Caro Giulio de Gennaro,
So bene che non ci conosciamo. Forse nemmeno mi leggerai. Ma io fin da bambino custodisco il sogno di fare il giornalista.
Trentadue anni e un mare di cazzate; sicuramente quel tesserino non lo prenderó mai.
Eppure, caro Giulio, appartieni ad una categoria che invidio e idolatro; siete precisi, seri, onesti, sempre pronti a raccontare quel che il mondo non conosce.
L'idea di veicolare un'informazione e nutrire il lettore di una novità è come la percezione di un nuovo sapore; come godere della visione di un miracolo.
E' un lavoro splendido, ma pericoloso.
Non conosco molto della tua storia; ma ho ascoltato il tuo pregevole articolo su Napoli e l'orologio della signora Cavani; ne sono rimasto colpito. Giulio, e chiamarsi Giulio fa sempre riflettere almeno per longevità e onestà, ho veramente apprezzato il tuo schierarti.
Il tuo paragone tra le rapine transalpine e quelle partenopee è cosí forte e diverso, da farmi sognare come facevo da bambino.
Non conosco nemmeno il tuo volto Giulio, se tu sia giovane, vecchio, poco intelligente o molto, se tu sia figlio di gente colta oppure plausibili alternative trascendentali metaforicamente avvicinabili ad un pezzo di basalto che in molti chiamano marciapiede; peró so che hai avuto il coraggio di schierarti.
Il tuo articolo non è relativo al gossip, ma alla conoscenza di fatti a noi non chiari. Per noi i legami tra calcio e camorra non ci sono. Noi di calcio viviamo, siamo puliti; viviamo nella città piú bella del mondo, normale che in molti ci sputino sopra. Si chiama invidia.
Ma tu Giulio vai oltre e io ti apprezzo. Sarebbe facile nascondersi, invece tu parli chiaramente di legami tra Cavani e la camorra.
Le possibilità sono due: o hai scritto il tuo articolo conoscendo fatti da riportare in un'aula giudiziaria, da denunciare in un commissariato di Polizia per la loro gravità, accostando Cavani agli ambienti camorristici; oppure d'estate hai fatto come me, hai bevuto troppa birra, forse eri distratto dal sole al mare, e inventato tutto. Ma io non faccio il giornalista.
Caro Giulio, stai correndo dei rischi grandissimi con le tue parole, e da buon e onesto napoletano ti ammiro. Sei grande, un grande giornalista.
Ora corri, afferra una penna e scrivi al mondo intero cosa sai dei legami tra Cavani e la camorra. Abbiamo bisogno di gente come Saviano.
Viva Napoli, della camorra ne abbiamo le palle piene, ma dei sospetti anche di piú. Verità, dicci la verità...
Cordiali saluti
Domenico Serra
3 commenti:
Solo per la cronaca, il ragazzotto è figlio dell'ex commissario ai rifiuti. Insomma è figlio d'arte...
Ernesto grazie per l'informazione come sempre sei sempre un grande osservatore un saluto
E io sono figlio di Vincenzo Serra. Un grande uomo che ha
lavorato quarant'anni nella Mivar televisioni, ed è stato ripagato gli ultimi tre anni con mobilità e cassa integrazione.
Tutto questo dopo un incidente sul lavoro che gli costó quasi la vita. Oggi? In pensione, ma è un grande, grandissimo uomo. Non sono figlio d'arte? Si che lo sono!
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