Ogni dieci giocatori di serie A, almeno quattro non giocano mai, sono considerati esuberi. Questo significa che per fare una rosa di 24 giocatori ne servirebbero una quarantina. Quello degli esuberi è diventato il problema più importante del calcio. Leggo che il Palermo avrebbe 61 giocatori in rosa adesso che sono tornati tutti i prestiti. La Juve non è a meno di quaranta, tutti hanno gruppi smisurati. D’altra parte, se prendiamo anche l’ultima stagione, vediamo che l’Inter ha impiegato 30 giocatori fino alla trentaseiesima giornata (dopo non conta), il Milan 31, la Juve 29, Roma e Fiorentina 28. Scendono un po’ le squadre che hanno lottato per classifiche diverse, 27 Cesena e Bologna. Unica eccezione il Napoli, a conferma della bravura di Mazzarri, solo 24 i giocatori impiegati, cioè una cosa quasi regolare.
A questi giocatori utilizzati vanno poi aggiunti i nuovi acquisti, qualche ragazzo importante che sale dalla Primavera e i giocatori dati in prestito. Si potrebbe dire che i giocatori sono risorse, patrimoni, quindi più giocatori si hanno e più ricchezza si ottiene. Vero, basterebbe riuscire a venderli. Il punto è proprio questo. Gli esuberi sono il risultato della crisi, non si vende perché pochissimi comprano. E non funzionano nemmeno gli scambi, nemmeno i giocatori a fine contratto quindi a costo zero, perché sono comunque giocatori che si aggiungono. Sono stipendi.
Ai tifosi è un argomento che interessa poco, il mercato piace perché è speranza, non può trasformarsi in una colpa. Ma gli esuberi temo siano diventati ormi un’enormità. Due anni fa la cifra ufficiale era di 282 dalla A alla Lega Pro. L’anno scorso siamo arrivati a 450. La mia impressione e i primi calcoli, dicono che in questo momento ci sono in serie A dai 200 ai 250 giocatori che vengono pagati senza avere possibilità d’impiego. Se calcoliamo 400 mila euro di stipendio, quindi 750 mila lordi a giocatore inutilizzato, si arriva ad almeno 200 milioni, circa il 60% di quanto tutto il calcio professionistico perde in una stagione (346 milioni nel 2010). Una parte verrà recuperata dal mercato, una parte sarà costretta a smettere, ma nel frattempo ci saranno almeno una quarantina di ragazzi che avranno il loro primo contratto da professionisti.
Non mi sembra fuori luogo sostenere che la gran parte del disavanzo economico di tutto il calcio derivi da una sovrappopolazione insopportabile e molto ben pagata. Non è un caso che il contratto collettivo di lavoro ancora aperto tra sindacato calciatori e Lega balli su quest’unico punto: come far allenare i giocatori che non giocano. Siamo al punto che bisogna usare due spogliatoi, sono troppi quelli che si allenano. I tecnici protestano, si sono rassegnati ad allenare gruppi di trenta, ma tendono a isolare i senza speranza. Se il gruppo è troppo vasto non è più un gruppo, diventa un sistema, è controproducente. Ed è difficile anche fregarsene perché chi sta fuori è spesso amico del campione, la sua tristezza diventa un disagio dell’altro, tutto si allarga e si moltiplica.
Il problema è enorme e abbastanza italiano. Siamo del resto gli unici ad avere l’istituto della comproprietà, un mezzo per risparmiare rinviando, un rischio utile che però spesso allunga i tempi dei contratti. Molti giocatori sono veri errori di mercato. I proverbi del calcio dicono che l’operatore bravo è quello che azzecca un giocatore su due, quando si ha fretta anche meno. Si è poi allungata la vita del calciatore, oggi si va avanti su un buon tran tran atletico fino a 35-36 anni. Prima, dopo i trenta si faceva tanta fatica a trovare ingaggi. In Italia si cambiano poi una decina di allenatori durante la stagione. Ogni nuovo tecnico chiede propri giocatori, così il numero si allarga. Una soluzione sarebbe vendere molto all’estero, ma la Spagna ha 4 miliardi di debito, l’Inghilterra anche, la Francia non acquista, vende. E allora? Non lo so, ma ho l’impressione che la tanto discussa via di Pantaleo Corvino rischi di essere la migliore. In quaranta giorni di mercato ha lasciato andare via i quattro in scadenza di contratto, ha perso volutamente nove giocatori alle buste dando a volte la sensazione di regalarli, ha ceduto Mutu a costo zero. Vende ancora e non ha comprato nessuno. Quando comincerà, avrà tutto il mondo alla porta.
Mario Sconcerti
Corriere della Sera
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