martedì 14 agosto 2012

Lettera aperta a Giulio De Gennaro, BASTA FANGO SU NAPOLI.

Caro Giulio de Gennaro,
So bene che non ci conosciamo. Forse nemmeno mi leggerai. Ma io fin da bambino custodisco il sogno di fare il giornalista.
Trentadue anni e un mare di cazzate; sicuramente quel tesserino non lo prenderó mai.
Eppure, caro Giulio, appartieni ad una categoria che invidio e idolatro; siete precisi, seri, onesti, sempre pronti a raccontare quel che il mondo non conosce.
L'idea di veicolare un'informazione e nutrire il lettore di una novità è come la percezione di un nuovo sapore; come godere della visione di un miracolo.
E' un lavoro splendido, ma pericoloso.
Non conosco molto della tua storia; ma ho ascoltato il tuo pregevole articolo su Napoli e l'orologio della signora Cavani; ne sono rimasto colpito. Giulio, e chiamarsi Giulio fa sempre riflettere almeno per longevità e onestà, ho veramente apprezzato il tuo schierarti.
Il tuo paragone tra le rapine transalpine e quelle partenopee è cosí forte e diverso, da farmi sognare come facevo da bambino.
Non conosco nemmeno il tuo volto Giulio, se tu sia giovane, vecchio, poco intelligente o molto, se tu sia figlio di gente colta oppure plausibili alternative trascendentali metaforicamente avvicinabili ad un pezzo di basalto che in molti chiamano marciapiede; peró so che hai avuto il coraggio di schierarti.
Il tuo articolo non è relativo al gossip, ma alla conoscenza di fatti a noi non chiari. Per noi i legami tra calcio e camorra non ci sono. Noi di calcio viviamo, siamo puliti; viviamo nella città piú bella del mondo, normale che in molti ci sputino sopra. Si chiama invidia.
Ma tu Giulio vai oltre e io ti apprezzo. Sarebbe facile nascondersi, invece tu parli chiaramente di legami tra Cavani e la camorra.
Le possibilità sono due: o hai scritto il tuo articolo conoscendo fatti da riportare in un'aula giudiziaria, da denunciare in un commissariato di Polizia per la loro gravità, accostando Cavani agli ambienti camorristici; oppure d'estate hai fatto come me, hai bevuto troppa birra, forse eri distratto dal sole al mare, e inventato tutto. Ma io non faccio il giornalista.
Caro Giulio, stai correndo dei rischi grandissimi con le tue parole, e da buon e onesto napoletano ti ammiro. Sei grande, un grande giornalista.
Ora corri, afferra una penna e scrivi al mondo intero cosa sai dei legami tra Cavani e la camorra. Abbiamo bisogno di gente come Saviano.
Viva Napoli, della camorra ne abbiamo le palle piene, ma dei sospetti anche di piú. Verità, dicci la verità...

Cordiali saluti
Domenico Serra

3 commenti:

La ricreazione è finita ha detto...

Solo per la cronaca, il ragazzotto è figlio dell'ex commissario ai rifiuti. Insomma è figlio d'arte...

Unknown ha detto...

Ernesto grazie per l'informazione come sempre sei sempre un grande osservatore un saluto

Domenico Serra ha detto...

E io sono figlio di Vincenzo Serra. Un grande uomo che ha
lavorato quarant'anni nella Mivar televisioni, ed è stato ripagato gli ultimi tre anni con mobilità e cassa integrazione.
Tutto questo dopo un incidente sul lavoro che gli costó quasi la vita. Oggi? In pensione, ma è un grande, grandissimo uomo. Non sono figlio d'arte? Si che lo sono!