mercoledì 7 dicembre 2011

Uniti per mano per far finta di non tremare al suono della Champions League

Sinceramente noi del gruppo Ultràmici non ci caschiamo, restiamo concentrati come durante un compito in classe, come nella paura del primo giorno di scuola con la voce pastosa, acida o vibrante.
Noi sappiamo che il piccolo comune valenciano di Vila Real è un immobile ponte verso il Paradiso, ma non c'è Dante e nemmeno Maradona.
Questo è il passaggio verso la fine di un peso insuperabile, che nemmeno un Napoli divino riuscì a superare.
Noi siamo un solo nome, una sola cultura, un'unica sferica certezza di insaccare quella rete spagnola, siamo il desiderio di distruggere i luoghi comuni, le jettature manciniane, milanesi e d'oltralpe; quelle di simil-giornali che ci sputano in faccia e non vedono che siamo in una dimensione protetta da gambe troppo veloci per essere colpite.
Abbiamo paura, tutti allo stesso modo e tutti quanto è giusto averne. Saremo tutti a El MAdrigal, senza tifoserie ospiti, per la prima volta a conquistare la terra di Spagna partendo dal Regno delle due Sicilie, ma noi, noi di un piccolo immenso gruppo, tuoniamo per urlare la voglia di andare avanti. Senza considerarla una partita già fatta, perché c'è da sudare, correre, convincere e vincere, contro un mondo intero che è diviso, tra sognatori romantici e criptici pragmatici.
Noi non diamo nulla per scontato, restiamo uniti come se fosse la prima sfida, l'inizio di una nuova era; e non vogliamo meritare nei novanta minuti, vogliamo pure che sia De Sanctis a segnare di testa al 95esimo, vogliamo i tre punti e il resto non esiste, lo lasciamo a chi di mercoledì preferisce andare a mangiare una pizza, sognando di essere ancora napoletano.

Domenico Serra

Nessun commento: