Sinceramente noi del gruppo Ultràmici non ci caschiamo, restiamo
concentrati come durante un compito in classe, come nella paura del
primo giorno di scuola con la voce pastosa, acida o vibrante.
Noi
sappiamo che il piccolo comune valenciano di Vila Real è un immobile
ponte verso il Paradiso, ma non c'è Dante e nemmeno Maradona.
Questo è il passaggio verso la fine di un peso insuperabile, che nemmeno un Napoli divino riuscì a superare.
Noi siamo un solo nome, una sola cultura, un'unica sferica certezza di
insaccare quella rete spagnola, siamo il desiderio di distruggere i
luoghi comuni, le jettature manciniane, milanesi e d'oltralpe; quelle di
simil-giornali che ci sputano in faccia e non vedono che siamo in una
dimensione protetta da gambe troppo veloci per essere colpite.
Abbiamo paura, tutti allo stesso modo e tutti quanto è giusto averne.
Saremo tutti a El MAdrigal, senza tifoserie ospiti, per la prima volta a
conquistare la terra di Spagna partendo dal Regno delle due Sicilie, ma
noi, noi di un piccolo immenso gruppo, tuoniamo per urlare la voglia di
andare avanti. Senza considerarla una partita già fatta, perché c'è da
sudare, correre, convincere e vincere, contro un mondo intero che è
diviso, tra sognatori romantici e criptici pragmatici.
Noi non diamo
nulla per scontato, restiamo uniti come se fosse la prima sfida,
l'inizio di una nuova era; e non vogliamo meritare nei novanta minuti,
vogliamo pure che sia De Sanctis a segnare di testa al 95esimo, vogliamo
i tre punti e il resto non esiste, lo lasciamo a chi di mercoledì
preferisce andare a mangiare una pizza, sognando di essere ancora
napoletano.
Domenico Serra
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