Edinson Cavani, bomber del Napoli, si "confessa" ai "Signori del calcio", programma in onda domani su Sky Sport. "Che tipo di giocatore sono? Non tanto bravo tecnicamente. Conosco i miei limiti e quindi so che devo migliorare ancora tanto". Cavani si descrive "un giocatore che non molla mai e che cerca di dare una mano dappertutto, dietro, davanti, dove posso. Non sono uno che fa tante manovre dentro l'area, sono più uno di velocità negli ultimi metri e mi piace cercare di concludere la giocata velocemente".
IL RICORDO DI PALERMO - Dopo circa tre anni e mezzo con il Palermo, ora Cavani è tra le punte di diamante del Napoli di Mazzarri. Dell'esperienza in rosanero, Edinson conserva un bellissimo ricordo: "A Palermo ho trovato gente molto simile a quella del mio Paese, gente di cuore, affettuosa, sempre disposta a darmi una mano e a cercare di essermi vicino per farmi ambientare". Con Guidolin, l'attaccante rivela di non aver mai avuto un rapporto a senso unico: "Con Guidolin il mio rapporto è sempre stato molto 'frontale', sincero. Il mio rapporto con lui è sempre stato molto buono, ho sempre rispettato le sue scelte e riconosco sia stato lui a farmi fare i primi passi nel campionato italiano". Sulle critiche per le tante occasioni da rete fallite all'epoca, l'attaccante ricorda: "Sono periodi di un calciatore. Ci sono quelli che nascono già attaccanti e quelli che devono diventarlo col tempo. Io da piccolo non facevo l'attaccante ma la mezz'ala. Ero abituato a fare gol solo ogni tanto. Poi ho cominciato lentamente a diventare attaccante e sono arrivato a Palermo dopo aver segnato tanti gol nel Danubio. E quindi la gente si aspettava già un grande bomber, invece io sapevo che piano piano stavo cercando di fare tutto quello che potevo fare".
IL PASSAGGIO AL NAPOLI - Nel finale dello scorso campionato comunque, Cavani ha segnato diversi gol, meritandosi la convocazione con la nazionale dell'Uruguay al Mondiale. "Nella vita ci sono i segni, che ti possono far capire e vedere la strada che puoi prendere - spiega -. Dopo il Mondiale si parlava di tante squadre importanti e Napoli non era nei miei piani perché non si era detto niente di Napoli e sul fatto che io potessi venire. Nel momento in cui ho sentito Napoli, mi sono fermato a pensare". "Sapevo che la gente di Napoli era molto calda e molto affettuosa e quindi ho chiesto al mio procuratore se c'erano le condizioni per venire a Napoli. Lui mi ha detto che loro erano disposti, mentre altre squadre non erano disposte in quel momento a fare quello che dovevano fare per prendermi. Il Napoli, invece, mi ha dato fiducia". Il passaggio in azzurro, Edinson lo interpreta alla stregua di un segno divino: "In 24 ore le cose si sono messe nella direzione giusta, quindi è stato un segno del Signore, perché una cosa di cui prima neanche si parlava, in 24 ore si è sistemata e ho capito che c'era qualcosa che mi spingeva a venire qua".
NESSUN PARAGONE CON MARADONA - Con il Napoli sono arrivati grandi successi. Tra questi, i tre gol segnati alla Juventus: "In quel momento non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo, era un sogno che stavo vivendo ed era qualcosa che non capivo. Finita la partita, vedendo l'entusiasmo e la felicità della gente, mi sono reso conto che è stato qualcosa di particolare, qualcosa di molto importante non solo per me, ma per la città e per Napoli. Qualcosa che mi ha dato ancora più fiducia e che ha fatto sognare tanta gente, quindi è un ricordo molto bello".
Il binomio Napoli-campione rende inevitabile il paragone con colui che meglio di tutti lo ha rappresentato: Maradona. "Che effetto mi fa? Nessuno. Diego è unico. Diego è un giocatore molto difficile da imitare, come calciatore e come persona, quindi io non mi paragono mai a Diego perché lui qui è stato un idolo e come dice la gente di Napoli, è stato un Dio per questa città. Io penso a dare il massimo e a lasciare un bel segno nei ricordi e nella storia di Napoli". (fonte Repubblica.it)
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