sabato 12 novembre 2011

L'offesa culturale veicolatrice di violenza

Le scuse di chi teme ripercussioni possono venire solo da mali lontani, ma non dal calcio.
Non puoi chiederle se agisci da discriminatore di culture che non conosci, che non ami, che non hai assaporato.
Sembra il festival del: non ti conosco ma mi fai schifo, ma poi mi scuso per paura che un teppista da quattro soldi mi righi l'auto.
Nello sport ci credo e per me non ci sono colori in questi mali. Accadono.
Mi scuserei venendo a Napoli, urlandolo da Marechiaro, dalla collina di Posillipo; dopo aver respirato il miracolo Velato della Cappella Sansevero, o il palazzo, dopo aver studiato per ore "Questi fantasmi" di De Filippo; dopo aver conosciuto la famiglia Insigne e quella Cannavaro, provando davvero a capire che diamine ho detto, e quanto male possa aver fatto.
Mi presenterei sotto braccio con Gullo e con la maglia del Napoli, per imparare, per giustificare d'essere nel bene o nel male, un veicolo portatore di violenza. Ma poi dovrei tornare e incontrerei violente ripercussioni invertite. Perché ogni tifoseria ha una sua "sana", vergognosa, schifosa violenza. Questa violenza sportiva mi ha stufato, è priva di senso.
Si, proprio così, una camera d'aria rimbalzante può generare dolore, ferite, ingiurie, atteggiamenti di neghittosa codardìa; è un veicolo passionale, ma per alcuni di passione maligna.
Mi dispiace molto, ma anche Napoli ne esce sconfitta, per quello che leggo nei blog, nella rete, per le offese a due uomini che amano il calcio forse come me, ma non hanno la misura di cosa possa significare offendere culture diverse dalle loro.
Il guaio è che moltissima gente nei bar dice quelle cose; voglio capirne il motivo. Visitate Napoli.
Il calcio non c'entra vi chiederete? Mi sono rotto che sia privo di cultura; è un'ipotesi stantìa.
Il calcio fa del male ogni domenica, negli autogrill, negli stadi, per una sciarpa, per un commento inteso male, per una chiacchiera da bar in piccole trasmissioni nocive al senso civico, prive di diritto di replica.
Gullo e Rampulla al San Paolo, per una sfida, con la maglia giallo borbonica col logo Champions, a capire cos'è questa passione, come si vive, a assaporare il gusto dell'essere napoletani, a provare al concepire cosa sia l'idea della nascita del pensiero occidentale; novanta minuti per cambiare idea, cambiare idea veramente.
E invece si offende e si risponde con offese.
Questo è quello che genera odio, questa è la paura di Napoli, questo è il progressivo processo distruttivo della nostra capitale, questo è un modo subdolo e lugubre, per nascondere dietro ad un pallone, culture strutturalmente diverse; per nascondere dietro ad un pallone, la pirite stolta di chi crede d'aver inventato l'oro, quando poi quello vero...L'integrazione nazionale si fa amando lo sport, da Torino a Roma, da Milano a Napoli; il problema è che molti sanno che basterebbe uno scudetto distante dal nord, per restituirci Ducati, Regni e Granducati... Da dove volete ripartire? Un'ora a settimana nelle scuole.
Educazione civica applicata nello sport; capiamo, comprendiamo, ma rimediamo, partendo dai bambini.

Domenico Serra.

5 commenti:

Nunzioazzurro ha detto...

Caro Domenico sarebbe bello un ora alla settimana nelle scuole per educare allo sport anche i bimbi. Tu dici che nei bar si genera violenza se si risponde vilenza aquelli del nord. Sappi chje i Blog di naqpoli si sono rivoltati contro queste accozzaglie come Rampulla, Gullo e mettici pure il culturato "anglosassone" VILLAGGIO. Ameno io non ci sto e penso molti, hanno risposto per le rime questi strafalcioni delinquenti, che avranno capito e si sono scusati verso i napoletani come giustamente dici per non trovarsio rigata la macchina. I Sabaudi quando vennero aNapoli ospitati dai Borbone a Palazzo reale; andando in bagno videro il BIDET e lo definirono al nord uno strano oggetrto a forma di chitarra. Pensa un po. FORGIONE ha riempito tutta Napoli con le sue Mail per questi insulsi personaggi che ti ho citato. Saluto Domenico e Armando.

Unknown ha detto...

Grande Nunzio.

Nunzioazzurro ha detto...

Grade Domenico ed Armilocho. Sempre bello leggere da persone intelligenti quali siete. Saluti.

AntonioMarano ha detto...

Bravo Domenico, per quante volte te l'ho scritto mi stai facendo consumare la "B" sulla tastiera. ;-)

C'è qualcosa che è più forte dell'odio, l'indifferenza!
Per me le persone che hai citato non esistono. Però, per essere sincero, mi sono un po' accanito nel ricercare qualche video per ascoltare con le mie orecchie quali frasi potessero mai offendere ancor di più di quello che avviene ogni giorno.
Capisco il rammarico dello scippato, la rabbia del depredato o l'astio perenne di chi è costretto a vivere sotto pregiudizi, da parte del nostro Stato che 150 anni fa ha fatto una scelta per noi meridionali infausta, ma è anche vero che viviamo l'offesa con troppa enfasi, come se fosse quasi blasfemia.
Le offese purtroppo sono un po' il termometro della civiltà. Chi le utilizza ha seri problemi relazionali e un vocabolario, spesso, ridotto.
Anche quelle costruite ad arte, vedi per anni gli antimeridionalisti come Brera o Bocca, per fare esempi lampanti, sono offese legate ad un proprio ritorno socio-economico, più che un pregiudizio di base. Insomma, ho citato i precursori della Lega Nord in tempi non sospetti con le stesse mire fatte nel terzo millennio.
Qui al sud, invece, spesso utilizziamo questi attacchi beceri come boomerang, ma non come arma di difesa ma solo come scusa per piangerci addosso. "Tanto qui il problema esiste e che dobbiamo fare..."!!!
Il ritornello di questa brutta canzone è sempre pieno di frasi antimeridionali... ma la si canta ovunque dal Brennero a Lampedusa, purtroppo!

Domenico Serra ha detto...

Siete elegiaci...