14 settembre 2011 - La storia del calcio Napoli riparte da qui.
Tremila tifosi senza griffe, come il loro condottiero di San Vincenzo,
probabilmente disoccupati, poveri, pronti a indebitarsi per una emozione
senza cravatta o giacche d'obbligo in tribuna, ma con cuori aritmici e
surrealmente sincronizzati, come diretti da Riccardo Muti, come se
quest'ultimo fosse uno steward e non dinanzi ad una tv 3d a sognare da
buon napoletano.
Assuefatti tutti dalle stesse paure, quasi tutti
alle elementari ventuno anni fa, quasi tutti calvi o stempiati oggi,
alcuni con la mente all'Anfield Road di un anno fa, un sospiro di
sollievo per l'assenza di Dossena ex emozionato, uno di paura per la
presenza di Salvatore Aronica.
Di quattordici eroi di una serata
solo placcata d'oro, grazie ad un guardalinee presbite da lobotomizzare
rimasto a condizionanti ricordi infantili di plateali tuffi circensi,
sento di dover citare proprio lui, un lucchetto palermitano dal cuore
forte, meritevole di lodevoli complimenti e scuse. Elegiaco e d'altra
categoria.
Ascolto l'odore del platino, eppure un punto non è nulla.
Un tifo impressionante, che smonta, come pezzi di un vecchio gioco
Lego, lo strapotere di un'eleganza calcistica senza coordinazione, priva
di senso tattico, irriverente e spocchiosa, legata al singolo
stupefacente giocatore, o al provare a mimare il calcio di una cantera
spagnola concettualmente lontana.
Non riesco a dormire, vivo
l'insonnia di milioni di tifosi, contagiato dalla loro aritmia, la mia
mente respira il rumore del legno scheggiato dal Pocho, per me più di
una rete annuvolata da uno sferico pallone effettato.
E intanto
Ezequiel Ivan Lavezzi, si incorona da solo, sotto lo sguardo di Diego e
di Giannina, dove solo pestoni sanzionati in modo monodirezionale, hanno
provato a sfilargli la corona.
Siamo dinanzi al miglior giocatore
mai arrivato da queste parti, almeno fino ad ora. Tutto sommato siamo
una società che ha solo sette anni, presto per scrivere la storia, non
credete?
E ora la mente scappa lontana, il sonno si avvicina, solo
per stuzzicarmi. Finisco col pensare a Bruce Harper Pandev, uno di quei
giocatori annoiati e insicuri, che hanno voglia di rinascere già
domenica prossima. “Milano non ha il bosco di Capodimonte per correre e
recuperare gamba”, direbbe Alberto Feola, e lui è come Achille, ha solo
un punto debole...
Ma questa è un'altra storia, di un'altra partita,
in un altro giorno, speriamo sia quella di Goran. Mascara e Lucarelli,
permettendo...
Grazie azzurri.
Domenico Serra
1 commento:
Grande Domenico.
Io però, quando il Napoli vince, dormo profondamente. E' il contrario che vivo male anche in compagnia di Morfeo!
Aspetto anche io Pandev. Il macedone è un tenore e presto schiarirà la voce. Ogni volta ci va sempre vicino. Speriamo!!!
Un grande, anzi grandissimo inchino ai tremila di Manchester, anche da parte mia!!!
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