venerdì 9 dicembre 2011

Giannina e Diego Maradona hanno esultato con noi

Era ora che tutto il mondo parlasse bene di Napoli. Onore a Mancini anti-italiano, allo sceicco Mansour ambizioso di divenire re del calcio, al Tyson Gonzalo Rodriguez e a chi è ad uno step più avanti sotto il cielo di Torino, ma non canta nei Subsonica. Sontuoso, arroccato, orgoglioso, con le gambe e la "cazzimma" della serie c e la forza muscolare di una delle sedici squadre più forti d'Europa, un Napoli elegiaco. Il Napoli riparte da qui, da una partita elementare e di tattica italiana, dove ha imparato a soffrire e a gestire le grandi sfide da grande squadra Mourinhana. Un Napoli a tratti modesto, lento, attendista, come sognava Mazzarri, sveglio appena il suo professore viene cacciato via. Walter trasmette il suo nervosismo per tutta la partita, poi litiga con Nilmar e l'arbitro lo sputa via, giustamente, ma in questo gesto porta via le paure di tutti gli undici e Frustalupi riscrive il Paradiso di Dante. Ho ancora impressa nella mente la frase di Bigon rivolta alla sua panchina esultante alla prima rete, quel "ma che cazzo fate", l'ho riascoltato col Mysky dozzine di volte. Questa vittoria la meritano tutti, dal Pampa Sosa a Montervino, da Consonni a Varricchio; una vittoria di una squadra che ha imparato a giocare sui nervi, come negli ultimi minuti, con la forza, la cattiveria, la rabbia. Ho pensato alla faccia di Gattuso contro Hamsik di due anni fa; ho visto Marek sostituito qualche minuto fa, che l'avrebbe ingoiato con tutti i capelli. Il miracolo di De Sanctis è invece da controllo antidoping, da miglior portiere italiano, che nessuno dica il contrario. Poi nel pieno della festa, mi sono goduto lo strafalcione di un offensivo Paolo Rossi, che questa maglia non la volle. Vincere con quello che ci è mancato per tanti anni, con un assist divino di Hamsik e un sinistro di Inler da fuori aria è un ottimo auspicio. Non ho pianto, ma vi giuro che sto peggio di Borja Valero. Grazie Aurelio De Laurentis, adottami.

Domenico Serra.

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