondare i colpi. VOTO: 6)

GARGANO: continua a perdere palloni a metà campo in quantità industriali. Peccato, perchè in quanto a corsa e generosità non è secondo a nessuno. Pesantissima l’ammonizione rimediata al 36° per gioco scorretto: il Mota salta la finalissima del 20 maggio. VOTO: 6 (dal 62° DZEMAILI: conferma di essere utile anche a gara in corsa. Questa volta torna a giocare da mediano quasi puro. VOTO: 6)

INLER: ormai si sente più sicuro sia nell’orchestra la manovra che nelle conclusioni dal limite. Al 33° va vicinissimo al gol. Scompare un po’ nella ripresa. VOTO: 6.5

ZUNIGA: si limita a svolgere con attenzione il compitino. VOTO: 6

HAMSIK: fa molto movimento, svariando sull’intero arco della trequarti. Di platino l’assist offerto al Matador in occasione del secondo gol della squadra di Mazzarri. Serve a Lavezzi una palla gol sciupata dall’argentino. Nel finale anche lui sbaglia, forse anche per stanchezza, un gol fatto. VOTO: 6.5

LAVEZZI: non è in serata di grazia, forse anche a causa dei problemi fisici che gli avevano impedito di partecipare alla trasferta di Udine. Nemmeno un guizzo dei suoi. Appoggia bene la manovra in occasione dello splendido contropiede azzurro del 2-0. Si divora un gol al 78°. VOTO: 6 (dall’81° PANDEV: si fa notare per una bella ripartenza che perfetto passaggio filtrante ad Hamsik. S.V.)

CAVANI: parte benissimo, a prescindere dall’azione dell’autogol di Vergassola. Bellissimo il tiro di prima al 15° sventato dal portiere marchigiano. Perfetto il colpo di testa nel 2-0 azzurro. Nella ripresa cala come tutta la squadra, ma garantendo comunque un contributo sia in fase di ripartenza che di copertura sui calci piazzati avversari. VOTO: 7

All. MAZZARRI: schiera i titolarissimi, contando sulle loro qualità ma soprattutto sul loro orgoglio. La squadra risponde alla perfezione. Gli avevamo chiesto di puntare alla Coppa Italia: ci ha portati, con i ragazzi, in finale. VOTO: 7

Antonello e Luca Perillo

lunedì 19 marzo 2012

UDINESE-NAPOLI 2-2. Preziosissimo pari per un Napoli visibilmente stanco

Un Napoli visibilmente stanco dalle fatiche di Londra e forse anche psicologicamente scosso per la sconfitta allo Stamford Bridge conquista in extremis un preziosissimo pareggio al Friuli, in una partita molto importante in chiave qualificazione Champions. Senza Maggio e Lavezzi, i soli in grado di fare male nelle ripartenze, e con Hamsik in panchina, gli azzurri hanno rischiato di pagare a caro prezzo le solite amnesie difensive. Fortunatamente, quando l’Udinese conduceva 2-0 (gol di Pinzi e Di Natale) l’espulsione dell’ingenuo Fabbrini ha consentito al Napoli di giocare per più di trenta minuti in superiorità numerica. Bravissimo Cavani a realizzare una doppietta, dopo aver sprecato un calcio di rigore.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO

DE SANCTIS: pessima la sua uscita che costa il gol di Pinzi. VOTO: 5

CAMPAGNARO: la cosa migliore la fa quando con mestiere guadagna l’espulsione di Fabbrini. Nel complesso gara abbastanza attenta. VOTO: 6

CANNAVARO: in parte responsabile nel gol di Pinzi, perché una sua respinta corta consente a Fabbrini di sfornare l’assist vincente. Guadagna un rigore, rubando il tempo su uno stacco di testa a Domizzi. Nel finale si trasforma quasi in attaccante aggiunto. VOTO: 5.5

BRITOS: nel primo gol resta invischiato con Cannavaro in uno strano rimpallo che favorisce il cross di Fabbrini; nel secondo gol invece di marcare Di Natale si limita a guardarlo. La scorsa estate definii un clamoroso errore il suo acquisto. Mi auguro di essere smentito. Sua anche una cappellata -passaggio all’indietro- che stava costando un’altra rete. VOTO: 4 (dal 64° VARGAS: entra come sempre a partita quasi compromessa e fatica a trovare una posizione giusta in campo. Forse per questo motivo si limita troppo al passaggetto. VOTO: 5.5)

ZUNIGA: a tratti sovrastato da Pasquale sul piano della corsa, va in difficoltà in fase di ripiego. Da lì partono molti problemi per il Napoli. Scarso il suo apporto in avanti. Ormai sulla fascia destra quasi non si ritrova più. VOTO: 5

GARGANO: suo un insidioso tiro dalla distanza al 38°. Qualche passaggio sbagliato di troppo. Come sempre. Visibilmente stanco. VOTO: 5 (dal 54° HAMSIK: entra al posto del cognato quasi come mossa della disperazione. Da’ un po’ di ordine alla manovra offensiva. VOTO: 6)

INLER: dopo la prestazione maiuscola dello Stamford Bridge torna a dimensioni più ridotte. Tra i suoi piedi passa, comunque, il 70% del gioco azzurro. VOTO: 6

DOSSENA: conferma di non essere al meglio della condizione, ma prova a riscattare la serataccia di Londra cercando a ripetizione il cross dalla corsia mancina. VOTO: 5

DZEMAILI: ha sicuramente più fisicità di Hamsik, ma si sa che a livello tecnico non vale certo lo slovacco. Non a caso al 48° non aggancia un pallone che lo avrebbe messo solo davanti alla porta. La mossa di Mazzarri garantisce comunque equilibrio alla squadra nel settore vitale. Meglio quando arretra al posto di Gargano. Sua l’apertura per il secondo gol di Cavani. VOTO: 6.5

PANDEV: si impegna tanto, ha classe innata, ma, tenuto da troppo tempo in naftalina, si vede subito che ha perso lo smalto di un paio di mesi fa. VOTO: 5.5

CAVANI: la sua serata inizia con un tiro sbilenco all’11° e prosegue senza acuti fino all’inguardabile rigore sprecato al 75°. Va fermato. E’ in affanno. Ma non c’è in organico una vera alternativa al Matador. Si rifa segnando prima su punizione, poi con un diagonale che s’infila tra le gambe del lungagnone Handanovic. VOTO: 6.5

All. MAZZARRI: costretto a fare i conti con i 120 minuti dello Stamford Bridge e con le assenze di Maggio e Lavezzi, schiera un Napoli che non convince, ma che si ritrova con orgoglio nell’assalto finale. VOTO: 6

Antonello e Luca Perillo

sabato 17 marzo 2012

Mazzarri: “Il Chelsea ha vinto con l’esperienza di Drogba ma il futuro è nostro. Ora voglio 11 vittorie! Non mi accontento neppure del terzo posto. A Udine il Pocho forse riposa”

Walter Mazzarri, allenatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista a “Napoli Magazine” alla vigilia della sfida di Udine nella sala stampa del centro sportivo degli azzurri.
- L’eliminazione dalla Champions League è ancora fresca…
“Al Napoli, a caldo, avevo dato un 8 per l’esperienza europea, ma voglio rettificare: è un Napoli da 10 e lode. C’e’ tanta amarezza per l’eliminazione in Champions League. Ora pensiamo all’Udinese in campionato e al Siena in Coppa Italia”.
- Si parla tanto di un Mazzarri che piace a diverse squadre…
“Ho un contratto fino al 2013, conta questo”.
- C’e’ Udinese-Napoli…
“E’ questo ciò che conta. Saprete le mie decisioni nell’immediata vigilia. La gara con l’Udinese non è uno spartiacque della stagione. Faro’ qualche cambio, ma cerchero’ di mettere in campo la migliore formazione”.
- Dall’Udinese all’Inter: possono ambire tutti alla Champions?
“Per assurdo anche il Catania può arrivare in Champions. Bisogna andare avanti una gara alla volta”.
- Quale puo’ essere il prossimo step di questa crescita? Aumentare il numero dei titolarissimi?
“Tutto e’ relativo. Se la squadra investe sui giovani i risultati si vedono dopo 2-3 anni. Quando arrivai Zuniga era stato bocciato da tutti. Quel Napoli da 50 punti in classifica è cresciuto. Se a Napoli arrivi terzo, potevi arrivare primo. Io stesso ho il rammarico di non essere arrivato secondo. Molte volte vado dritto per la mia strada, senza ascoltare nessuno, altrimenti ci si disperde”.
- Teme un calo di tensione e di adrenalina?
“Ai ragazzi ho detto: trasformiamo la rabbia e l’amarezza per l’eliminazione in energia positiva. Sappiamo che l’amarezza è più grande, rispetto al passato. Dal punto di vista della prestazione sono contento. Tutti i giornali stranieri hanno elogiato il Napoli. La partita di Udine va affrontata da Napoli”.
- La difesa le sta dando delle garanzie?
“Devo valutare tutti gli acciaccati. Ho chiamato il dottore, lo vedro’ e lo sentiro’. In base a chi giochera’ nell’Udinese, cerchero’ di capire chi sarà in grado di giocare”.
- Col Chelsea è mancato Maggio…
“Soprattutto sui piazzati. Maggio era un elemento fondamentale”.
- Udinese-Napoli e’ la sfida tra Cavani e Di Natale. Lavezzi potrebbe rifiatare lasciando spazio a Pandev?
“Il Pocho e’ uno di quelli che puo’ rifiatare, perche’ era acciaccato. Gli parlero’ e decidero’ insieme al dottore. Cavani-Di Natale? Non mi piace fare un confronto tra i singoli. Il futuro e’ di Cavani essendo piu’ giovane. Edi e’ diventato un bomber da qualche anno, Toto’ lo e’ da sempre. Sara’ una bella sfida”.
- Grava può giocare titolare a Udine?
“No, non e’ disponibile. Non giochiamo a uomo in difesa, ma a zona con i tre”.
- Il Napoli puo’ andare oltre il terzo posto?
“Non mi pongo limiti, vorrei undici vittorie su undici. Non firmerei mai per il pari, forse l’avrei fatto solo col Chelsea. Puo’ succedere di tutto”.
- Molti hanno detto che avrebbe potuto inserire Dzemaili dopo il gol di Inler…
“Lo sapevo. Il Napoli, complessivamente, ha disputato una grande gara. Anche Zola ci ha elogiato. Napoli e Chelsea sono due grandissime squadre. Loro stati solo piu’ bravi e fortunati di noi. Ha vinto l’esperienza di Drogba, ma il futuro e’ del Napoli che ha giovani come Cavani. Vedevo la tensione sul volto dei ragazzi per la bolgia: gli ho detto delle bischerate per farli sorridere. Quando faccio un cambio non penso se sono a Novara, a Verona o allo Stamford Bridge”.

Il cattivo di questa trasferta


- Il cattivo è il tifoso inglese che mi urla nelle orecchie quando segnano il secondo gol sperando che reagisca (in che modo avrebbe voluto che reagissi, poi?) per farmi portare via da lì… ma anche lo steward che alla domanda di un concittadino che chiede in inglese ma con un po’ di accento marcato dove sia il gate per entrare gli dice “Tu sei napoletano!” e gli prende il biglietto stracciandoglielo.
- Il cattivo è il tifoso inglese che ubriaco canta al cielo che loro hanno la squadra migliore di Inghilterra e cerca inconsciamente di rendere un servigio all’umanità tentando di lanciarsi dalla piattaforma della metropolitana, in una sorta di pre-coma etilico. O anche quell’altro che sale e scende dal treno, tutto fatto, e acchiappa un amico più fatto di lui che tenta di imitare il tifoso di cui sopra. Tali e quali agli esemplari napoletani che abbiamo osservato altre volte avere gli stessi comportamenti. Mercoledì io ho visto i loro equivalenti anglosassoni in azione.
- Il cattivo è quell'inglese in tribuna che, dopo che hanno sonnecchiato per tutta la partita, sul 4 a 1 per loro a 5 minuti dalla fine sfotte i napoletani al grido di “Che è, mo’ non canti più?”.
- Il cattivo è lo steward dallo strappo facile che arresta un poliziotto napoletano reo di chiamarsi come un noto terrorista internazionale, e senza verificare che questi appartiene alle nostre forze dell’ordine gli straccia il biglietto. So che almeno gli hanno fatto una cazziata di proporzioni bibliche. Non so se il ragazzo sia riuscito o meno ad entrare ugualmente per vedere la partita. Io avrei piantato una grana diplomatica di dimensioni planetarie per l’incazzatura cosmica di vedermi stracciare il prezioso tagliando davanti agli occhi. Il napoletano credo fosse interessato solo a vedere il Napoli (giustamente).
- Il cattivo è il tifoso (?) napoletano che tenta di vendere “a prezzo di costo” il suo biglietto alla modica cifra di seicento euro a Piccadilly Circus. Spero non ci sia riuscito.
- Il cattivo è il tifoso (?) napoletano che dopo aver passato chissà come i sei controlli precedenti ai tornelli del settore ospiti si guarda intorno, riconosce ‘o buon’ guaglione, gli si mette dietro, lo spinge, dice “Famm’ trasì cu tte”, gli sfila da mano il biglietto, lo inserisce nel tornello e scappa via dentro. Il tutto a una velocità tale che il ragazzo derubato resta lì basito a urlare che gli hanno fregato il biglietto. :o( Chissà se anche lui sarà poi riuscito a entrare ugualmente.
- Il cattivo è l’abbonato del Chelsea (più di uno, a quel che sembra) che pare abbia comprato più biglietti con diritto di prelazione e li abbia venduti online ai napoletani, salvo poi denunciare lo smarrimento degli stessi biglietti che sono stati invalidati. Peggio di un bagarino. E ce ne vuole.
- Il cattivo è il bagarino napoletano che ha venduto biglietti a prezzi stratosferici, e cattiva è la società che non ha fatto niente per impedirglielo. Anzi.
- Il cattivo è il napoletano che ieri si esaltava per il 6 a 3 al Cagliari, proclamando ai quattro venti che avrebbe festeggiato la qualificazione certa ai quarti stanotte a Trafalgar Square, salvo poi lamentarsi giovedì in aereo del fallimento del mercato del Napoli e della prestazione dei nostri nell’ultima partita. Ma come si fa? Come si fa? :o(
- Il cattivo è il napoletano che infanga il buon nome di questa città esportando quanto di più becero e ignorante possa esprimere questa terra. Facendo così sporca di fango la nostra bella maglia azzurra. 

Donatella Sapone.

venerdì 16 marzo 2012

Il mio Chelsea Napoli. Di Donatella Sapone

Ho il biglietto per i distinti dei tifosi inglesi. Allo stadio non posso fare nulla, solo ringraziare Iddio di essere entrata. Ci metto un minuto e mezzo netto per entrare, passo il controllo borse senza essere fermata perché priva di borsa, nessuno mi ferma, trovo il gate, infilo il biglietto nel tornello sotto gli occhi di una steward, entro. Un altro steward mi chiede gentilmente in quale fila e posto sono, gli rispondo, mi ci accompagna e mi dice pure “Enjoy” con un sorriso. Trovo una bandiera del Chelsea arrotolata vicino ad ogni sediolino, mi siedo nello stadio semivuoto e mi accorgo che ci sono solo i nostri tifosi già in posizione. Desolata mi guardo attorno, alle otto e dieci non c’è ancora quasi nessun inglese. Guardo i nostri cantare quando entra il Napol e fischiare quando entrano quelli del Chelsea e mi salgono le lacrime agli occhi. Lo steward si preoccupa che possa sentirmi male e mi chiede se va tutto bene. E che ne può capì? “I’m fine”…
Lo stadio piano piano si riempie, dietro di me si siedono 4 giapponesi travestiti da tifosi dei Blues. Così almeno penso di prim’acchito, hanno tutto griffato Chelsea, sembrano in costume di Carnevale perché poi a tutto penseranno fuorché alla partita. I-Pad, I-Phone, e intanto I-suffer quando li vedo con le pazzielle elettroniche in mano versare la bottiglietta d’acqua sui miei piedi mentre mangiano e bevono, si chiamano, ridono, pazzèano, si fotografano, beatamente incoscienti che da lì a poco si farà la Storia. In un modo o nell’altro. Accanto a loro si sistemano due francesi anche loro del Chelsea.
I napoletani in tribuna ci sono eccome. Li riconosci dalla faccia, anche se indossano tutti cappellino e sciarpa del Chelsea, e dal voler immortalare ogni attimo del riscaldamento dei nostri che una volta tanto possono godersi da bordocampo. Sono tranquilli e guardinghi, ma sono lì, in piedi, a cercare di contenere l’emozione di essere a 10 metri dai nostri eroi senza farsi sgamare e portare via. Io no. Io non indosso i nostri colori ma non ho addosso neanche il loro biancoblu. Soffro in silenzio il mio mutismo forzato mentre vorrei gridare a squarciagola quanto è importante per noi questa serata. E il non poter parlare mi perseguiterà per tutta la partita, come i tre inglesi alla mia destra, che come tutti gli altri capiscono subito che sono del Napol. Non per niente, non mi alzo a sventolare il vessillo fornitomi da Abramovich come tutta la tribuna (o quasi). Cerco di tirare fuori il prezioso amuleto mentre con l’altra mano rispondo ai messaggi al cellulare. Chiedo ai giapponesi di farmi la foto che poi spedisco agli amici via sms. Guardo la nostra tribuna laterale e canto con loro dentro di me. Alle canzuncelle da Zecchino d’Oro che lo stadio ogni tanto propina, con conseguente battito di mani dei “supporters” anglosassoni, rispondo col silenzio e l’immobilità totale. <<Come on Chels’>> è il massimo dei cori che fanno… e ho detto tutto. “Chelsea Chelsea Chelsea”, che mi ispira un adattamento riferito a un noto servizio igienico, ma poco consono a una signora, è l’altro. Nel frattempo tutti si alzano per andare in bagno, per andare a mangiare, a prendersi una birra… come se gliene potesse fregà de meno. E noi lì a roderci, già col fegato a pezzi. Inganno l’attesa godendomi lo spettacolo dei Nostri Ragazzi così vicini per una volta, li vedo tesi, concentrati…
Osservo lo stadio, gradinate basse di cemento con sediolini pieghevoli di plastica, uno scatolone sgraziato e non riscaldato (che freddo della miseria!!!) e mi dico che non può essere questo il gioiellino tanto decantato… Dà l’idea di essere trascurato, e di essere anche troppo spazioso per loro… in fondo se ci sono 3500 napoletani nello Stamford Bridge sono pure pochi.. e vuoti ce ne sono, soprattutto sulla loro curva, le prime 4 file tutte vuote, a mò di terzo anello del San Paolo. Accanto a me un sediolino vuoto, alcuni più su… Insomma, altro che tutto esaurito. A Napol non sarebbe caduto uno spillo a terra, con una capienza superiore di almeno 20.000 posti (caro biglietti permettendo). Ah, i biglietti: settore inglese abbonati, praticamente i nostri distinti, costo segnato sul biglietto 56 pound, pari a circa 70 euro.
Quando si entra nel vivo, entrano le squadre in campo e parte l’inno. E io canto coi nostri tifosi lassù “The Champiooons”, che risuona forte e limpido nell’umida aria londinese. Spero che la nostra voce sia arrivata a tutti voi attraverso la tv. Quasi gli inglesi non se ne accorgono.
Comincia la partita e si sentono solo i cori dei tifosi napoletani. Gli inglesi si svegliano solo sul due a zero, ma è brutto, molto brutto, restare seduta mentre lo stadio esplode ai gol dei Blues. Alla rete di Inler alzo il pugno e dico “GOL!” una volta, una sola volta, d’istinto. Penso, mo’ mi pigliano e mi portano via, e invece vanno a prendere altri, seduti un po’ più in là, rei di aver esultato con troppa veemenza, e pure qualche sfottò. Mi interrogo su questa regola, che trovo del cazzo, ma se ci fossi io al posto loro, non mi darebbe fastidio se un inglese esultasse affianco a me? Certo, eccome. E allora zitta e muta, noi siamo Nati Per Soffrire. E chest’è.
Il tanto decantato tifo inglese non appartiene ai Blues. Sì, cantano, ma le suddette canzuncelle, con conseguente applauso ritmato, e le mettono gli speaker dello stadio. E a bordocampo ci sono tre sbandieratori pagati dalla società, con la tuta degli Steward, che agitano tre bandieroni enormi, all’unisono e perfettamente distanziati l’uno dall’altro. Un “Come On Chelsea” è il massimo che puoi sentire, insieme a una profusione di insulti ai nostri e all’arbitro, che è pratica diffusa ovunque. E io mi chiedo se sia giusto che questi qui che pare che non ne fottano proprio passino ai quarti al posto nostro. A fine partita, dopo due ore di battaglia durissima che li hanno portati a una rimonta clamorosa, si alzano e svuotano lo stadio in 5 minuti di orologio. I pub chiudono tra mezz’ora, come ci si perde l’ultima pinta? Bere, bere, bere, l’importante è bere. I francesi dietro di me si sono persi il loro secondo gol perché erano rimasti fuori nell’intervallo a bere. Un tipo a tre posti da me con panza da birra di ordinanza si è alzato venti volte venti per andare al bagno durante la partita. Bere, pensano solo a bere. Almeno a me questo sembra. A fine partita promuovo la loro squadra. E’ stata superiore alla nostra per qualità ed esperienza. Pubblico e stadio bocciati, senza se e senza ma.
Ovviamente all’uscita dallo stadio sembriamo tutti degli zombie. Lo saremo anche stamattina in aeroporto, quando alla tristezza si somma la stanchezza della nottata. L’occasione perduta ci sfugge assieme alle lacrime, che vedo nei miei occhi riflessi negli occhi di tanti, tantissimi altri. Abbraccio gli amici che hanno seguito la partita dal settore ospiti e penso che mai più riuscirò a ripetere un’esperienza del genere, da sola e in mezzo ai tifosi degli altri. Mai più

Donatella Sapone

Il Napoli eliminato da una buca sul prato di Fuorigrotta

Ho pianto come dopo Villareal, ma le emozioni del mio volto sono state sicuramente diverse. Mi sono nascosto, ho atteso che i miei amici andassero via. Il calcio è così mi ripeto. E mentre Vladimir acquista una rielezione, ascolto i buffoni che sparano fuochi d'artificio nella mia Napoli. Quant'è sporco il calcio. Quanto è difficile unirsi contro una corazzata che gestisce il macropotere economico di interi continenti. Noi pensiamo al calcio...
E mentre gli elogi a Di Matteo dominano la scena, affondo in quelli rivolti ad un ragazzino vestito da arbitro, che ha saputo gestire una partita accompagnando il Napoli per mano in una fila di scuola. Doppia personalità. L'anziano Chelsea vince, ma non andrà lontano. Gli occhi di Walter sono inghiottiti di lacrime come i miei. E sono sinceri. Ne ho visti pochi stasera, soprattutto tra coloro che parlano ai microfoni. Il Napoli è una squadra folle. Riesce a perdere una partita che poteva demolire. Alla parola inesperienza di Paolo Rossi, De Laurentis reagisce con una rabbia meridionale che mi riempie d'orgoglio. Ma la verità è che siamo fuori. Avrei voluto non esultare al goal di Inler, cercare di contenere le mie emozioni fino alla fine.
Finisco col tornare a pensare ad un arbitro instabile; poi la mente torna a Fuorigrotta, ad una buca che ci ha buttato fuori. Quel maledetto falso rimbalzo... Questa è una di quelle delusioni che ti porta quasi a stracciare gli avversari in campionato, a concentrarti, ad avere una cattiveria che prima non avevi. Il Napoli ne esce alla grande e io, io vado a Capodichino come se avessimo vinto. Ma diciamocelo onestamente, il Chelsea ha avuto anche un gran c...

Domenico Serra

mercoledì 14 marzo 2012

Napoli e Londra un viaggio solo nei sogni

“chi l’avrebbe detto prima che io
un giorno sarei andato dietro a te
come quando un uomo cerca dio
questa corsa
non ha senso
se il senso l’ho gia’ perso
dietro te.” [Londra brucia cit. Negramaro]

Non sappiamo quanto brucerà l’animo dei londinesi, ma questa canzone nelle mie cuffie bluetooth sotto casco, in una giornata di sano vento in quel di via Caracciolo, sembra un presagio positivo.
Proseguo dopo il semaforo rosso, maestro d’ispirazione. Il sole costringe alla mia vista di aguzzare pur di ammirare il Castel dell’Ovo.
E’ una di quelle visioni che qualsiasi visitatore, passante, residente, cittadino, è costretto ad ammirare come se fosse la prima volta. E’ sempre la prima volta quando l’osservi.
Chissà il tempo a Londra… Sotto il mio abito classico si nasconde la maglia giallo-borbonica, con alle spalle il numero due di Gianluca Grava. Nessuno può vederla. Ma c’è.
Il vento non nasconde un sano sole primaverile fuori stagione, tantomeno la paura fottuta percepita in ogni angolo partenopeo.
Molti sono pronti per la partenza. Londra aspetta almeno cinquemila tifosi.
La misteriosa procedura per acquistare onestamente un biglietto per assistere alla sfida col Chelsea, risulta meno credibile, del ritrovare l’uovo che sostiene le fondamenta del nostro famoso castello.
Chissà com’è cresciuto in oltre duemila anni quell’uovo. Oggi potrebbe assomigliare ad un pallone, dico forse… Eufemismo in piena Quaresima, forse da evitare.
Il Chelsea è troppo forte per noi, eppure molti hanno esultato quando due urne si sono combinate plasmando il destino. Potremmo divenire una delle otto squadre più forti di mezzo mondo.
E’ solo una partita di calcio? E’ il sogno che può destabilizzare il concetto di potere mediatico sportivo argentino su Napoli. E’ una strada molto lunga. Ma fatta di classe e cuore. Percorriamola…

Domenico Serra

Come sto? Non lo so mica come sto

Come sto? Non lo so mica, come sto. Ci sto pensando da ieri a come sto. Prima mio figlio mi ha chiesto se domani gioca il Napoli. “Sì, domani gioca il Napoli”, gli ho risposto. E mi sono sentita un’approssimativa e anche un po’ bugiarda. Perché come fai a spiegarglielo, a un bambino di cinque anni, che partita si gioca il Napoli domani? Come fai a dirgli che tu una volta sola sei stata ad un passo da un traguardo così, ma avevi solo diciotto anni e l’incoscienza dei ragazzi? E come fai a spiegarglielo, che questa partita se la ricorderà anche lui per sempre, pur non avendo la consapevolezza di starla vivendo insieme a te? Già. Come sto? Ci ho scritto un libro, su come sto. E a questo pensavo ieri, durante la presentazione da Mondadori. Seduta accanto a Mimmo Carratelli, mi sentivo a casa mia. Mentre Agata parlava, io pensavo a come eravamo arrivati lì, al nostro libro. A quel 15 maggio, per esempio, quando tutto è diventato realtà. A quando correggevo la bozza tra un bagno nel mare del Cilento e un’ora di riposo dopo pranzo, a quando ho inviato la stesura definitiva ed ho iniziato a contare i giorni. Alle telefonate all’editore, alle mail a Carratelli: facciamolo uscire prima che inizia la Champions, che non si sa come va a finire, visto il girone che ci è capitato. A quel 14 settembre e a me inginocchiata in salotto commossa dall’1-1. A quanto diamine è stato bello quel pareggio per me che, come Tony Pisapia, “nella vita non esiste il pareggio”. A quando tutti abbiamo pensato “si può fare” e a quando il “si può fare” è diventato “ci siamo”.
Ecco, come fare a spiegare come sto? Sto come state tutti voi. Proiettata a domani da giorni che ormai non so più come contare mentre conto le ore e persino i minuti. Pronta a una giornata completamente vissuta nell’attesa, com’è stata quella di oggi. Concentrata sul pub dove ancora una volta vivrò in collettiva uno stato d’animo, perché qualsiasi cosa accada, domani, non si potrà stare da soli. Come sto? Tremo, se penso a come sto. È che paradossalmente non vorrei finisse mai questa attesa, anche se ho una curiosità folle di vedere come andrà a finire. Non vedo l’ora di tornare a casa domani notte, di sentirmi addosso come starò, appunto. Perché l’ho scritto nel libro: è stato il nostro pranzo di gala, fin qui, ci siamo seduti, abbiamo mangiato, ci siamo puliti la bocca come dei signori, abbiamo affilato le papille gustative, ci siamo goduti tutto, dal buon vino all’ultima delle portate. Abbiamo bevuto pure un sacco di acqua, senza imbarcarne mai. Ecco, come sto. Navigo. In un mare bellissimo, come solo il mare azzurro-blu a volte può essere. Increspato da mille stati d’animo e da mille malinconie, dallo stupore, dalla meraviglia, da una spasmodica attesa della campanella della fine. Il fischio dell’arbitro. Quel fischio domani ci smorzerà il respiro prima e chissà cosa ci farà poi. Io muoio dalla voglia di sapere come andrà a finire. Ecco come sto.
Sto così. Sto qui. Incredibilmente qui. È la storia, tutta da raccontare, non fosse altro che domani. È la voglia di sovvertire tutti i riti pur provando a rispettarli tutti. È voler tenere accanto solo poche cose, come dovessi riempire una valigia senza partire per Londra. Come sto? Me lo spiega Tony Pagoda, su Facebook, come sto. Perché, mentre scrivo, nella mia homepage compare il suo status: “Nella vita ho avuto momenti di assoluta chiarezza. Quando per pochi, brevi secondi, il silenzio soffoca il rumore e provo un’emozione invece di pensare. E le cose sembrano così nitide. E il mondo sembra così nuovo. E’ come se tutto fosse appena iniziato. Non riesco a far durare questi momenti, io mi ci aggrappo, ma come tutto svaniscono. Ho vissuto la vita per quei momenti”. Ecco, quando si sveglia mio figlio, domattina, proverò a raccontargli con queste parole, come sto. E Forza Napoli. Sempre.

Ilaria Puglia
Il Napolista

martedì 13 marzo 2012

Sospesa la squalifica di Mazzarri: a Stamford bridge ci sarà!

Inseguendo un sogno. Il Napoli è sbarcato a Gatwick alle 12 locali, comincia l’operazione quarti di finale di Champions League. Mercoledì allo Stamford Bridge la squadra di Walter Mazzarri è chiamata a una nuova impresa, che non è riuscita nemmeno nell’epoca d’oro di Maradona: entrare nelle prime 8 squadre europee. Fra il sogno e la realtà c’è di mezzo il Chelsea, all’ultima chiamata per salvare una stagione altrimenti disastrosa valutando le centinaia di milioni di sterline investite dal russo Abramovich.

MAZZARRI GRAZIATO — Intanto, c’è una prima buona notizia per il Napoli: il Tas ha dato il via libera e mercoledì sera Walter Mazzarri sarà in panchina col Napoli. Sospesa la sentenza di squalifica, della quale il tecnico livornese doveva scontare il secondo turno. La tattica dell’avvocato Grassani è risultata efficace e la notizia è stata appresa con piacere nel ritiro della squadra a Kensington.

MISSION POSSIBLE — Lo sbarco in una Londra non proprio fredda (11 gradi) e un po’ nebbiosa. Qualche tifoso ad accogliere gli azzurri, ma saranno circa 5 mila quelli che cercheranno in ogni modo di entrare mercoledì sera a Stamford Bridge. Di questi 3 mila hanno regolari tagliandi, gli altri proveranno con poche possibilità, vista la rigidità di forze dell’ordine e steward: gli italiani non potranno entrare in altri settori che non siano quello riservato, east stand-away supporters.

DALLA REGGINA ALLA REGINA — La squadra intanto si trasferisce in un hotel a Kensington, il quartiere vittoriano per eccellenza, con residenze e parchi reali. E la battuta viene facile pensando ad Aronica, faccia proletaria di un Napoli che ha qualità ma anche tanto carattere. Totò: il difensore già della Reggina, ora si ritrova quasi al cospetto della regina.

UN SOLO DUBBIO A SINISTRA — Dopo il riposo, rifinitura a Stamford Bridge – ore 18 locali – dove Mazzarri scruterà occhi e gambe dei suoi ragazzi, ma con pochi dubbi sulla squadra da schierare. Difesa classica: Campagnaro, Cannavaro e Aronica davanti alla certezza De Sanctis. In mediana Inler e Gargano, con Maggio a destra e Zuniga favorito su Dossena a sinistra, nell’unico ballottaggio. Davanti l’indiscutibile trio Cavani-Lavezzi-Hamsik con quest’ultimo che avrà particolari compiti tattici da mezzala di centrocampo. Dunque partirà dalla panchina Goran Pandev, che a Stamford Bridge fu protagonista esattamente due anni fa: il 16 marzo del 2010, anche in quel caso si trattava del ritorno degli ottavi. E dopo il 2-1 nell’andata a San Siro, l’Inter si impose con una prestazione spettacolare: vinse 1-0 con una delle migliori prestazioni dell’epoca Mourinho e i nerazzurri acquisirono quella sicurezza nei propri mezzi per arrivare alla conquista del trofeo. Goran dunque amuleto e anche spauracchio dei blues. Già perché Pandev nel frattempo è rimasto competitivo e se non è più titolare come due anni fa in quell’Inter, significa che l’attacco del Napoli è di assoluto livello internazionale. E lo dimostrano i continui corteggiamenti dei grandi club a Cavani, Hamsik e Lavezzi, in rigoroso ordine alfabetico.

C’E’ FEDE E FEDE — Il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, non ha mai nascosto il suo tifo azzurro e quando può va anche al San Paolo. Mercoledì per poter vedere la partita ed evitare troppe assenze per tifo, ha anticipato dalle 20 alle 19 la “Lectio divina” nella parrocchia di San Ciro a Portici. Perché sarà sera di coprifuoco nel napoletano, dove tutti saranno davanti alla tv.

CHE STADI! — Il presidente Aurelio De Laurentiis è già a Londra per altri impegni di lavoro. Ne approfitterà oggi pomeriggio per una visita tecnica allo Stamford Bridge, mentre mercoledì mattina sarà all’Emirates Stadium, una delle strutture più moderne ed efficienti. Il tutto per focalizzare un progetto stadio finora fermo alle intenzioni.

(fonte Gazzetta.it)

domenica 11 marzo 2012

Antonello Perillo: “Grazie Bologna, grazie Novara, ma soprattutto grazie Napoli!”

Grazie Bologna, che hai travolto la Lazio all’Olimpico (1-3). Grazie Novara che hai steso al tappeto l’Udinese. Ma grazie soprattutto a Mazzarri e ai ragazzi del Napoli, che hanno vinto le ultime cinque partite di Serie A. Ora davvero il terzo posto è a un tiro di schioppo. Alla luce dei clamorosi risultati dei due posticipi, gli azzurri si ritrovano a 2 sole lunghezze dalla Lazio di Reja e sono a pari punti con i bianconeri di Guidolin. E domenica prossima potrebbero esserci altre novità, visto che la Lazio andrà a giocare sul difficile campo del Catania, mentre il Napoli sfiderà al “Friuli” proprio l’Udinese. Il tutto dopo il “mercoledì da leoni” che ci attende allo Stamford Bridge. In terra inglese il Napoli già ha dimostrato forza a carattere contro il City; ora ci aspettiamo un’altra grande prestazione. Superare il turno di Champions sbattendo fuori dai giochi uno squadrone miliardario come il Chelsea di Abramovich sarebbe qualcosa di assolutamente fantastico.

Antonello Perillo

IL DOMENICO SPORTIVO. Serra: “Ora più che mai tutti uniti”

Il Napoli programma il suo viaggio mentale verso Londra durante una serata di venerdì. La febbre mi ha quasi colpito. Mi godo un 6 a 3 tennistico in pieno stile allenamento; le gambe ci sono, ma le menti no. La fortuna un po’ aiuta, la crisi cagliaritana pure. Ma la convinzione di essere tornati dei corridori silenziosi, nemmeno guasta. Che forse anche la tifoseria potrebbe non considerare più Yebda e Pazienza dei campioni lasciati alla concorrenza. Anche perché una parte della tifoseria crede che esista un legame tra anzianità e prelazione sui biglietti londinesi.
Cosa raccontare di una serata del genere. Gargano sembrava il miglior centrocampista di quantità dell’Uruguay; Pandev tra i migliori attaccanti macedoni; Lavezzi tra i migliori talenti del calcio mondiale; Cannavaro il miglior libero d’Italia. Potrei continuare.
Ma in un sabato qualunque, conto i minuti per raggiungere Londra con un sogno lungo novanta minuti.
E’ una partita che se non giochi per vincere, finisci per perdere sei a zero. Come se fosse un set contro Djokovic.
Napoli e i napoletani sono attenti, aguzzano la vista e osservano oltre il loro naso, ovunque e continuamente notano tutto. Leggono i giornali, ascoltano i programmi televisivi, parlano ovunque si possa comunicare. Ma i tifosi una cosa sanno. Che non esiste partita dove non c’è uno striscione nelle curve del San Paolo.
E io ho guardato come tutti, osservato, atteso uno striscione nella curva A. E loro? Nemmeno una frase, una parola, una scritta. Solo striscioni bianchi senza scritte.
Un inno alla pace divertente dopo il mistero dei biglietti. Una sana risposta… Tanti fogli di carta bianca, senza parole. Almeno io non le leggevo. Per me non c’erano… Tanta carta igienica.
I veri tifosi sono tutti, chi lo è da sei minuti chi da sessanta anni. Ma in questo momento restiamo tutti uniti, come hanno fatto i ragazzi della curva A, mostrando striscioni completamente bianchi. Bravi, veramente bravi.
Quando sarà finito quest’evento, questa festa, quest’incontro in quel di Londra, allora ci penserà la Procura, ad analizzare filmati e testimonianze… Noi balleremo un rispettoso casatchok.

Domenico Serra.

sabato 10 marzo 2012

Ilaria Puglia – La grande festa dopo i crampi allo stomaco

Ilaria Puglia dalla tribuna:

“Nelle partite infrasettimanali è come se avessi mezza giornata in meno per fare tutto. Nel primo pomeriggio la città si ferma, già tutta proiettata alla serata al San Paolo. Ti prende l’ansia nello stomaco, perché c’è solo da correre allo stadio: i crampi iniziano a placarsi solo lungo il tragitto, lasciando posto all’adrenalina che precede la battaglia. Ti ricordi che non hai neppure pranzato, ma a riempirti lo stomaco ci pensa il Napoli con sei gol. Quanto urliamo sullo straordinario gol di Hamsik, sul colpo di testa di Cannavaro, sul rigore del Pocho e sui gioielli di Gargano e Maggio. È una festa. Fino a quando la curva A non srotola quello striscione. Poche parole in cui reclamano il loro diritto superiore ad accaparrarsi un biglietto per la sfida di Champions perché erano presenti in tutti gli stadi di serie C e B. Come se chi ha seguito da casa il Napoli negli anni bui fosse un tifoso di serie B. Che peccato. Fino a questo momento mi ero sentita parte di un tutto, un unico mondo azzurro e bellissimo. Del calcio mi è sempre piaciuta la democrazia, l’afflato superiore, la forza. Ecco, la forza dello striscione che ho appena visto è delle peggiori: mi arriva dritta allo stomaco come un pugno fortissimo. È passata l’ansia. Nonostante i sei gol sento dentro solo una profonda tristezza”.

venerdì 9 marzo 2012

NAPOLI-CAGLIARI 6-3. Un Napoli scatenato invia 6 squilli al Chelsea

Si temeva un Napoli condizionato dall’appuntamento con la grande sfida di Champions in programma mercoledì prossimo a Londra, invece è stata una squadra brillante, a tratti irresistibile, quella che ha travolto il Cagliari al San Paolo: 6-3, al termine di un’autentica girandola di gol.
E’ Hamsik ad aprire le danze, al decimo, con un tiro di precisione dalla distanza. Poco dopo arriva il raddoppio di Paolo Cannavaro: imperioso lo stacco di testa su punizione battuta da Lavezzi.
Al 30esimo Napoli già sul 3-0, con un’autorete di Astori, ubriacato dalle finte del Pocho.
Il Cagliari prova a reagire: di Larrivey la rete dei sardi. Si va al riposo sul 3-1.
Nella ripresa, la musica non cambia.
Il Napoli domina, trascinato da un Lavezzi a tratti maradoniano. Il 4-1 lo firma proprio l’argentino, su rigore, prima di essere sostituito per lasciare spazio a Cavani.
Gli azzurri non si accontentano, e vanno ancora in gol: è Gargano a insaccare, con un bel sinistro.
E’ quindi il Cagliari, con Larrivey, a beffare De Sanctis. Tocca poi a Maggio firmare il sesto gol azzurro. A chiudere le marcature, in un clima di festa per la tifoseria partenopea, sono i sardi, con il solito Larrivey. Con questi tre punti il Napoli aggancia temporaneamente l’Udinese al quarto posto.
LA PAGELLA DI AZZURRISSIMO
DE SANCTIS:non ha colpe specifiche sui gol. VOTO: 6
CAMPAGNARO: uno dei pochi azzurri fuori forma. Sue le responsabilità su almeno due reti di Larrivey. VOTO: 5
CANNAVARO: buona partita, coronata da un bel gol. In difesa qualcosina andava registrata meglio. VOTO: 6.5
ARONICA: soffre le pene dell’inferno con Ibarbo, che lo punta con la sua velocità. VOTO: 5.5
ZUNIGA: schierato nella sua posizione naturale, il colombiano se la cava bene. Nel finale cambia due volte ruolo, a conferma della sua duttilità tattica. VOTO: 6.5
GARGANO: un partitone sotto il profilo della corsa e della grinta. Bello il gol col sinistro. VOTO: 7.5 (dal 72° VARGAS: si muove bene, ma entra quando la partita è già strachiusa. VOTO: 6)
INLER: deludente nel primo tempo, quando sbaglia troppi passaggi, va meglio nella ripresa. Da lui ci si aspetta di più. VOTO: 5.5
DOSSENA: non sta attraversando un buon periodo di forma. Poco incisivo in fase offensiva. VOTO: 5.5
HAMSIK: ha il merito di aprire le danze, con una peretta esecuzione dal limite. Non si fa vedere molto, ma gioca con la consueta intelligenza. VOTO: 7 (65° MAGGIO: gran corsa e gran gol. VOTO: 7)
LAVEZZI: impressionante, immarcabile, a tratti maradoniano. Ha voglia di spaccare il mondo. VOTO: 8 (dal 60° CAVANI: regala un assist a Gargano, va un paio di volte vicino alla rete. VOTO: 6.5)
PANDEV: ottima partita, considerando anche un po’ di ruggine da grattare. Classe allo stato puro. VOTO: 7
All. MAZZARRI: porta il Napoli allo Stamford Bridge in una condizione strepitosa. Poco importano i tre gol subiti, in una partita letteralmente dominata dagli azzurri. VOTO: 8

Antonello e Luca Perillo

mercoledì 7 marzo 2012

Paolo Cannavaro è un giocatore del Napoli

Fui scettico. Lo sono stato per anni.
Eppure quest’umile ragazzo, vissuto nascosto nella piccola ombra di un immenso fratello, ha saputo attendere l’ora saggia per stupire.
Offese e fischi, malinconiche disapprovazioni mediatiche, eppure lui è ancora lì, ad anticipare campioni, a salire dalla difesa con maestria, a fare dei lanci preziosi che Fabio si sognava col binocolo.
Quand’ero piccolo se ne parlava spesso del biondo fratellino di Fabio Cannavaro. Le voci erano promettenti. Così come i beffardi sorrisi al suo arrivo ai piedi del Vesuvio.
I muscoli del capitano, come direbbero gli amici immortali di banana republic, sono quelli di un uomo onesto e timido. Ma un capitano sano.
Uno di quelli che forse alza poco la voce, ma che conosce la storia del nostro gruppo.
Uno che deve tanto a Mazzarri, ma che non ha mai smesso di costruire i sogni di un Regno dimenticato nell’unità d’Italia.
Cannavaro c’è stato quasi sempre, tra sorrisi di sfide impossibili vinte e sconfitte come col Benfica.
E’ l’eroe, il vero artefice del nostro talento, il legame col passato, il disegnatore di ogni vittoria e di ogni sconfitta.
Il numero uno dei palleggiatori. E lui sa il perché.
Ancora grazie Paolo Cannavaro.
Domenico Serra

martedì 6 marzo 2012

«Noi, onesti tifosi del Napoli, tornati a casa senza biglietto dopo 16 ore di fila perché cacciati dai violenti davanti alla polizia in silenzio» (tu chiamali, se vuoi, camorristi)

Qualche giorno fa il Mattino, parlando dei pochissimi biglietti disponibili per lo Stamford Bridge (2.700), scriveva che sarebbe stato un “pubblico azzurro di molto fortunati o molto ricchi o molto raccomandati” quello che avrebbe affollato lo stadio londinese. E aggiungeva che, da intenzioni societarie, 1.700 tagliandi sarebbero stati distribuiti ai botteghini e il resto tramite il sito della Lottomatica.Un copione già scritto e letto mille volte quello che vede l’on line andare in tilt quasi immediatamente, perciò i tifosi non hanno esitato a mettersi in fila dalle prime ore di domenica pomeriggio, subito dopo la partita vinta a Parma. Tra loro, anche C.G., di Capri. Racconta che alle 18, davanti a lui, c’erano poco meno di trenta persone, per cui era quasi certo della riuscita dell’impresa. Spiega che è sempre la stessa storia: il botteghino 1 è preso d’assalto dagli Ultràs della curva A, i botteghini 3 e 5 sono invece riservati ai bagarini, anzi, ai loro scagnozzi. Racconta che, a partire dalle 19.00, gruppi di persone (“ti prego, non scrivere che sono “tifosi”, mi dice) fanno indietreggiare quelli in fila con la scusa che non c’è spazio a sufficienza per muoversi e intanto fanno infilare davanti altra gente, a 3-4 alla volta. Ci racconta che va avanti così per 12 ore, fino al mattino. La polizia si mantiene a distanza per tutta la notte, lontana dalle zone calde. E’ solo alle 7 del mattino che le forze dell’ordine si avvicinano un po’ di più alla fila che già pressa da ore per entrare. Ci sono persone arrampicate sui cancelli, gente che urla, spintoni, botte e insulti per far spostare quelli che sono in piedi da ore solo per fare un biglietto per una partita di pallone.

Alle 8 si aprono i cancelli e l’assalto è immediato. Quelli che erano in fila dal pomeriggio si trovano indietro, troppo indietro, mentre i facinorosi dell’ultima ora arrivano indisturbati ai botteghini e acquistano anche più di un biglietto a persona “quelli al botteghino hanno paura, non fermano nessuno”, dice C.G.. Qualcuno chiede alla polizia di intervenire per ristabilire l’ordine, ma nessun poliziotto muoverà un dito, “nessuno”, ci dice. Anzi, un paio di poliziotti rispondono che è inutile spingere e accalcarsi perché i biglietti in vendita ai botteghini sono solo 560. Come solo 560? Non dovevano essere 1700? E gli altri? “Quelli che doveva avere la camorra”, dice C.G., “la camorra li ha avuti”. C.G. racconta che è rimasto in piedi per sedici ore, che davanti a lui qualcuno ha cercato di sedersi per terra per impedire l’ingresso in fila di chi arrivava spalleggiato dai teppisti, ma che ugualmente, nonostante il tentativo di resistenza, era costretto ad alzarsi ed indietreggiare. Racconta pure che, a pochi minuti dalla fine dei biglietti ai botteghini, intorno alle 9,30 del mattino, davanti ad Azzurro Service, c’erano già i bagarini che vendevano i biglietti tra i 300 e i 400 euro, e volavano pure le offerte: 3 biglietti “solo” 1000 euro. Gli chiediamo se ha visto qualcuno acquistarli: “Certo non noi, che abbiamo fatto sedici ore di fila inutilmente”.

Su Facebook, Savio racconta di aver abbandonato la fila, ieri, pur essendo uno dei primi. Era in compagnia della sua ragazza, che ha preferito salvaguardare quando la pressione è diventata troppo alta. Sulla bacheca di un giornalista di Napoli Magazine, Savio dichiara che “i gruppi si sono spartiti 800 biglietti” e che al botteghino 1 non c’era nessuno in fila. Racconta anche – e per la verità non è il solo, sempre su Fb – che i poliziotti presenti si passavano documenti per fare anche loro i biglietti.

Ad Anna è andata anche peggio, perché si è trovata nel mezzo dei tafferugli. Partita da Somma Vesuviana insieme alla cugina e al padre sessantenne, Anna arriva al san Paolo alle 15.30. Davanti a lei, in fila per il botteghino numero 5, una cinquantina di persone. Ci racconta la sua contentezza nel pensare che le fosse andata di lusso. Neanche il tempo di mettersi in fila che un tipo con aria arrogante dice loro che mantiene il posto per 70 persone e intima loro, senza mezzi termini, di cambiare botteghino. Intimoriti, Anna, il padre e gli amici si spostano al botteghino numero 3. Quando vi arrivano, sono sesti in fila. Dopo dieci minuti si aggregano a loro altri 4 amici. Verso le 17.30 la coda inizia ad ingrossarsi,ma loro restano fiduciosi: “la situazione sembrava tranquilla e gestibile anche se c’erano elementi che hanno fatto di tutto, portando birra in quantità,alcool e cannabis,per creare scompiglio”.Verso le 23.30 si presentano cinque tipi loschi spacciandosi per un gruppo. Anna e gli amici si chiedono come mai, pur appartenendo ad un gruppo,non entrano al botteghino 1, che la Società ha dichiarato essere riservato ai tifosi organizzati. Quelli li avvertono che all’1.00 ne arriveranno altri 50 e che quindi Anna e gli altri devono indietreggiare, perché saranno loro a passare per primi. E infatti, all’1 in punto, si scatena il caos. Anna e i suoi si ribellano, ma in un attimo lo spazio si trasforma in un ring e loro vengono circondati e coperti letteralmente da una cinquantina di “bestie inferocite”. Anna riceve una telefonata da casa, è il fratello che, preoccupato dalle urla, decide di telefonare alla Questura di Piazzale Tecchio. Le forze dell’ordine gli rispondono a più riprese che stanno monitorando la situazione, ma poiché ogni volta che richiama Anna, le urla non accennano a placarsi, il fratello, sempre più preoccupato, parte anche lui in direzione Napoli. La polizia – racconta Anna – era presente, certo, ma dove la situazione era tranquilla, come del resto ci ha già raccontato C.G. Alle 2.00, uno alla volta, sono costretti ad abbandonare la fila perché oramai accerchiati, spintonati e insultati. Passano l’intera mattinata sul sito della Lottomatica Listicket. Hanno già il volo prenotato per Londra e vogliono provarci fino alla fine. Dopo 12 ore di fila e 9 ore di connessione ad Internet, tuttavia, nulla da stringere tra le mani, se non tanta tristezza. L’amarezza di Anna nei confronti della Società e delle forze dell’ordine è aggravata dal fatto che non è nuova a situazioni del genere: lei e la sua famiglia si erano ritrovati nella stessa bolgia in occasione della vendita dei biglietti per Monaco perciò, memore di quella brutta esperienza, il 10 gennaio scorso suo padre aveva inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno al Questore, alla SSCNapoli e a varie televisioni locali proprio per evitare che si ripetesse un simile scempio. “E’ la camorra quella che non mi ha permesso di godermi lo spettacolo della squadra che amo. È camorra quella che mi ha lasciato a mani vuote dopo una notte di freddo e di speranza. È la camorra quella che mi impedisce di vivere bene in questa città” scriveva Antonio. Chiedeva solo la collaborazione del Questore e l’impegno della Società affinché non si ripetesse tutto di nuovo, “perché è solo con la collaborazione di tutti, voi e noi, che certe situazioni possono non ripresentarsi e che può essere dato il diritto a chi è onesto e civile di poter vivere serenamente questa città ed ogni cosa in cui la passione per questa città ci spinge a credere, ancor più nella fede verso la S.S.C. Napoli”. Invece, nessuna risposta e nessuna precauzione: “è stato tutto preannunciato”, dice Anna.

E adesso? Adesso il danno è fatto, non solo ai tifosi, quelli veri, che si sono messi educatamente in fila ai botteghini per acquistare un sacrosanto diritto di andare allo stadio, ma anche alla città tutta, che, agli occhi del mondo intero, apparirà domani in balia dei soliti violenti camorristi che la fanno da padroni. Chi risarcirà il danno? Chi chiederà scusa? Forse ha davvero ragione Carlo Iuliano quando dice che il Club dovrebbe chiedere scusa per tutto questo. E’ solo di qualche giorno fa l’appello di Pina Tommasiello alla Società affinché dotasse di carta igienica i bagni del San Paolo. Come se fosse la carta igienica, il problema dei bagni, al San Paolo. Sono settimane che si parla di progetti avveniristici per la ristrutturazione del San Paolo o per la dislocazione dello stadio in altra sede, settimane che il Sindaco ha promesso di risolvere tutto entro la fine del suo mandato e De Laurentiis ha proclamato la voglia di dotarci di un nuovo Tempio. Alla luce di quanto accaduto oggi, non ci sono forse problemi più urgenti da risolvere? Intanto, su E-bay, è possibile acquistare un biglietto per lo Stamford Bridge anche a 905,00 euro. In bocca al lupo, gente. Si sbagliava il Mattino: non ci andranno solo i più fortunati e i più raccomandati, a Londra, ma soprattutto, ancora una volta i più forti. E i più protetti.

Ilaria Puglia
Il Napolista.

Antonello Perillo: “Il caos biglietti? Problema di ordine pubblico, il Napoli non ha responsabilità”

Il giornalista della Rai Antonello Perillo è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli nel corso della trasmissione Radio Goal: “Ressa biglietti? Il Napoli ha una tifoseria unica al mondo che va al seguito della squadra ovunque, De Laurentiis lo aveva capito e ha chiesto al Chelsea e alla UEFA più biglietti ma sono arrivati solo 2700 tagliandi. Per quanto riguarda la ressa credo sia un problema di ordine pubblico e non da attribuire alla società, ci sono organi preposti per il controllo dell’ordine pubblico. Vorrei anche ricordare che questi problemi non accadono nelle trasferte di campionato, dove sono partiti anche in più di 5mila tifosi non sono accaduti questi incidenti e questo grazie alla tessera del tifoso, mentre in Champions, non essendoci la tessera, si vengono a creare dei problemi. Il Napoli comunque anche in questo senso sta facendo dei passi da giganti,si guarda alle grandi squadre europee. Al di la di tutte queste considerazioni c’è da dire che 2700 biglietti sono troppo pochi”. (fonte IamNaples)

lunedì 5 marzo 2012

Notte in fila per Chelsea-Napoli

La passione per il Napoli non ha confini. Già dal primo pomeriggio di ieri tantissimi tifosi si erano messi in fila all’esterno dei botteghini del San Paolo per acquistare i biglietti per Chelsea-Napoli. 2700 i ticket a disposizione del club azzurro, ma ne servirebbero molti di più. Speriamo che l’Uefa e il Chelsea accolgano la richiesta del presidente De Laurentiis, che da tempo spera possano essere assegnati ai tifosi napoletani eventuali biglietti rimasti invenduti a Londra.
Ecco il comunicato del Napoli sulla vendita dei ticket.
I prezzi fissati dal Chelsea, sono pari a 62 euro per la parte inferiore del settore ospiti, e pari a 65 euro per la parte superiore del settore ospiti.
Da lunedi 5 marzo alle ore 10.00, saranno in vendita i biglietti attraverso internet mediante il sito di Lottomaticawww.listicket.it
Sarà consentito l’acquisto di un solo titolo per ciascun utente.
LIS prevede di addebitare all’utente una commissione per la transazione su internet. Una volta conclusa la procedura on line per l’acquisto, LIS provvederà all’emissione di una ricevuta di pagamento (voucher/coupon) stampabile dall’utente.
Detta ricevuta non sarà valida per accedere allo stadio, ma dovrà essere utilizzata insieme ad una fotocopia del documento di riconoscimento, per il ritiro del titolo di accesso allo stadio.
L’acquirente dovrà essere lo stesso che va a ritirare il titolo finale, ed il ritiro potrà avvenire presso il botteghino n° 1 nei giorni 6 marzo con orario 9/13 e 14/18 e 7 marzo con orario 9/13 e 14/18, previa consegna del voucher, di una fotocopia del documento di riconoscimento e presentazione del documento d’identità in originale.
A partire da lunedi 5 marzo alle ore 8.00 saranno aperti per la vendita anche i botteghini n.1, 3, 4 e 5 dello stadio San Paolo.
E’ consentito l’acquisto di 1 tagliando, dietro presentazione di un documento di riconoscimento in originale e la consegna di una fotocopia dello stesso.
Saranno questi gli unici tagliandi con cui i tifosi del Napoli potranno accedere allo Stamford Brigde Stadium di Londra, avendo le autorità inglesi già annunciato che permetteranno, per ragioni di ordine pubblico, l’ingresso dei tifosi azzurri soltanto al settore ospiti.

venerdì 2 marzo 2012

La guerra mediatica al Napoli. E’ il Tempo di dare una sterzata…



Piccoli corrieri quotidiani denigrano Napoli, perché hanno paura delle verità storiche presenti nei libri studiati da pochi. Piccoli decerebrati olandesi non accettano la vecchiaia e cercano di spezzare gambe a talenti aerobici uruguagi; ma questo non fa notizia.
Piccoli uomini di statura dal cuore immenso, schiaffeggiano un avversario scalciandolo a distanza con un pallone; ma questo fa notizia.
L’Italia vive un problema generazionale. L’Italia non è un paese unito. Ci sono diversità incolmabili. E’ il Tempo di licenziare mister Skincats; è Il Tempo di cancellare le telecronache sportive di parte; è Il Tempo di tornare a quelle di qualità, ordinate, serie precise, competenti. Che nessuno mi tolga Compagnoni e Mauro, li venero. Così come veneravo Martellini e Pizzul. Ma Skincats è la dimostrazione della vergogna dello sport, la descrizione del “di parte” senza emozioni.
Così come i descrittori emozional-stagionali del valore di un giocatore.
Dzemaili descritto dai social network ai giornali sportivi fino a pochi giorni fa: “scarso, costoso, pippa, modesto, insulso, penoso”.
Inler descritto dai social network ai giornali sportivi fino a pochi giorni fa: “la più grande sopravvalutazione dell’era De Laurentis, nullo, piedi storti, niente di che, ciofeca, penoso”.
Potrei proseguire per molti altri. Ma preferisco godermi poche informazioni, senza descrivere un risultato tra il primo e il secondo tempo; senza festeggiare troppo o troppo poco; concentrandomi sui futuri momenti bui dai quali cercherò un applauso festoso; di concettualizzare cosa si racconterà di Bigon e Mazzarri, che per attimi sono diventati veicolatori di giocatori di poco valore. Confermiamoli.
Attraenti nullità. E io? Invece di pensare al Siena, al Parma o al Chelsea, osservo un padre settantenne che sogna una giornata di campionato allo stadio, che la desidera talmente tanto da non avere il coraggio di chiederla a suo figlio. E io che farò secondo voi? Sarebbe stupendo vederlo tornare a sognare…


Domenico Serra