Fui il primo a ventilare, proprio in queste pagine, l’ipotesi di una cessione di Lavezzi. A Pasqua raccolsi le confidenze di persone molto vicine al presidente De Laurentiis,
che mi “girarono” i ripetuti sfoghi del patron, stufo di certi
atteggiamenti del Pocho. In quei giorni –era metà aprile- l’argentino,
fermato da una squalifica, non seguì i compagni nella (disastrosa)
trasferta di Palermo e si presentò, a gara in corso, alla Marina Grande
di Capri a bordo del suo mega yacht. Nelle serate che seguirono, Lavezzi
tirò fino a tardi in ristoranti e locali alla moda. Erano giorni di
vacanza, per carità, ma a De Laurentiis diversi isolani (in particolare
baristi e ristoratori) riferirono di qualche sigaretta e qualche
super-alcolico di troppo. Magari mezze verità ingigantite dalla
popolarità del ragazzo. Oggi si legge di un possibile trasferimento del
Pocho all’Atletico Madrid
o a qualche club inglese. Qualcuno –come apprendo anche dalla Gazzetta
dello Sport- ritiene che la “vacanza supplementare” in Costa Smeralda
possa nascondere la volontà del club azzurro di mettere in vendita il
forte attaccante sudamericano, magari anche ad un prezzo inferiore
rispetto ai 31 milioni della clausola rescissoria. Non so come stiano
realmente le cose. Non posso però, dal mio punto di vista, tacere una
cosa: a mio avviso il Napoli sta
gestendo con molta difficoltà questa situazione, almeno sotto il profilo
mediatico. Nell'era della comunicazione se non si è attenti, si rischia
di alimentare polemiche e incomprensioni. De Laurentiis non può a
distanza di nemmeno 24 ore contraddirsi in modo così netto, passando da
un… “Lavezzi in Sardegna? Ma andassero a cagare!” per arrivare ad un… “è
giusto che il ragazzo stacchi un po’ la spina. In Argentina faceva
freddo (?!?). Anzi, lo invito due giorni pure a Ibiza…”. Il tutto,
peraltro, dopo un cazziatone storico, finito su tutti i giornali, con
frasi tipo “si alleni di più, non si faccia più squalificare per andare
in vacanza a Natale, sia meno argentino (???) e più napoletano”.
Contraddizioni fin troppo evidenti. E non mi riferisco solo a quanto sta
avvenenddo in questi giorni. Ci sarebbe parecchio da riflettere anche
su altre circostanze. Questa storia parte da lontano. Ne butto giù una
sola: se De Laurentiis era convinto che certe squalifiche del giocatore
fossero "provvidenziali" per consentire al Pocho di anticiparsi le
ferie, perchè non si è imposto, obbligando il proprio "dipendente" ad
allenarsi in squadra fino all'ultimo giorno previsto dagli impegni
contrattuali? Perchè, tornando alla scorsa Pasqua, non si costrinse
Lavezzi a seguire i compagni a Palermo, invece di andarsene in giro in
barca? L’impressione è che basti davvero poco a far cambiare idea al
presidente e che spesso quest'ultimo sbagli la scelta dei tempi dei
propri interventi. Ferlaino, che di calcio ne capiva eccome, spesso
giocava d'anticipo, risolvendo diversi problemi di gestione di
spogliatoio prima che diventassero di dominio pubblico e che
danneggiassero del tutto il progetto tecnico e societario del
Napoli. Per quanto riguarda Mazzarri,
poi, spero che sia riuscito a motivare al meglio all'intero gruppo la
decisione di concedere a Lavezzi questa benedetta settimana in più di
"vacanza e lavoro". Conoscendo il tecnico, lo avrà sicuramente saputo
fare. Spero anche che Mazzarri si convinca della necessità di non
ricorrere sempe e solo agli onesti e affidabili Lucarelli e Mascara come alternativa ai nostri big del tridente offensivo. Se fosse arrivato un Maxi Lopez a
ricoprire il ruolo di "quarto tenore", forse il Pocho ci avrebbe
pensato due volte prima di pretendere la vacanza supplementare. Quando
si ha la sicurezza assoluta di essere indispensabili, c'è la possibilità
concreta che ci si monti un po' troppo la testa. E se non ci sono
regole chiare e precise per tutti, c'è il timore fondato che un gruppo
vada disgregandosi. Il rischio è che se domani mattina un Hamsik o un Cavani decidessero
di cambiare atteggiamento, magari rinviando di fatto il loro rientro
dalle vacanze, non ci sarebbero santi che potrebbero fermarli: perché il
Pocho sì e loro no? Si arrabbia il presidente? Fa il pazzo? Tanto, dopo
l'ennesima sfuriata, gli passerà…
Antonello Perillo
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