Quando si ferma il calcio finisce sempre che la tua redazione di tifonapoli.it
ti chieda un pezzo su come sia andato l’anno sportivo. La stesura è
meno immediata del solito, ma assume dei valori umani che spesso
collimano ai limiti del concetto di una sfera effettata. E io mi ritrovo
qui, perso ad ondeggiare la mia mano contro la parete del soggiorno, da
me imbiancata in liberi giorni di disoccupazione, mentre la replica
di un 6-1 interagisce con ogni molecola della stessa stanza. Quei
colori, quei goal meravigliosi, quelle finte, quelle parabole
inaspettate di Walter e Camilo, sono trasmesse in ogni singola
particella e arrivano in alta definizione fino a modificare tutto quello
che mi circonda e tutto quello che sono e tutto quello che sente il mio
cuore.
E finisce che suono il mustacciolo, alla replica di una della reti, come
se fosse una piccola trombetta blu; e il divano cocozza diventa
azzurro, Zuniga si sbianca e diventa Del Piero, l’immenso Dossena fa il
panchinaro, l’albero di Natale diventa un palo della porta e io con un
casco imito Gargano-Lampard rischiando di sfondare tutto.
Quella sete di vittoria, come se in campo ci fosse ancora la Roma, è
stata l’ennesima dimostrazione che il Napoli ha paura di se stesso, teme
la sua forza e ancora forse non la conosce completamente. E’ pur sempre
costruito per la singola partita, questo lo rende unico e insensato,
folle e imprevedibile, capace di alternare risultati in un modo a dir
poco eclatante.
Quest’anno non abbiamo vinto nulla, ma stiamo crescendo per imparare a
farlo, per sentirci pronti a sfidare noi stessi nelle nostre case, pur
di diventare tifosi migliori. E tifosi migliori siamo diventati così
come si sono evoluti i nostri calciatori, i più bellicosi in Europa sono
diventati rispettosi e concentrati nell’umanità del tifo, senza mai
uscire dai confini, anche perché il 2011 di confini non ce ne ha
disegnati.
L’augurio è di restare uniti, perché il calcio ha bisogno del Napoli e
di quantificare il volume mediatico di questa crescente tifoseria,
riscoprirla in giro per il mondo, unirla in un unico stadio, individuare
una forza tifo dimenticata per alcuni istanti accartocciata in un’aula
giudiziaria.
Questi sono i tempi dove Vargas scarta Chelsea e Inter per il Napoli e
io sono parte di questa storia, così come tutti i singoli tifosi.
Quando i nostri giocatori capiranno di essere maturati forse cominceremo
a vincere. Ma noi non andiamo di fretta, sappiamo aspettare il momento
giusto, sappiamo chiedere a Babbo Natale De Laurentis, di farci sognare
ancora.
Domenico Serra
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