venerdì 23 settembre 2011

IL DOMENICO SPORTIVO. Serra: "La verità è che il Napoli soffre i trequartisti e che Pandev gioca a nascondino"

Un collega milanista piange d'un pareggio contro una squadra superiore, mentre un milanese in tv se la ride; gli interisti gioiscono, quando mollano per l'ennesima volta l'idea di nuovo qualitativo per tornare ad un passato irripetibile; il romano è bluffato negli ultimi minuti come uno scolaro che ha tanti banchetti nuovi e una cattedra ingombrante, scomoda e inutile, che ha una targa con su scritto Francesco Totti; il laziale ondeggia in un limbo sublime gestito da un saggio allenatore senza coraggio; il bianconero pone le condizioni per vincere, distribuendo schiaffi morali in ogni direzione, perfino alcuni veri, immuni da squalifiche, sui volti di increduli avversari...

E poi ci sono gli azzurri rientrati da Verona, umiliati da quei ragazzi del quartiere Chievo, di un Di Carlo che ha mimato come una statuetta Pioli targato 2010-2011, per vincere una partita giocata contro un avversario che giocava senza porta altrui.

Disagi surreali legati ad un turnover forzato, a cambi numerici eccessivi, a schiaffi morali legati a scelte tecniche opinabili, quando il problema è stata semplicemente la posizione di Moscardelli, anche questa volta.

Tifosi, addetti ai lavori, giornalisti, criminalizzano i cambi considerevoli e improvvisi, senza pensare che l'unico che ha giocato quattro partite di seguito, ne ha subito distruttive conseguenze muscolari.

L'infortunio di Maggio ha sbilanciato l'assetto tattico, con Dzemaili spostato a destra e schiacciato sulla linea d'attacco, si è presentata l'incapacità di fare filtro sul terzino Fernandez. E poi, non me ne vogliate, ma un portiere lucido, che non ha giocato quattro partite di seguito, urla su quel cross chiamandosi la palla, non lascia Fideleff nelle condizioni di intervenire in una posizione non sua. Ad ogni modo, l'Ignacio sosia di Forlan, resta il migliore in campo, maestro d'anticipo ed un interessante sinistro, una partita sontuosa, dove un solo errore, deve essere premiato con la conferma sabato sera a Fuorigrotta.

La verità è che non possiamo ammettere che questa squadra può vincere il campionato, il pubblico e le sue pressioni mediatiche, distruggerebbero questa cornice d'azienda perfetta. Una squadra che in campo europeo vive il morbo del vizio del pareggio, in campionato può strafare, senza illusioni, ma concretamente, Ezequiel Achille Lavezzi permettendo.
Siamo fatti così, abbiamo anche noi nelle mani il destino di questa società, fingiamo che siano singole finali, ridimensioniamo una squadra sufficiente, costruita per vincere un campionato veramente ai limiti della mediocrità tecnico-tattica, sperando che Goran Pandev torni a fare il campione e smetta di giocare a nascondino.

Domenico Serra
Fonte:Azzurrissimo

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