giovedì 21 luglio 2011

Il confine tra calcio e goliardìa.

Ricordo con piacere un calciatore di nome Andrea Mandorlini, avversario del mio grande Napoli, diligente, serio, professionale e preciso costruttore di tatticismo dimenticato.
La professione di allenatore si studia a Coverciano, anche se alcuni valenti palleggiatori, riescono a ridurre surrealmente il tempo trascorso sui libri, riuscendo a prendere il patentino in poche ore. Problema comune in questo paese. Un allenatore deve studiare sociologia, psicologia, tecniche di comunicazione, regolamenti tattici e educazione fisica e tanto altro, ma non educazione civica, quella la insegnavano alle scuole elementari.
Il "ti amo terrone", mi stupisce, non tanto per le accuse al concetto latifondistico fatto al popolo salernitano, o le offese ad un'azienda che ha appena dichiarato fallimento, ma per la attribuzione di atto goliardico, come se ci si trovasse in un'osteria.
La goliardìa è un'altra cosa, come il "non essere razzisti con la gente del sud", frase chiarificatrice di potere mediatico ancora peggiore. Il ricordo di Mboma o di Apolloni, mi fa venire i brividi.
Mandorlini conosce poco l'italiano, sembra evidente. Chissà se conosce la storia della sua Ravenna, se ha solo osservato la tomba di Dante, quando torna dalle sue parti, o ha perfino abbozzatto una superficiale lettura di un riassuntino de: "La Divina Commedia", da qualche quadernino di un nipote.
Verona è una città d'illuminazione linguistica, musa ispiratrice dantesca, il Mandorlini ne sembra parte, storicamente e culturalmente coinvolto.
La sua più che goliardia sembra seminazione di discordia, che il suo Dante, nell'ottavo cerchio, punisce con mutilazioni strazianti a colpi di spada, con ferite che si rimarginano prima di venire di nuovo aperte dai diavoli. Sto divagando.
Il fenomeno filo-nazista nella città di Verona è dilaniante, il confine col calcio non è mai esistito, ma non è questo da condannare, ma l'istigazione xenofoba di gente che ha studiato poco e oggi si ritrova a fare proclami di chioschetti a giocatori come Domenico Maietta, calabrese di stirpe o a ivoriani signori allibiti e increduli. E' una città divisa perfino calcisticamente, tra Chievo e Hellas, quest'ultima capace di consegnarci uno scudetto e di conservare nel suo nome l'etnìa fondatrice del pensiero occidentale, la Magna Grecia che con Verona c'entra pochissimo.
Alcuni zoologi, sostengono che i calciatori debbano essere dotati solo del cervelletto, perché, tanto, le attività pensanti sono quasi del tutto assenti. Ne abbiamo avuto prova a Verona, anche se succede in tutti gli stadi, bisogna ricordarlo. Oggi i tempi sono cambiati, i mezzi comunicativi portano conseguenze pericolose, essere veicoli di violenza e di razzismo distrugge il senso dello sport, che è unione e aggregazione. "Troisième mi-temps", direbbero i francesi per finirla qui, quella buffonata di trenta secondi dopo una partita di calcio, che, nel Rugby, è un incontro tra squadre, famiglie e spesso tifoserie, fatte di lunghe cene e feste, fatte di gioco e goliardìa, quella che nel calcio non esiste. Ditelo a Mandorlini.

Domenico Serra

Non posso far altro che i complimenti a Domenico che con queste parole ha dato una bella risposta ad Andrea Mandorlini.

5 commenti:

AntonioMarano ha detto...

Ciao Armando,
apprezzo moltissimo l'impegno di Domenico, ma non condivido tutto il tempo perso dietro ad uno come Mandorlini.
Per carità, l'amico Serra ha la penna facile o il dito che scorre veloce sulla tastiera, quindi per lui non sarà stato tutto questo sacrificio, ma sia l'argomento che il personaggio in questione, non meritano tutta questa attenzione.
In passato ho assistito e subito sulla mia pelle una delle trasferte dei tifosi partenopei più chiacchierata della storia, quella scaligera del 1988.
Verona è una città bellissima e con tanta gente fantastica. Con le dovute proporzioni, possiamo dire lo stesso della nostra amata Napoli, ma come è per loro, così è per noi, GLI STRONZI ENORMI ESCONO SEMPRE DALLE FOGNE.
Gli eventi da stadio, come altre occasioni utili per far sentire la loro puzza, questi scellerati li avranno sempre. Se poi trovano spazio finanche sui giornali o su altri mezzi d'informazione, la frittata è pronta.
Lasciamoli seccare al sole senza curarcene e vedrai che la loro puzza scemerà a tal punto che neanche le mosche si avvicineranno.
Ecco... quando parliamo di questi soggetti, questa fine facciamo... delle mosche sulla cacca.
Un abbraccio a te all'amico Domenico.

Unknown ha detto...

Antonio sei come sempre molto gentile, ma l'amico Domenico gli piace davvero tanto scrivere, certo dedicare del tempo prezioso a Mandorlini che nemmeno se lo merita non è che sia una delle migliori cose da fare, ma la risposta che gli ha dato è apprezzabile senza mai uscire dai limiti, comm si ric a Napoli o Ciacche e o Merec.

Domenico Serra ha detto...

Grazie delle vostre parole. Il mio obiettivo era quello di far capire che purtroppo oggi un allenatore è come un professore, un politico, un uomo di spettacolo, sono esempi, devono adottare comportamenti morali e dignitosi, possono veicolare la violenza. Mandorlini merita sanzioni.

Unknown ha detto...

Grazie a te Domenico!

AntonioMarano ha detto...

E' vero Domenico, ma dovresti sanzionare il Mondo intero.
Direi, invece, di smetterla di fare le pecore... di cani pastore non all'altezza ne vediamo tutti giorni in TV. Non è neanche periodo di lana, quindi meglio volare alto come aquile senza che nessuno ci debba dire come volare.
In poche parole, caro Domenico, nel video ho visto molti adulti sugli spalti di Verona... potevano tranquillamente stare zitti e a loro volta zittire il loro cane pastore.
Ti ricordo, infine, che in Italia esiste una legge sul razzismo negli stadi. Come vedi la sanzione dovrebbe essere allargata.
Invece è meglio volare alto e a questa gente/aglia "carcarla" in testa, o meglio, non "cacarla" proprio! ;-)))