lunedì 4 luglio 2011

Cucci: "Hamsik non può essere visto come un traditore"

Perdonatemi se oso dire che non considero Marek Hamsik un traditore: un po’ perché non ho la vocazione a sentirmi cornuto in generale, e nel calcio in particolare, ché se dovessi contare i coringrati mi sarei dato all’ippica; vi dirò di più: a volte mi sentivo anche orgoglioso quando ad esempio una grande s’interessava a giocatori della mia squadra e il presidente d’occasione mi diceva "se vendo quello con il ricavato ci faccio una squadra nuova", rimasi male solo quando mi cedettero Savoldi al Napoli ma non per ragioni tecniche, pur essendo Beppegol una garanzia, ma perché era il segnale di uno storico ridimensionamento. Il Napoli problemi del genere non ne ha e i suoi tifosi non devono aver paura perché l’Ambizioso non li tradirà. E se Marekiaro ha detto quel che ha detto alla “Pravda” – che in italiano vuol dire Verità e in russo vuol dire Bugìa - per me gliel’hanno fatto dire. Dovete sapere che questa è un’antica tecnica di mercato inventata – si dice – dal mio indimenticabile amico Italo Allodi: si suggerisce al giocatore di esprimere una sorta di desiderio ("Mi piacerebbe il Milan...") per vedere le reazioni e fare una botta di conti, perché in realtà nel calcio (come nella vita) nessuno è incedibile, quel che conta è il prezzo. Ebbene, credo che per Marek non ci sia stata grande emozione, in casa Berlusconi, ed è inutile dire che il Cavaliere aveva giurato in piazza del Plebiscito che non avrebbe mai scippato Hamsik al Napoli; quando al congresso dei ciellini a Rimini disse che non avrebbe mai osato rapire Nesta dalla Lazio, in ventiquattr’ore lo portò a Milano; anche perché Cragnotti gliel’aveva messo su un vassoio d’argento. In realtà Allegri per me vuol'altro, non uno svolazzo come Marek ma una certezza, lui che da allievo di Galeone s'è fatto brillante catenacciaro da Milan-dei-tre-mediani. E da scudetto.
Chiacchiere a parte, Hamsik non è un traditore e se deve restare a Napoli ci resta con quella passioncella di sempre e con la moglie che gioca a pallavolo (questa è buona), e se deve andarsene un altro Tenore si trova, mentre il vero problema del Napoli è un altro: è Inler. Lo svizzero è... napoletano almeno da un anno, tanto che quel gol crudele a fine campionato gli è costato assai, ed è il giocatore che entra preciso preciso nel felice modulo e nell’ambizioso progetto di Mazzarri che – se mi credete – è l’unico titolare della scelta tecnica, l’unico che va a giocarsi la faccia in Champions e in Campionato. E a questo punto De Laurentiis deve fare il sacrificio e portarsi a casa Inler ad ogni costo. Perché il Napoli ne ha bisogno, perché il Napoli lo merita, perché il Napoli è oggi l’unica squadra – insieme al Milan – che persegue obiettivi tecnici non sparate giornalistiche, non l’Aguero che diventa un eroe d’Argentina perché segna un gol che suo suocero ne faceva trentatrè, non il Tevez rompicoglioni che Mancini sì è tolto un pensiero, non un Pepito Rossi che quando il Parma chiese aiuto a Juve e Milan e Inter perché Ghirardi aveva bisogno di dieci milioni per tenerlo tutti gli dissero che non valeva la pena. Vedete, l’unico vero affare andato in porto, in questo mercato di chiacchiere che ha trasformato in vetrina per Bufale e Bidoni anche la nobile Coppa America, è il Pirlo che dal Milan è andato alla Juve, ma pare che alla Juve non se ne siano accorti. E così ribadisco il concetto: Inler al Napoli, questo s’ha da fare, il resto è vento d’estate.

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