martedì 21 febbraio 2012

NAPOLI-CHELSEA. A confronto due club dalle gestioni finanziarie opposte

Alla fine saranno solo undici contro undici, ma la descrizione della battaglia riferisce di archi e frecce da una parte e di sofisticate armi di distruzione di massa dall’altra. Esito paradossalmente imprevedibile, questo è il bello del calcio. Nessuno, cioè, potrebbe scandalizzarsi se il Napoli facesse fuori il Chelsea, che pure fattura il doppio e spende quasi il quadruplo in stipendi. Pensate che spot per il fair play di Platini: gli azzurri che fanno a pezzi uno dopo l’altro (nella fase a gruppi è toccato al City) i giocattoli dei nuovi ricchi che spendono e spandono senza curarsi di tenere i conti in equilibrio.
Lussi Roman Abramovich, l’oligarca russo che Forbes indica come il 53o uomo più ricco del mondo con 13,4 miliardi di dollari di patrimonio, non è dissennato come nei primi anni londinesi. Si è messo in testa di costruire uno stadio più grande e confortevole dello Stamford Bridge, ha iniziato a ridurre le uscite abbassando il monte-stipendi che nell’ultimo bilancio, relativo alla stagione 2010-11, è sceso del 3%. E magari calerà ancora se, dopo Anelka e Alex, andranno via pure Drogba, Kalou, Malouda. Ma non più tardi di tredici mesi fa sborsò 58 milioni di euro per Torres. E a giugno mise sul piatto 14,5 milioni per convincere il Porto a lasciare partire Villas Boas. Compresa la buonuscita di Ancelotti, l’ultimo, ennesimo valzer sulla panchina è costato qualcosa come 31 milioni. Proprio questi costi straordinari, veri e propri raptus da billionaire, hanno vanificato la crescita del fatturato dell’8% e i già citati risparmi consegnando agli archivi un bilancio più o meno in linea con i bagni di sangue degli ultimi anni: nel 2010-11 il deficit è stato di 75 milioni.
Risparmi Mentre Abramovich si divertiva a fare e disfare, Aurelio De Laurentiis applicava un principio semplice semplice: mai spendere più di quanto si incassa. E faceva aguzzare l’ingegno ai suoi collaboratori: Hamsik pagato 5,5 milioni, Lavezzi 5,8. E ancora: 1000 prodotti ufficiali in vendita on line, infischiandosene del tarocco imperante. Così il suo club ha festeggiato il quinto anno di fila di profitti. Guardate questa sfilza di numeri e capirete tutto. Napoli: +1,4 nel 2006-07, +11,9 nel 2007-08, +10,9 nel 2008-09, +0,3 nel 2009-10, +4,2 nel 2010-11. Chelsea: -111 nel 2006-07, -82,9 nel 2007-08, -52,1 nel 2008-09, -86,7 nel 2009-10, -75 nel 2010-11. Sono gli utili (Napoli) e le perdite (Chelsea) dei rispettivi libri contabili. Non deve sorprendere, allora, se il produttore un po’ istrionico ma decisamente arguto ha speso di tasca sua 16 milioni, mentre l’amico di Putin si è mangiato 900 milioni sotto forma di prestiti che via via sono stati convertiti a capitale. Stasera questo «spread» magari non si noterà. (fonte Gazzetta)

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