domenica 6 novembre 2011

Napoli e Juve si affidano al loro destino

Ho sempre vissuto le sfide con la “signora zebrata” con un fascino naif; c’è sempre stato qualcuno incrociato nella mia vita, vicinissimo al mio quotidiano o casualmente frequentato, che mi spingesse a dire a qualcun’altro: uh, guarda quello, poverino, è uno juventino.
E più cercavo di evitarli, più finivo per trovarne ovunque, come una sindrome il cui contagio può colpire chiunque: come il tessuto muscolare di Del Piero in un lontano 1998 cresciuto improvvisamente, come un processo a Calciopoli con sanzioni fantacalcistiche, pieno di punti oscuri. Io con questo schifo ci sono cresciuto. Anni prima, ho però apprezzato il talento immenso e irraggiungibile del Platini, senza paragoni. Gli alieni argentini, dalla folta chioma riccia, mica rientrano nelle statistiche? Napoli e Juventus si affidano al loro destino, chi per consolidarsi ammazza-grandi, chi per tornare definitivamente ai vertici dopo il calvario degli imbrogli, tra serie B, e rifiuti di Aguero o Rossi.
I miei confronti storici viaggiano agli almanacchi del campionato 1970-1971, ad un 8 novembre 1970. Quel Napoli vinse 1-0 col goal di Pogliana. Rimase in vetta e terminò quel campionato 3°, proprio dinanzi alla Juventus.
Un mese e un giorno prima, il 7 ottobre 1970, il Nera e gli altri esondarono, Genova subì l’ennesima distruzione.
“…nera che porta via che porta via la via
nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera
nera che picchia forte che butta giù le porte…”
Fabrizio de Andrè riecheggia nel mio Iphone; la vicinanza sportiva al popolo genovese sublima oltre il calcio, raggiunge una terra distrutta, a quel ricordo atroce nei testi, dove il calcio forse dovrebbe fermarsi. 41 anni dopo il dolore è disarmante, fermarsi sarebbe troppo, ma la mia ansia pre derby Regno delle due Sicilie contro Savoia, proprio non riesce a venir fuori.
Ma il calcio è anche provare ad andare avanti; avrei sognato un derby Juve Stabia Macedonia, dove mentre uno si finge infortunato, all’altro spetta uno spezzone di partita sufficiente per renderla determinante. Sarebbe ora.
Preferirei perdere, ma rivedere le statistiche di quel lontano campionato. Aspettando Pandev…
Domenico Serra

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