Come si lavora, Mazzarri, con questa pressione addosso?
"Non
è un problema, è un'energia positiva. Per me che di pressioni vivo,
Napoli è il massimo. Anche se l'anno sarà ovviamente difficilissimo.
Spero si consideri quello che abbiamo fatto negli ultimi 2 anni, andando
oltre le migliori aspettative. E' dura essere sempre straordinari, e
vorrei anche avvertire che due anni così, l'ultimo col terzo posto e la
conquista della Champions, non è proprio obbligatorio rifarli".
E col presidente come va adesso?
E col presidente come va adesso?
"Bene.
Il rafforzamento è stato nei programmi, la rosa è nei parametri
stabiliti dal presidente. Lui vuole giustamente che il Napoli cresca.
Siamo d'accordo, vorremmo che nel tempo il Napoli si inserisca
stabilmente al primo livello dei grandi club: Inter, Milan, Juve, Roma e
così via. Ma attenzione, ci vuole tempo, lavoro, investimenti".
Perché il Napoli dov'è ora?
"Il
Napoli viene dal livello di Fiorentina, Lazio, Udinese e così via. Sono
7 anni che De Laurentiis è presidente del Napoli, ci vuole tempo prima
di affiancare club che vincono da 50 anni".Perché il Napoli dov'è ora?
Comunque De Laurentiis fa anche un po' da parafulmine, no?
"Forse.
Ma io ho una visione rigorosa dei ruoli in un club, lui ha le sue
responsabilità da presidente, io quelle tecniche. E un allenatore non lo
si giudica solo dai risultati, ma anche sulle cose fatte rispetto ai
programmi, alla griglia di partenza e alle potenzialità della squadra".
Dunque si parte dal terzo posto in su.
"Ecco
il classico discorso di tutti: il Napoli è arrivato terzo, ha preso
Inler, Dzemaili, Donadel, Santana, Britos e così via, per cui ora deve
fare di più. Ma non è il mercato l'unico metro di giudizio, ce ne sono
tanti, se voi guardate gli acquisti, e dunque i soldi, allora guardate
anche le classifiche degli ingaggi. Nove volte su dieci vince la squadra
che ha i giocatori più forti e più riconosciuti. E più pagati".
E' un discorso un po' crudo.
"E'
il concetto di top player nel calcio di oggi. Scusate ma Ibrahimovic
guadagna tanto per caso? Sono tutti così scemi da dargli tutti quei
soldi? Dove va vince scudetti, e lo posso dire anche per Eto'o, Seedorf e
altri. Il top player al grande rendimento personale accosta il grande
risultato per il club. Poi ci sono quelli che si credono top player e
non lo sono, e di più non dico".
Cosa fare e cosa non rifare dello scorso anno?
"Potrei
dire "rifare" tutto e basta. Ma ovviamente non "rifarei" tutte le
sconfitte. Le vivo male e penso sempre che avrei potuto fare qualcosa di
diverso. Perdemmo due volte col Chievo, per dire. La gestione con la
Coppa fu dura, il ko di San Siro col Milan arrivò dopo aver perso col
Villarreal. Giocammo bene in Spagna, ma ci criticarono. Ecco come si
ragiona in Italia".
Ora c'è addirittura la Champions.
"Come
tempi si gestisce meglio ma la difficoltà per noi è altissima. Faremo
tutto per passare il primo turno. Conto su 22 giocatori in rosa,
numericamente siamo ok, ci sarà turn over. L'ideale per un allenatore
sono 22 alla pari, per alternarli perfettamente, anche 11 in campionato e
11 in Champions: se non succede è perché il livello non è mai uniforme.
Ma questa è teoria".
E' stata l'estate di Hamsik, ne risentirà?
"No. Ha grande testa, non è un egoista, sa che il bene del Napoli è il suo. Un po' di pubblicità se l'è anche meritata".
La Coppa America vi ha dato o vi ha tolto qualcosa?
"Con
Cavani e Gargano, più Lavezzi e Zuniga? Credo tolto. Dopo una stagione
così Cavani avrebbe avuto bisogno di riposo. Più che delle condizioni
fisiche mi preoccupo di quelle psicologiche, per un attaccante riflesso,
freschezza, istinto sono vitali. Puoi star bene fisicamente ma magari
aver perso quello".
Il vostro modulo, 3-4-3 o 3-5-2, è contagioso: ora c'è anche l'Inter.
"Il
Napoli è stato studiato su riviste specializzate inglesi, quelli che
hanno inventato il football voglio dire. C'erano certi santoni secondo
cui esiste solo altro e disprezzavano questa impostazione. C'è voluto
tempo per far capire che non è per difendersi meglio, ma anzi per
attaccare e giocare di più. La differenza la fanno i movimenti, non gli
schemi. Io ho dimostrato nel tempo quello che so fare. Questo mestiere
ce l'ho nel sangue, da oltre 30 anni vivo di calcio e da 11 alleno, e su
queste cose mi scaldo: gli schemi che non vanno sono quelli con cui si
viene giudicati".
Le novità sono Conte e Gasperini.
"E sono contento perché sono allenatori italiani, se lo meritano. L'esterofilia su certe cose non la condivido".Le novità sono Conte e Gasperini.
Va anche il coach alla moda.
"Le
società scelgono e rischiano, responsabilità loro. Io una società non
ce l'ho, ma se l'avessi, essendo un maniaco dei particolari, prenderei i
curriculum di quelli che mi interessano, li guarderei, li studierei e
non mi farei incantare da chiacchiere e mode".
La Repubblica
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