Un
 collega milanista piange d'un pareggio contro una squadra superiore, 
mentre un milanese in tv se la ride; gli interisti gioiscono, quando 
mollano per l'ennesima volta l'idea di nuovo qualitativo per tornare ad 
un passato irripetibile; il romano è bluffato negli ultimi minuti come 
uno scolaro che ha tanti banchetti nuovi e una cattedra ingombrante, 
scomoda e inutile, che ha una targa con su scritto Francesco Totti; il 
laziale ondeggia in un limbo sublime gestito da un saggio allenatore 
senza coraggio; il bianconero pone le condizioni per vincere, 
distribuendo schiaffi morali in ogni direzione, perfino alcuni veri, 
immuni da squalifiche, sui volti di increduli avversari... 
E poi ci sono gli azzurri rientrati da Verona, umiliati da quei ragazzi 
del quartiere Chievo, di un Di Carlo che ha mimato come una statuetta 
Pioli targato 2010-2011, per vincere una partita giocata contro un 
avversario che giocava senza porta altrui. 
Disagi surreali legati ad un turnover forzato, a cambi numerici 
eccessivi, a schiaffi morali legati a scelte tecniche opinabili, quando 
il problema è stata semplicemente la posizione di Moscardelli, anche 
questa volta. 
Tifosi, addetti ai lavori, giornalisti, criminalizzano i cambi 
considerevoli e improvvisi, senza pensare che l'unico che ha giocato 
quattro partite di seguito, ne ha subito distruttive conseguenze 
muscolari. 
L'infortunio di Maggio ha sbilanciato l'assetto tattico, con Dzemaili 
spostato a destra e schiacciato sulla linea d'attacco, si è presentata 
l'incapacità di fare filtro sul terzino Fernandez. E poi, non me ne 
vogliate, ma un portiere lucido, che non ha giocato quattro partite di 
seguito, urla su quel cross chiamandosi la palla, non lascia Fideleff 
nelle condizioni di intervenire in una posizione non sua. Ad ogni modo, 
l'Ignacio sosia di Forlan, resta il migliore in campo, maestro 
d'anticipo ed un interessante sinistro, una partita sontuosa, dove un 
solo errore, deve essere premiato con la conferma sabato sera a 
Fuorigrotta. 
La verità è che non possiamo ammettere che questa squadra può vincere il
 campionato, il pubblico e le sue pressioni mediatiche, distruggerebbero
 questa cornice d'azienda perfetta. Una squadra che in campo europeo 
vive il morbo del vizio del pareggio, in campionato può strafare, senza 
illusioni, ma concretamente, Ezequiel Achille Lavezzi permettendo. 
 Siamo fatti così, abbiamo anche noi nelle mani il destino di questa 
società, fingiamo che siano singole finali, ridimensioniamo una squadra 
sufficiente, costruita per vincere un campionato veramente ai limiti 
della mediocrità tecnico-tattica, sperando che Goran Pandev torni a fare
 il campione e smetta di giocare a nascondino.
Domenico Serra
Fonte:Azzurrissimo

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