La prima sera di settembre duemilaundici, un caldo moderato è accentuato
dal brusìo di un pc portatile che soffre alte temperature, in tv
la reclame dei prossimi incontri di Champions League, inverosimile
leggere Manchester City vs Napoli, brividi improvvisi, tremore d'emozione,
xerostomia dissetante, perché è la realizzazione di un sogno. E in sei
partite sogneremo come all'ombra del Vesuvio, quel vulcano così amato dal Giannino, quell'uomo geniale con la testa montata al contrario che prega in possibili eruzioni.
Tuona
Aurelio, più del Vesuvio del demente economista, il calcio italiano sta
per fallire, dice, minaccia e dichiara guerra, accusa Silvio
Berlusconi di fare "il calmiere de filippiano" della pay-tv, quando poi
quest'uomo davvero questa volta non c'entra nulla.
La proprietà della
Mediaset spa, è di PierSilvio Berlusconi e nulla c'entra con Silvio
Berlusconi;l'avvento del digitale terrestre, nato lo stesso anno di Mediaset premium ad opera di Giovanni Cotone e Paolo Berlusconi, non c'entra con Silvio Berlusconi.
Le illazioni del presidente del Napoli non sono accettabili.
E' come se vivessimo in Italia, come se fosse esistito Bettino Craxi o la legge Mammì, la P2 o la banca Rasini.
La realtà è che Aurelio de Laurentis ha cominciato a giocare a calcio, con veemenza e sfacciataggine, con aggressività paurosa,con
un doppio passo e un colpo di testa, con una simulazione per fottersi
un rigore, con un fallo di mano alla Maradona. La gente non ride più, non è più una fuga in motorino, la gente teme il Napoli.
Corrado
Ferlaino percorse strade diverse, salendo a carponi piani
eccessivamente alti, dove forse regna chi ha pochi capelli o chi forse se li impianta e non è di certo il Dino Manuzzi di Cesena. Quegli anni consegnarono scudetti a Napoli, a Verona, a Genova.
Da queste parti, di questi tempi, l'erba e i capelli sono veri; qui il
campionato è cominciato. Partiamo con qualche potere mediatico allusivo
di vantaggio, perché questo Napoli fa paura, soprattutto se è
sceso in campo il primo di settembre, mentre gli altri pensavano ai
milioni di euro di diritti di noccioline del potere, per pagare De Benedetti o che hanno pagato Tarantini...
Evviva il paese delle favole.
5 commenti:
Ciao Armando e ciao Domenico.
Il fatto che la TV non è del papà ma del figlio non vuol dire che il primo non c'entri. Quale padre non farebbe gl'interessi del figlio.
E poi, Domenico, consentimi di dirti che il "nano" ha lasciato la Mediaset al figlio per preservare l'impresa dagli attacchi diretti dei politici. Ma ha fatto male i conti! :-))))
La distruzione continua della RAI, è tutta a favore di Mediaset con un gran ritorno di monopolizzazione dell'informazione.
In pratica, ancora qualche anno, e ci troveremmo tutti lecca lecca alla Fede a parlare di fatti inventati.
Che a Milano stanno risparmiando sul Guttalax, l'ho già scritto su Azzurrissimo e volentieri lo ripeto su queste pagine. Per questo, stanne certo, così come per la RAI, è già iniziata la distruzione mediatica, classica routine made in Brianza.
Un saluto e un abbraccio!!!
Caro AntonioMarano, le mie considerazioni erano chiaramente ironiche... Mi dispiace che non isano state colte.
Scusa Domenico, effettivamente leggendo attentamente ho notato che stamane mi è sfuggito il tuo riferimento bettiniano e piduista. :-))
Vabbè, si tratta di umorismo culturale e quindi, per mia sfortuna, dovrò mettere più attenzione in alcune letture.
Però ho una scusante, essendo di ideologia socialista, quando leggo la parola Craxi ho come un rifiuto ottico, una dislessia, un rigurgito lacrimale. In pratica evito!!!
Bravo e non rammaricarti, la colpa è mia!!! :-))))
Caro Antonio, non posso che ringraziarti. Saluti.
Grandi amici siete davvero mitici un saluto.
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